Nella celebrazione della notte di
Natale nella Cattedrale di Terni, gremita di persone, il vescovo
Giuseppe Piemontese ha ricordato la gioia e la speranza che viene dal
Natale, la grandezza dell’amore di Dio che diventa uomo e «prende
su di sé le qualità, i limiti, le sofferenze e le dinamiche di ogni
uomo per farsi vicino, prossimo ad ogni uomo. Sceglie la via e la
modalità della normalità, della semplicità e povertà per
invitarci all’abbandono completo a Dio». La nascita di Gesù è un
evento che ha cambiato la storia, lo spartiacque tra il prima e il
dopo di Cristo «l’umanità non è più quella di prima, vedendosi
trasformata, nobilitata, santificata, divinizzata».
E poi un monito ai cristiani a vivere
pienamente e il mistero del Natale e la sua spiritualità: «Anche
quest’anno l’annuncio della nascita di Gesù, si rinnova in un
mondo distratto, più dedito al benessere terreno che ai valori dello
Spirito e della solidarietà umana. Abbiamo conservato l’involucro
del Natale senza la sostanza, l’apparenza senza la realtà, prevale
l’indifferenza o il ridurre la fede ad aspetti marginali o
irrilevanti per la vita reale».
Ed infine l’invito a vivere il
mistero del Natale come «amore incondizionato di Dio. Il messaggio
del Natale è qui: Gesù è venuto per farci sentire la vicinanza di
Dio, per immergerci tutti nella parentela di Dio. E l’annuncio del
Natale viene rivolto soprattutto agli ultimi, ai poveri, ai
disprezzati, a coloro che non hanno altri appoggi, ai sofferenti,
agli immigrati, ai peccatori, a coloro che si sono allontanati da
Dio, a coloro che si ritengono irrecuperabili, a quelli che sono
privi di speranza. Non diluiamo la lieta notizia del Natale,
dell’incarnazione del figlio di Dio: Dio ama incondizionatamente,
perdutamente l’umanità intera, anzi ogni uomo. Lasciamoci guidare
da tale amore sconvolgente e gustiamo la gioia di sentirci fratelli
di Gesù Cristo».
A conclusione della celebrazione don
Carlo Romani parroco emerito della Cattedrale ha formulato gli auguri
di un sereno Natale al vescovo a nome della comunità diocesana.
Di seguito l’omelia della notte di
Natale:
“Questa
celebrazione è memoria dell’evento, che ha segnato e inondato la
pienezza dei tempi: la nascita di Gesù di Nazaret, figlio di Dio,
che ha assunto e rivestito la natura umana nel seno della Vergine
Maria. Evento che ha cambiato la storia, spartiacque tra il prima e
il dopo di Cristo,principio e fondamento della Chiesa che da Gesù
trae vita e splendore. L’umanità non è più quella di prima,
vedendosi trasformata, nobilitata, santificata, divinizzata.
A Natale, la Liturgia ci aiuta a
prendere consapevolezza di ciò che è accaduto in quella notte e
della trasformazione ancora in atto per l’umanità e per ogni uomo.
Ma noi abbiamo dimenticato il senso e
la trasformazione operata dalla nascita di Cristo. Abbiamo conservato
l’involucro del Natale senza la sostanza, l’apparenza senza la
realtà.
In una intervista il filosofo Massimo
Cacciari ha detto, sconsolato, che i primi ad aver abolito il Natale
sono i cristiani che danno a vedere che il Natale per loro non ha
nessuna rilevanza.
In effetti, di fronte alla notizia che
Dio si fa uomo, uno o “s’incavola o impazzisce”, invece non
succede né l’una né l’altra cosa… perché prevale
l’indifferenza o il ridurre la fede ad aspetti marginali o
irrilevanti per la vita reale.
Cesare Augusto, imperatore di tutta la
terra indice e promuove un censimento. Egli è l’emblema della
condizione dell’umanità di quel tempo: umanità soggiogata ad una
pace imposta con le armi, nazioni tenute sottomesse con la forza,
popolazioni da censire, contare per calcolare la potenziale forza
politica, militare ed economica. L’imperatore è elevato a dio, la
condizione umana ridotta gente sottomessa e schiavizzata, funzionale
alla glorificazione dell’orgoglio umano. Queste sono le grandezze
umane, destinate a finire e ad essere destituite dalla forza di un
bambino, figlio di Dio che si fa uomo, che viene a proporre un nuovo
ordine di relazioni e a ribaltare le potenze umane.
Alla logica del mondo, comincia a
subentrare la logica di Dio: i riferimenti sono ai testi sacri, alla
storia di Israele, alla Parola di Dio che ha preparato l’evento che
sta per accadere.
Giuseppe e Maria, scelti da Dio,
accettano liberamente e volentieri di collaborare quali
co-protagonisti all’evento divino che deve trasformare la storia.
Con la loro semplicità, umiltà, obbedienza e umanità veicolano il
disegno di Dio.
Dio, nel suo immenso amore, non solo si
relazione all’uomo, si fa bambino e si pone nelle mani
dell’umanità. Prende su di sé le qualità, i limiti, le
sofferenze e le dinamiche di ogni uomo per farsi vicino, prossimo ad
ogni uomo. Sceglie la via e la modalità della normalità, della
semplicità e povertà per invitarci all’abbandono completo a Dio.
Che bello sapere che Dio si è fatto
uno di noi. Nessun altra religione ci presenta un Dio innamorato
dell'uomo come la nostra.
E’ posto in una mangiatoia, quale
sapienza si Dio, di cui possiamo vedere il vero volto e che diventa
alimento e pane che sostenta e dà la vita vera agli uomini, che di
Lui si nutrono. Siamo invitati a riconoscere questo amore di Dio, che
si dona all’umanità.
E’ figlio primogenito… quelli che
sono consacrati a Dio per richiamare ogni uomo al fatto di essere
consacrato a Dio e destinato alla gloria e non alla terra o al
disfacimento.
A questo bambino siamo chiamati a dare
la nostra adesione di mente, di cuore di volontà.
Nella nostra cultura i pastori, specie
quelli del presepio, sono una realtà decorativa e romantica. Ben
altro è il messaggio che Gesù, attraverso san Luca vuole darci.
Erano una categoria di persone poco
raccomandabili. Spesso erano briganti, assassini, impuri per la
religione ufficiale, erano emarginati insieme ai pubblicani, alle
prostitute.
Un angelo del Signore si presentò
davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce come mai.
Il messaggio del Natale è qui: Gesù è
venuto per farci sentire la vicinanza di Dio, per immergerci tutti
nella parentela di Dio. E l’annuncio del Natale viene rivolto
soprattutto agli ultimi, ai poveri, ai disprezzati, a coloro che non
hanno altri appoggi, ai sofferenti, agli immigrati, ai peccatori, a
coloro che si sono allontanati da Dio, a coloro che si ritengono
irrecuperabili, a quelli che sono privi di speranza.
Non diluiamo la lieta notizia del
Natale, dell’incarnazione del figlio di Dio: Dio ama
incondizionatamente, perdutamente l’umanità intera, anzi ogni
uomo. Lasciamoci guidare da tale amore sconvolgente e gustiamo la
gioia di sentirci fratelli di Gesù Cristo.
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