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  13/04/2014 15:38


Perugia: celebrata la solennità della Domenica delle Palme. A presiedere la liturgia l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti: «la giornata di oggi ci conduce alla croce prima e al sepolcro vuoto poi, per dirci che Dio è con noi sempre»



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            Anche a Perugia con la liturgia della benedizione dei ramoscelli d’ulivo davanti all’arcivescovado, la successiva processione fino alla cattedrale di San Lorenzo e la solenne concelebrazione eucaristica della Domenica delle Palme si è entrati nella Settimana Santa, il cuore della fede cristiana, scandita dalla Passione, Morte e Risurrezione del Signore, preparandosi i credenti alla Santa Pasqua con il perdono e la carità. A presiedere il rito della Domenica delle Palme è stato l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti, essendo il cardinale Gualtiero Bassetti - come ha detto all’inizio della celebrazione il suo predecessore - «indisposto, ma non si tratta di patologia significativa».

«Dinanzi al male che ci assedia – ha detto nell’omelia mons. Chiaretti – (e non è solo il male della sofferenza fisica o della precarietà dei nostri giorni, ma il male - direbbe papa Francesco - della iniquità, dell’ingiustizia, della disonestà, della violenza…), cioè il peccato, è Dio stesso che viene a darci una mano attraverso Gesù di Nazareth, come sua Parola d’amore detta dall’eternità, entrata nella nostra storia di uomini attraverso Maria. Gesù è la via per conoscere al meglio la volontà di Dio, i suoi progetti e la strada per vincere l’iniquità del male. Il percorso da Lui scelto in questa liberazione è proprio l’ardua via della croce, umanamente impensabile, eppure, dice un grande teologo dei nostri tempi: “Per sapere chi sia Dio, il Dio cristiano, devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce”, dove c’è inchiodato un uomo nudo con le braccia spalancate ad indicare un abbraccio d’amore senza limiti. E’ per amore che Dio ci riscatta dal male e ci perdona, è con l’amore che apre la strada d’una nuova convivenza lungo le vie della giustizia, della pace della fraternità, tenendo presente in primo luogo i poveri, come ci ricorda papa Francesco ogni giorno con particolare efficacia. Anche Dio allora, in Gesù, ha sofferto e soffre con noi per renderci davvero figli suoi, affaticati certamente, ma non disperati».

«La giornata di oggi, perciò, con le palme agitate al vento dai ragazzi – ha proseguito l’arcivescovo emerito – ci conduce alla croce prima e al sepolcro vuoto poi, per dirci che Dio è con noi sempre, sulle nostre strade e ci prende dentro la forza della sua risurrezione per farci essere persone nuove che sanno credere, sperare, amare e costruire una società un po’ più giusta dell’attuale. Anche noi perciò vogliamo farci prendere da questo respiro di Dio, che è respiro di risurrezione per non sgomentarci dinanzi alle difficoltà del cammino storico, che più volte ha inciampato in crisi anche terribili (qualcuno ricorderà quelle degli anni di guerra e del dopoguerra, con crisi di pane, di lavoro, di sicurezza…), ma con la pazienza, la buona volontà e la fiducia in Dio, ne siamo venuti fuori. E così sarà anche per i nostri giorni e si intravvedono barlumi di ripresa che danno coraggio e speranza. E ancor più coraggio e speranza ce li dà ovviamente la fede che ci fa agitare piccoli rami di ulivo a salutare anche questo avvenire migliore, ormai ravvicinato». 




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