La Città di Bevagna ha solennemente celebrato, venerdì 23
agosto 2019, la festa del proprio compatrono, il beato Giacomo Bianconi (1220-1301),
dell’Ordine dei Predicatori (domenicani).
Il beato Bianconi. Entrò a 16 anni nell’Ordine
a Spoleto; la penitenza e l’adorazione furono le fonti genuine a cui attinse
quel fuoco di carità che fece di lui uno dei più grandi apostoli e predicatori
del suo tempo. Fondò il Convento di Bevagna, che governò più con gli esempi che
con l’autorità. Estinse nell’Umbria la setta dei Nicolaiti. Ha scritto due
opere: “Specchio dell’umanità di Gesù” e “Specchio dei peccatori o ultimo
giudizio universale”. Vicino a morire, si fece portare dell’acqua fresca per
rallegrare con un ultimo miracolo i suoi confratelli. A una sua benedizione
quell’acqua si cambiò in vino generoso e, quando tutti ebbero bevuto,
dolcemente spirò. Era il 15 agosto 1301. Il suo corpo riposa nella chiesa
parrocchiale di S. Michele Arcangelo. Gesù lo aveva rassicurato della sua
eterna salute con una miracolosa aspersione del suo preziosissimo sangue. Papa
Clemente X il 18 maggio 1672 ne ha confermato il culto.
La solenne concelebrazione eucaristica nella
chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo è stata presieduta dall’arcivescovo
di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo e concelebrata dal priore della Città
delle Gaite don Claudio Vergini, dal collaboratore parrocchiale padre Andrea
dall’Amico, ofm, e dal priore di Montefalco don Vito Stramaccia. Ha animato la
liturgia il coro parrocchiale. Presenti gli Scout di Bevagna. Per le autorità
civili c’erano: il sindaco del luogo Annarita Falsacappa, il presidente del
Consiglio regionale dell’Umbria Donatella Porzi, rappresentanti delle forze
dell’ordine del territorio.
Omelia Arcivescovo: «Ci domandiamo – ha detto il
Presule - che cosa dice a noi il beato Giacomo vissuto tanti anni fa? Credo che
ci inviti ad avere il desiderio per una vita piena e bella, a ricercare il
progetto di Dio sulla nostra vita e aiutare i giovani a scoprire il loro. Il
Beato è stato un uomo della carità: intellettuale (è stato un grande studioso)
e concreta (attento sempre ai bisogni della gente del suo tempo prendendosi
cura, ad esempio, di chi era malato). Fare memoria del beato Giacomo, allora,
ci ricorda che diffondere il bene è l’unica ricchezza che vale la pena
accumulare nella vita».
A tre anni dal terremoto, le parole di mons.
Boccardo. A
Bevagna l’Arcivescovo ha ricordato il terzo anniversario del terremoto che nel
2016 (il 24 agosto) ha sconvolto il Centro Italia: «Nell’anniversario della
prima scossa del terremoto c’è un verbo – ha detto il Presidente della
Conferenza episcopale umbra - che è urgente declinare con serietà e
responsabilità ed è il verbo restituire. Bisogna restituire con urgenza alle
popolazioni della Valnerina la fiducia che è stata loro rubata. Si erano
riposte molte speranze nelle promesse e nelle assicurazioni ricevute dai
diversi livelli istituzionali circa il ritorno nelle case e la ricostruzione. A
tutt’oggi la realizzazione di queste promesse rimane vaga e viene ritardata da
incomprensibili intoppi burocratici. Anche la basilica di San Benedetto,
sbandierata da molti come icona di questo terremoto, è ancora occupata dalle
macerie. E insieme alla basilica possiamo ricordare la cattedrale di Santa
Maria e tutte le altre chiese, le tante case e gli edifici pubblici. In fondo,
c’è poca differenza e direi c’è la stessa responsabilità morale nel trattenere
migranti e profughi su una nave in attesa di un porto sicuro e nell’obbligare
tanta gente a vivere fuori dalla propria casa nella precarietà e nell’attesa.
Non possiamo dimenticare poi che la tentazione dello scoraggiamento e della
rinuncia attanaglia l’animo di molti e che molti giovani pensano e mettono in
atto il progetto di recarsi altrove a cercare dignità e lavoro. Voglio sperare
che il nuovo governo, indipendentemente dal colore e dagli orientamenti, sappia
porre la questione del terremoto tra le sue più urgenti priorità».
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