Il 15
agosto 2018 con un solenne pontificale nella Cattedrale di Spoleto,
presieduto dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato
Boccardo, è stata fatta memoria della solennità dell’Assunzione
della Beata Vergine Maria. Molti i fedeli presenti alla celebrazione,
animata nel canto dalla Cappella musicale del Duomo. Sul presbiterio,
di lato all’altare maggiore, c’era la Santissima Icone,
l’immagine di tipo bizantina che raffigura la Vergine senza il
Bambino donata alla città di Spoleto da Federico Barbarossa in segno
di pace, dopo averla saccheggiata nel 1155. Col Presule hanno
concelebrato i parroci della Città. Il servizio liturgico è stato
curato dai seminaristi e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere
arcivescovile don Edoardo Rossi. Presente il sindaco di Spoleto
Umberto De Augustinis, alla sua prima festa dell’assunta da primo
cittadino, il presidente del Consiglio comunale Sandro Cretoni e
l’assessore ai lavori pubblici Angelo Loretoni.
Nell’omelia
mons. Boccardo ha ricordato che la grandezza di Maria si rivela alla
luce del disegno di Dio: ella è «chiamata a cooperare “in modo
tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la
speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale
delle anime” (LG
61). Infatti,
ricevendo ai piedi della croce Giovanni come figlio (cf
Gv 19, 26), la
madre di Gesù diviene madre dei credenti. Essa si trova così
associata alla comunità messianica da cui vengono alla luce il
Salvatore e quanti sono chiamati a testimoniare e perpetuare la sua
presenza sulla terra. Per provvido disegno del Padre, al termine del
suo pellegrinaggio terreno, Maria è stata introdotta con il corpo e
l’anima nell’esistenza nuova che si aprirà anche per noi alla
fine dei tempi con la risurrezione dei morti. Confessando il destino
di luce e di gloria che attende ogni essere umano, non possiamo non
pensare a quei corpi umiliati - e dunque ai bambini, alle donne e
agli uomini - fatti oggetto in queste settimane di insulti e di
violenza e seguire impassibili i telegiornali che raccontano di
naufragi di barconi, di migranti respinti e, più recentemente, di
navi senza un porto dove approdare e di episodi di xenofobia e di
aggressioni a sfondo razziale, ora definite anche “gogliardate”.
Se ricordiamo la domanda rivolta da Dio a Caino: «Che cosa hai fatto
di tuo fratello?» (cf
Gen 4, 9), non ci
possiamo rassegnare al consolidarsi di una opinione pubblica
fomentata da maestri senza morale e da imprenditori della paura che
pretendono di dividere la società in due gruppi: “quelli come noi”
e “gli altri”, due categorie non ugualmente umane, e perpetuano
un sistema che, continuando a vendere armi ai loro Paesi, fabbrica i
poveri e poi non li vuole perché danno fastidio».
«Non
si può certo considerare un viaggio di piacere una delle più
disperate transumanze umane della storia, che ha trasformato il
Mediterraneo in un vorace sepolcro; né pensare che sia facile la
vita di chi, sopravvissuto, si ritrova privo di tutto in un Paese
sconosciuto, talvolta in condizioni subumane di miseria e di
sfruttamento, impossibilitato a costruire e tanto meno ad immaginare
il suo futuro. Se espressioni e atteggiamenti di tanto disprezzo per
il dolore e la dignità altrui possono liberamente circolare senza
incontrare lo sconcerto e l’indignazione generale, questo significa
che già sono entrati nelle nostre case, da dove stanno trafugando il
rispetto per l’altro e la solidarietà che, come ha recentemente
affermato il Presidente della Repubblica, fanno parte del Dna degli
italiani. A questo accrescersi di una barbarie di pensiero e di
azione, bisogna opporre una resistenza morale e civile, che impedisca
alla nostra civiltà - culla della cultura che ha ispirato
l’intangibilità della persona umana e della vita - di regredire
alla brutalità di quella della pietra e della clava, che vuole
affermare il diritto della forza anziché la forza del diritto e
perciò continua a costruire muri, reali o immaginari, invece di
ponti. Non si tratta di essere buoni, ma di essere giusti; non di
fare opere buone ma di rispettare e, se necessario, ripensare il
diritto dei popoli».
Poi
l’annuncio dell’Arcivescovo ai fedeli: «Anche la nostra diocesi
- come tante altre in Italia - accoglierà prossimamente nelle sue
strutture alcune famiglie di profughi provenienti dai corridoi
umanitari aperti dal nord-Africa e forse anche dalla Siria. È
purtroppo solo un piccolo gesto, che acuisce il senso di frustrazione
per non poter aiutare tutti, ma che intende contribuire a mantenere
vivi anche qui da noi l’interesse e la sensibilità verso una
tragedia che non è né piccola né trascurabile. Sappiamo bene,
infatti, che salvare un uomo è salvare il mondo. Per questo mi
permetto di rivolgere un appello rispettoso e cordiale alle
Istituzioni civili del nostro territorio affinché considerino a loro
volta la possibilità di realizzare un segno altrettanto concreto di
accoglienza e responsabilità, dando vita ad una catena di aiuto e di
amicizia che non conosca barriere di lingua, cultura, razza e
religione. È vero che il nostro è un territorio provato forse più
di altri dalla crisi economica e poi dal terremoto; ma è anche vero
che «non c'è nessuno così ricco che non abbia bisogno di ricevere
e nessuno così povero che non abbia qualcosa da dare» (don
Oreste Benzi). Se
non è possibile ignorare le croci che pesano sulle nostre spalle nel
quotidiano cammino dell'esistenza, non è lecito trascurare il dovere
di servizio, spesso faticoso, che ci lega ai fratelli, specialmente
ai poveri, ai sofferenti, agli emarginati».
Al
termine della Messa, benedizione alla Città dalla loggia centrale
della Cattedrale.
Processione
dell’Assunta.
La sera prima, martedì 14 agosto, c’è stata la tradizionale
processione dell’Assunta da S. Gregorio al Duomo. Accanto
all’Arcivescovo, i Canonici della Cattedrale e alcuni parroci. Per
le vie della città è stata portata la Santissima Icone. Molti i
fedeli presenti. C’era come al solito il gonfalone della Città.
Rappresentavano il Comune il vice sindaco Beatrice Montioni e
l’assessore ai lavori pubblici Angelo Loretoni. Lungo il percorso è
stato recitato il rosario e mons. Boccardo tra una decina e l’altra
ha chiesto di affidare alla Vergine Maria i malati e gli anziani, le
famiglie e i fidanzati che si preparano al matrimonio cristiano,
quanti sono in discernimento vocazionale, chi è alla ricerca del
lavoro. Giunti in Duomo l’Arcivescovo si è rivolto alla Santissima
Icone con una preghiera, dove tra l’altro ha detto: «Tu
ci conosci e ci comprendi, conosci le nostre gioie e le nostre
sofferenze, partecipi alle nostre attese e alle nostre speranze. La
città di Spoleto e tutta la Chiesa diocesana cercano questa sera
rifugio sotto la tua protezione maternal ed implorano con fiducia la
tua intercessione.
Video
Boccardo
https://youtu.be/vIKuvFHRHBQ
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