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  15/09/2018 11:46

APERTO AD ASSISI IL CONVEGNO NAZIONALE “LA TEOLOGIA DELLA TENEREZZA IN PAPA FRANCESCO”. MESSA PRESIEDUTA DA MONS. RENATO BOCCARDO, ARCIVESCOVO DI SPOLETO-NORCIA E PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE UMBRA. IL PRESULE: «LA CROCE, SIGILLO DELLA TENEREZZA DI DIO, “CHIAMA”! CHIAMA NEL SILENZIO, CHIAMA SMUOVENDO I CUORI, CHIAMA SUSCITANDO UN'ATTRATTIVA CHE SI TRASFORMA IN FEDE E PREGHIERA»


Venerdì 14 settembre 2018, Esaltazione della Santa Croce, è stato avviato alla Domus Pacis di Assisi il convegno nazionale “ La teologia della tenerezza in Papa Francesco ” promosso dal “Centro Familiare Casa della Tenerezza” di Perugia, guidato da mons. Carlo Rocchetta, che celebra i quindici anni di attività. È stata una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu), a dare il via i lavori, che si protrarranno fino al pomeriggio di domenica 16 settembre, con l’intervento di qualificati relatori (il programma si può consultare su www.casadellatenerezza.it ). Udienza con papa Francesco e finalità della Casa della Tenerezza di Perugia. In realtà il convegno ha avuto un anticipo d’eccezione: l’udienza privata con papa Francesco nella mattinata del 13 settembre. I partecipanti sono stati accompagnati all’incontro col successore di Pietro dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), e dall’arcivescovo Renato Boccardo. Al Santo Padre mons. Carlo Rocchetta ha ricordato che il Centro Familiare Casa della Tenerezza è nato nel 2003 e che porta avanti una diaconia di accoglienza, di accompagnamento e di sostegno per gli sposi in difficoltà, una serie di scuole di tenerezza per fidanzati, giovani sposi, genitori, famiglie ferite, coniugi soli e figli. Ogni anno passano per il Centro una media di 600 coppie, la cui struttura portante è formata da una comunità stabile di 10 coppie (35 figli), due singoli e lo stesso don Rocchetta. Un buon 60% delle coppie in crisi accolte riesce a superare la situazione di difficoltà e a rigustare il “vino buono” delle nozze di biblica memoria. Lo scopo del convegno , a cui stanno partecipando molte famiglie provenienti da tutta Italia e diversi sacerdoti, è svolgere un’indagine seria e rigorosa sulla ecclesiologia della tenerezza di papa Francesco. Il pontefice argentino, infatti, ha molto a cuore la tenerezza, tant’è che nel discorso inaugurale del suo ministero petrino, il 19 marzo 2013, disse: «Non abbiate paura della tenerezza». E ancora nell’udienza dello scorso 13 settembre ai partecipanti al convengo ha detto, tra l’altro, che la «tenerezza, lungi dal ridursi a sentimentalismo, è il primo passo per superare il ripiegamento su sé stessi, per uscire dall’egocentrismo che deturpa la libertà umana». Celebrazione eucaristica e omelia mons. Boccardo . All’inizio della celebrazione eucaristica mons. Rocchetta ha dato il benvenuto all’arcivescovo Boccardo a nome di tutti i partecipanti. A sua volta il presule ha lodato l’iniziativa e ha portato il saluto degli altri Vescovi dell’Umbria. Nell’omelia il presidente della Ceu ha sottolineato che «“Esaltazione della croce” è un titolo grande, e questa espressione può suonare in qualche modo preoccupante. Il verbo “esaltare” ci fa pensare infatti ad una eccellenza, ad una specie di primato. Ma la croce è pur sempre la croce; evoca immediatamente ciò che fu per Gesù: sofferenza, umiliazione e morte. Sicché dire che esaltiamo la croce, se non vogliamo fare un discorso di pura devozione esteriore, tocca il nostro cuore e provoca la nostra coscienza. E la liturgia della Chiesa ci invita oggi precisamente a questo: considerare nell'apparente sconfitta di Cristo, Figlio di Dio, una vittoria così grande, travolgente e definitiva, che altra vittoria più grande non sarà data alla storia del mondo. La passione di Cristo è dolorosa, è una obbedienza che costa, proprio perché Egli vuol far capire all'uomo, e all'uomo moderno più che mai, che bisogna obbedire a Dio, rimanere uniti a Lui, aggrappati alla sua rivelazione e alla sua vita. Gesù infatti non esibisce le sue piaghe come una specie di trofeo, come l'eroe mostra i segni della battaglia feroce da cui è comunque uscito vincitore, ma per ricordare a tutti noi una cosa fondamentale, spesso ignorata più o meno volutamente: l'amore ha una struttura pasquale. Chi ama, detto in altre parole, sa che deve morire; il morire è segno che amava veramente, non per gioco o in modo superficiale, né solo per sentirsi a sua volta benvoluto e finché l'altro o l’altra risponde. La croce, sigillo della tenerezza di Dio, “chiama”! Chiama nel silenzio, chiama smuovendo i cuori, chiama suscitando un'attrattiva che si trasforma in fede e preghiera. Nella croce i credenti vedono infatti il culmine di un profondissimo attaccamento a Dio: quell'uomo torturato è morto di obbedienza al Padre suo. E - ancora - nella croce essi vedono il capolavoro di una inesauribile generosità: quell'uomo, l'unico giusto, è morto per tutti gli ingiusti, che siamo noi. La croce ci chiama, continua a chiamarci e noi - se risponderemo all’invito - porteremo più vivi nel cuore e nella vita i segni della passione e della resurrezione di Cristo». Al termine della celebrazione eucaristica, ha preso parte all’avio dei lavori del convegno anche il vescovo di Città di Castello mons. Domenico Cancian. Gli altri Vescovi umbri che interverranno al convegno sono: mons. Domenico Sorrentino di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino che ha presieduto la messa di sabato 15 settembre e il cardinale Gualtiero Bassetti che celebrerà la Messa di domenica 16 ottobre.



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