«Cari
studenti, cari giovani, la vostra presenza è per me motivo di gioia,
perché siete i destinatari di questo convegno. Se la scuola che voi
frequentate, e sono sicuro che se siete qui la frequentate con
passione, se non ha questo scopo sarebbe come il Giro d’Italia
senza traguardo». Ha esordito con queste parole il cardinale
arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel suo
intervento di saluto al convegno “Dignità e lavoro”, in
svolgimento nel capoluogo umbro venerdì 16 novembre, promosso dalla
Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve sulla scia del
progetto “Sosteniamo il lavoro” finanziato dall’8xMille della
Chiesa cattolica, che ha coinvolto diverse realtà produttive del
territorio, offendo una prima opportunità occupazionale dignitosa ad
alcuni giovani e adulti. E’ un progetto che proseguirà nei
prossimi due anni dando ad altre 40 persone la possibilità di
crearsi un lavoro dignitoso. Il
cardinale Bassetti ha proseguito il suo breve intervento (sarà lui
stesso a tenere le conclusioni del convegno) chiedendo ai numerosi
giovani presenti «quale è il vostro traguardo? Una missione, un
lavoro, un impegno, una professione, un continuare gli studi.
L’attività umana è fondamentale per la vita e avete fatto bene a
partecipare a questo convegno organizzato dalla nostra Caritas
diocesana. Intervengono persone esperte e significative ed è
presente anche il governo con il suo sottosegretario di Stato al
lavoro, che ci daranno un incoraggiamento, soprattutto speranza,
perché il lavoro non è un’attività umana e basta, il lavoro è
qualcosa che fa parte della nostra persona. Io incontro spesso tanti
giovani e non pochi di loro mi chiedono: “vescovo aiutami a trovare
un lavoro, perché io mi sto arrendendo”. Un giovane che mi dice
“mi sto arrendendo” è la preoccupazione più grande della mia
vita. Se si arrende un anziano come me, che è abbastanza vicino al
traguardo della vita…, ma un giovane non può arrendersi e quella
speranza che tutti portiamo nel cuore deve concretizzarsi con il
sostegno delle istituzioni chiamate a fare la loro parte affinché
nessuno si arrenda, perché a tutti deve stare cuore il futuro di voi
giovani. E questo “stare a cuore” è il grande messaggio che don
Lorenzo Milani trasmetteva ai suoi ragazzi: “Tu mi premi perché
prima di ogni cosa, della scuola, del lavoro, tu sei una persona che
mi sta a cuore e il tuo bene diventa il mio bene. Lo Stato, la Chiesa
non hanno altri beni se non quello di favorire la crescita umana e
professionale di voi giovani per darvi una prospettiva nella vita». Sono
intervenuti alla sessione plenaria del convegno (i lavori
proseguiranno nel pomeriggio con la tavola rotonda e dei workshop per
studenti su temi specifici) il sottosegretario di Stato al Ministero
del lavoro e delle politiche sociali Claudio Cominardi, don Ivan
Maffei, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni
sociali e sottosegretario della Cei, il referente di Caritas
italiana don Andrea La Reggina, l’assessore comunale di Perugia
alle politiche sociali Edi Cicchi, il segretario confederale
CISL Andrea Cuccello, l’economista Leonardo Becchetti, ordinario
presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, i
manager di Umbragroup Spa e Gi Group Spa Carlo Odoardi e Antonio
Bonardo, il direttore della Caritas di Perugia diacono Giancarlo
Pecetti e due tirocinanti di “SoSteniamo il lavoro”, Camilla
Bizzarri, presso l’azienda Agricolus, e Noura Koulali, presso la
Conad di Castel del Piano (Pg). Molto
significative sono state le testimonianze delle due tirocinanti,
perché nel loro caso si è concretizzato il tema del convegno
“Dignità e lavoro”. «Siamo state scelte perché donne, mogli e
madri – hanno detto – e questo ci ha dato molta dignità, forza e
speranza nel nostro lavoro sostenendoci nella gestione delle nostre
famiglie e di noi stesse. In questo progetto abbiamo incontrato delle
persone che hanno ascoltato le nostre difficoltà aiutandoci a
superarle dandoci il loro sostegno. Siamo passate da un futuro molto
incerto alla realizzazione del nostro sogno, quello di essere
autonome trovando un lavoro dignitoso». Il
progetto “SoSteniamo il lavoro”, frutto della collaborazione tra
Caritas diocesana e gli Uffici diocesani per i problemi sociali e per
la pastorale giovanile, proseguirà per altri due anni rivolto a 40
giovani e adulti di cui 10 con tirocini extracurriculari come nel
2018, 10 con un corso di formazione nel settore tessile, 10 con un
corso di formazione nel settore “operatore programmatore cnc” e
10 con un corso per coloro che intenderanno aprire un’attività
imprenditoriale sostenuti, se sarà possibile, dall’iniziativa del
Prestito della Speranza di Caritas italiana. A illustrare come è
nato il progetto “SoSteniamo il lavoro” e i risultati del suo
primo anno di attività, è stato il direttore della Caritas perugina
il diacono Giancarlo Pecetti. «Questo progetto è stata una piccola
risposta alla disoccupazione giovanile, purtroppo oggi salita al 31%
– ha commentato Pecetti –. Riteniamo che “SoSteniamo il lavoro”
abbia raggiunto buoni risultati interessando 120 persone a presentare
le domande per la selezione». Don Ivan
Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni
sociali e sottosegretario della Cei, nel coordinare il lavori della
sessione plenaria del mattino ha evidenziato che «il recente Sinodo
dei Vescovi dedicato ai giovani ha consegnato un documento dove,
fotografando la realtà del Paese, elenca tra i punti di debolezza,
che rischiano di minare il tessuto sociale, quello della difficoltà
dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro ed ancor più la loro
esclusione dal lavoro. I vescovi raccomandano, quasi impongono alle
comunità cristiane, di sostenere progetti a favore
dell’imprenditorialità giovanile e ad investire risorse economiche
per l’inclusione nel mondo del lavoro». Edi
Cicchi, assessore comunale alle politiche sociali, nel portare il
saluto del Comune di Perugia, ha detto che «i giovani fanno fatica a
mettere su famiglia, il posto fisso non c’è più». Per questo
«c’è bisogno di fare un’attività di sostegno all’imprenditoria
in modo che i giovani possano trovare uno sbocco lavorativo anche
attraverso le loro competenze e capacità redazionali. Quindi vanno
sostenuti con più investimenti e incentivi e avvicinare di più la
scuola al mondo del lavoro, oltre all’alternanza scuola-lavoro che
in non poche situazioni non è strutturata in maniera che possa dare
delle concrete prospettive». L’assessore ha concluso ricordando le
parole del Papa quando ha parlato ai giovani di lavoro esortandoli a
svolgerlo nel metterci «testa, mani e cuore». Don
Andrea La Regina, referente di Caritas italiana, ha parlato di
«ascolto e di relazioni, elementi fondamentali per avviare progetti
concreti di sostegno a chi è in difficoltà nel trovare
un’occupazione, come è stato fatto per il progetto “SoSteniamo
il lavoro”. Oggi è sempre più necessario tutelare il diritto al
lavoro e il diritto al credito, la fiducia, ma bisogna anche rendersi
conto che la visione dell’economia deve essere modificata. Se non
superiamo la logica di un’economia che si basa solo sul profitto,
che crea disuguaglianza, noi rischiamo di non creare quel lavoro
libero e ricreativo, rispettoso della dignità, quindi non riusciamo
a dare risposte all’“SoS” del titolo del progetto “SoSteniamo
il lavoro”. L’opera della Caritas italiana e diocesane non è
solo quello di rispondere alle emergenze e alle povertà, ma di dare
una visione culturale e valoriale che metta al centro la persona, che
favorisca la dignità e che soprattutto dia una forma di
accompagnamento. La Chiesa non può essere un centro per l’impegno,
questo lo fanno le istituzioni dando forza a questo strumento, la
Chiesa deve creare relazioni che diventino azioni a favore dello
sviluppo umano integrale».
Claudio
Cominardi, sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e
delle politiche sociali, ha incentrato il suo intervento sul reddito
di cittadinanza, sostenendo, in sintesi, che «il lavoro è un tema
centrale…, ma al centro va messa sempre la persona, perché sono
decenni che si parla di disoccupazione e poco si fa per sostenere
l’occupazione. Le Istituzioni europee lo chiedono attraverso una
loro raccomandazione del 1992 rivolta agli Stati membri, quella di
dotarsi di uno strumento di sostegno al reddito per contrastare le
diseguaglianze». Basti pensare, ha detto il sottosegretario, che «le
otto persone più ricche al mondo detengono l’equivalente della
ricchezza della metà della popolazione mondiale (3,6 miliardi).
Questi ricchi vivono nel lusso ma non potranno mai consumare quanto
quei 3,6 miliardi di persone. Il reddito di cittadinanza, a mio
avviso, è uno strumento fondamentale, ma da solo non è sufficiente.
Questa riforma è fondamentale perché il reddito di cittadinanza è
considerato come un riattivatore sociale e chi vi aderisce deve
formarsi, dare delle ore del proprio tempo da mettere a disposizione
delle comunità locali e dimostrare che sta cercando effettivamente
lavoro. Parallelamente a questo provvedimento c’è quello
strutturale della riforma dei Centri per l’impiego con lo
stanziando annuale di un miliardo di euro». Il reddito di
cittadinanza non è sufficiente, perché, ha detto Cominardi,
«bisogno investire nell’innovazione. Siamo nell’era del digitale
in cui si parla di intelligenza artificiale…, dove ormai quasi
tutto si fa online ad iniziare dal conto in banca e dal prenotare un
viaggio, ma bisogna gestire questo periodo di transizione con un
sostegno al reddito che deve essere legato alla formazione perché
siamo in un mondo in continua evoluzione. L’impresa non ha più la
durata di un tempo, dove si tramandava di padre in figlio, ha una
durata sempre più breve e nel periodo dove non si lavora bisogna
garantire un reddito vitale».
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