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  08/07/2014 15:28


Perugia: in estate la Caritas ripropone l’esperienza dei “campi di volontariato”



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            Tutto l’anno è possibile vivere un’esperienza di volontariato nelle opere segno, le strutture di accoglienza della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, che danno ospitalità a più di duecentocinquanta persone in gravi difficoltà: mamme e papà soli con bambini, giovani e adulti disagiati, anziani senza una famiglia autosufficienti e non. Sono uomini e donne che incarnano nei loro volti la sofferenza di Cristo, che danno ai credenti e alle persone di buona volontà l’opportunità di vivere le opere di carità che il Vangelo ci insegna e ci esorta a compiere. La Caritas perugina, in estate, offre, soprattutto ai giovani dopo un anno di impegni scolastici ed universitari, l’opportunità di vivere un’esperienza di vita in una delle sue opere segno.

L’obiettivo non è solo di far conoscere queste realtà caritative gestite da diversi giovani padri e madri di famiglia, che hanno scelto di condividere la vita insieme ad altri servendo il prossimo; è quello, in particolare, di far vivere quest’esperienza con la consapevolezza che è più ciò che si riceve dalle persone in difficoltà che ciò che si dona ad esse. Insomma, è un’occasione per mettere in pratica la “pedagogia della carità” rivolta a giovani ma anche ad intere famiglie, che decidono di trascorrere un periodo (minimo una settimana) nelle opere segno “Alle Querce di Mamre” in Cenerente, fondata dal Servo di Dio Vittorio Trancanelli, il “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza” in Perugia, “Il Casolare” in Sanfatucchio di Castiglione del Lago, il “Villaggio Santa Caterina” in Solfagnano-Parlesca, il “Santuario della Madonna del Bagno” in Casalina di Deruta e per finire oltre Adriatico, in Kosovo, presso il “Campo-Missione” in Klina. «Quello che porta a casa chi passa in queste opere segno – spiega Daniela Monni, direttore della Caritas diocesana –, non è un’esperienza di volontariato, ma una domanda di significato sul senso della vita, del servizio, del mettere al centro Gesù con il mettere al centro il prossimo».

            Daniela Monni, nell’augurare a quanti scelgono di vivere in estate l’esperienza dei “campi di volontariato” promossi dalle opere segno della Caritas, offre un’importante riflessione sul significato di questa scelta. «Cosa accomuna ogni anno le tappe estive di non pochi giovani e famiglie, presso un’opera di carità, fuori dalle rotte delle vacanze tradizionali?». Si domanda il direttore della Caritas perugina, che dà anche una risposta: «forse la ricerca di quel tesoro che anche il giovane del Vangelo chiedeva di poter trovare: “cosa mi manca per essere felice?”.  La risposta di Gesù: “va, vendi tutti i tuoi averi e poi seguimi...”. Seguire Gesù da sempre è percorrere strade in cui ci si lascia guidare dalla sua chiamata, lasciare per un poco la “barca da pescatori”, il banco di scuola, per provare a distinguere la sua voce fuori dal frastuono del mondo».

«Proprio in questi giorni Papa Francesco – prosegue Daniela Monni – ha invitato i giovani a sognare un mondo più giusto: questo sogno è la carità, che dona la possibilità di percorrere il mondo porgendo un sorriso, un bicchiere d’acqua, prendendosi cura di un bambino, di preparare una cena..., ma soprattutto condividendo una strada, che nell’andare incontro agli altri, cerca di andare incontro a Dio».

«Quasi tutte le nostre opere diocesane – evidenzia ancora il direttore della Caritas –poggiano su famiglie, che con fede e carità cercano di essere ogni giorno quel luogo in cui chi è arrivato naufrago, dal mare in tempesta o dalla vita, possa trovare un ristoro, una speranza. Auguro al gruppo che si recherà nei prossimi giorni in Kosovo, accompagnato dal neo sacerdote don Pino Cappellato, di riportare il desiderio di una missione permanente tra i giovani della nostra Perugia. Mentre la cronaca - anche di questi ultimi giorni -, sporca di nero tante pagine dei nostri giornali, la vita buona, radicata nel Vangelo, di tanti piccoli fedeli, illuminata anche dall’esempio di carità e santità di Vittorio Trancanelli, spinge molti giovani e famiglie a cercare le cose di lassù, che danno una speranza, tengono accesa una lucerna sul tavolo».

«Auguro a tutti, anche senza andare a fare volontariato lontano – conclude Daniela Monni –, di poter vivere in estate gesti di attenzione nei confronti delle persone che anche vicine rischiamo di non vedere. Le periferie non sono solo un luogo fisico, ma anche dell’anima. Alla sofferenza di tanti che hanno perso il lavoro, dei malati, possiamo cercare di rispondere con gesti semplici ma concreti, forse rivoluzionari nella misura in cui non parlano di volontari, ma di persone che sanno donarsi, con il proprio tempo, con le proprie risorse, spinte dall’amore di Dio».




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