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News Delegazione Regionale Caritas
  01/10/2018 22:47


Perugia: ricordato mons. Giacomo Rossi, fondatore e primo direttore della Caritas diocesana ed assistente spirituale del Centro volontari della sofferenza (Cvs). «Il prete che ha trasformato la sua vocazione sacerdotale in una missione agli altrii»



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«Don Giacomo non è il Napoleone della nostra storia: è un prete che, attraverso la sua presenza nella nostra vita, ha lasciato l’impronta della fede ed è stato un uomo che, attraverso il suo ministero sacerdotale, ha fatto del bene». A dirlo è stato don Luigi Garosio, vice responsabile nazionale dei Silenziosi Operai della Croce, la comunità fondata dal beato Luigi Novarese che nel 1947 diede vita in Italia al Centro volontari della sofferenza (Cvs), nel tracciare un breve excursus biografico di mons. Giacomo Rossi (1930-2017), ricordato a poco più di un anno dalla morte, domenica 30 settembre, presso il Centro Mater Gratiae di Montemorcino, nella giornata di testimonianze e di festa in sua memoria promossa dal Cvs perugino che l’ha avuto suo principale fautore ed assistente spirituale.

Seguace della volontà di papa Paolo VI.

Mons. Rossi, per 62 anni parroco di Sant’Egidio e Lidarno, è stato soprattutto il fondatore e il primo direttore della Caritas diocesana (per 25 anni, dal 1976 al 2001), dando vita a diverse opere segno e strutture di accoglienza, ancora oggi attive, dal Centro di ascolto diocesano alla “Casa Emmaus” per persone disabili e loro familiari. Opere che testimoniano di mons. Rossi il suo «essere amico di tutti, anche dei lontani, dei diversi», ha sottolineato don Garosio, «perché come ha evidenziato il cardinale arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, nel giorno delle esequie, “don Giacomo ha fatto della carità il suo stile di vita, privilegiando sempre i poveri e gli afflitti, i malati, i migrati, gli abbandonati, coloro che nessuno cercava. Aveva un amore smisurato per il prossimo che lo ha portato a seguire la volontà di papa Paolo VI a fondare la Caritas diocesana”».

Servire e amare Dio nei fratelli.

«Don Giacomo – ha proseguito don Garosio – era anche un grande parroco e al contempo umile, taciturno, di poche parole, ma nel momento del bisogno lui c’era. Dalla sua nota biografica vogliamo trarre alcune considerazioni e sottolineature che ci facciano entrare in contatto più profondo con don Giacomo, spronandoci anche a saperlo imitare. Ho potuto parlare più volte con lui durante gli esercizi spirituali per i malati a Re (in Piemonte, presso la Casa “Cuore Immacolato di Maria” del beato Luigi Novarese, n.d.r.). Nel suo atteggiamento, dialogo, preghiera, celebrazione dell’Eucaristia e impegno nelle confessioni, ho potuto cogliere l’uomo avvolto e permeato dallo Spirito. Era un vero autentico uomo di Dio, che tranquillamente in tutto ha messo al primo posto gli interessi di Dio e in ordine a questo il bene di ogni persona. Pensare al bene dei fratelli, per lui era una risposta all’amore ricevuto da Dio e pensava di servire e amare Dio nei fratelli. Don Giacomo ci ha aiutato a vedere in lui l’uomo di Dio».

Precursore della “Chiesa povera per i poveri”.

La giornata è stata introdotta dalla giornalista Paola Mannocci, parrocchiana di don Giacomo. Sono seguiti gli interventi di Orfeo Ambrosi, già operatore volontario del Cvs perugino ed attuale presidente della Fondazione Fontenuovo-Residenza per anziani, di Zelinda Elmi, disabile ed animatrice del Cvs, e del diacono Giancarlo Pecetti, successore di mons. Rossi alla guida della Caritas diocesana. Il direttore Pecetti, nel ringraziare quanti si sono adoperati a promuovere la giornata in ricordo di don Giacomo, ha auspicato che la figura esemplare di questo sacerdote, che ha precorso i tempi della “Chiesa in uscita” e della “Chiesa povera per i poveri” di papa Francesco (come è emerso dai vari interventi e testimonianze), possa essere presa di esempio soprattutto dai giovani. Per fare questo, ha detto in sintesi, occorre tenere viva la memoria di don Giacomo organizzando nel tempo simili incontri coinvolgendo più realtà socio-caritative diocesane e non solo.

Un semplice parroco di campagna che ha saputo muovere montagne.

            Significativo quanto ha detto la giornalista Mannocci ad apertura giornata: «Il nostro Don ci ha lasciato quindici mesi fa: c’era una folla immensa quel 25 giugno 2017- domenica anche allora - nella sua chiesa di Sant’Egidio, accorsa a salutare e a ringraziare quel pretone che ha segnato e toccato la vita di molti. Affetto certo, riconoscenza, ma anche tanta stima nei confronti di un semplice parroco di campagna che ha saputo muovere montagne con la sua tenacia e realizzare opere immense e preziose. Lo sappiamo, don Giacomo non si è risparmiato (Cvs, Caritas, immigrati, terremotati, carcerati…) operando su mille fronti. Il prete che ha trasformato la sua vocazione sacerdotale in una missione agli altri, alle vite dei più disagiati e dei più derelitti».

Grato alla “Luisa Spagnoli” e a papa Pio XII.

            La giornata dedicata a don Giacomo, che si è conclusa con la celebrazione eucaristica in suo suffragio presieduta da don Garosio, è stata caratterizzata da numerose e significative testimonianze, da quelle più intime e familiari, in primis della sorella Maria Gertrude Rossi, a quelle dei suoi amici, collaboratori e volontari impegnati nelle varie realtà da lui avviate e seguite.

Primo di quattro figli di una famiglia umile ma laboriosa, don Giacomo, ha ricordato la sorella Maria, venne materialmente aiutato per gli studi in Seminario dall’industriale Mario Spagnoli, titolare della nota azienda “Luisa Spagnoli” (che quest’anno celebra 90 anni di attività), dove la mamma Gina lavorava. In segno di gratitudine, la sua “prima messa” dopo essere stato ordinato sacerdote, il 29 giugno 1953, la celebrò nella cappella di famiglia degli Spagnoli a cui seguì un “ricevimento”. Non avendo ancora compiuto 23 anni (era nato il 16 novembre 1930), don Giacomo, per poter ricevere l’ordinazione presbiterale “anticipata”, scrisse a papa Pio XII che concesse al giovanissimo aspirante sacerdote una “deroga”. Papa Pacelli inviò in dono a don Giacomo quattro breviari con dedica autografa, che la sorella Maria custodisce gelosamente.

Le altre testimonianze sono state scandite per ventenni, a partire dagli anni ’30 fino al 2010, intervallate da contributi canoro-musicali ed artistici di Nino Marziano, storico amico e collaboratore di don Giacomo, e di validi musicisti che hanno aiutato a rievocare l’atmosfera del tempo. Sono intervenuti: Erminio Cruciani, Maurizio Santantoni, Stefano Cusco, Massimo Borghesi, Giovanni Alunni, Stella Cerasa, Massimo Cecconi, Bruno Bandoli, Angela Ciccolella, Patrizia Abbati, Alba Tozzuolo, Gianni Mantovani, Letizia Cacciavillani e Pasquale Stoppini.




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