La
Caritas diocesana di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino partecipa al progetto dei
Corridoi umanitari, realizzato da Caritas Italiana in collaborazione con la Conferenza
episcopale italiana, ospitando a breve 23 rifugiati eritrei, salvati dai campi
profughi dell'Etiopia.
Il
progetto dei Corridoi umanitari è stato presentato durante l'incontro del
coordinamento nazionale immigrazione di Caritas Italiana, tenutosi il 4 e 5 giugno
scorsi a Reggio Calabria, al quale hanno partecipato per la diocesi di
Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino suor Wilma Molinari, vicedirettore della
Caritas diocesana e Sabrina Magaldi, operatrice impegnata nell’accoglienza dei
migranti.
Sono
stati giorni molto intensi, incorniciati da un paesaggio mozzafiato e
dall'accoglienza calda e attenta della Caritas di Reggio Calabria.
La
prima giornata di lavori si è svolta attorno alla lettura del mondo
dell'immigrazione attraverso i risultati di un sondaggio europeo,
Eurobarometro, sulla percezione, da parte degli europei, del fenomeno
migratorio e un'analisi delle risposte politiche ai flussi migratori. Il
momento culmine è stata la visita al cimitero di Armo, in cui sono sepolti i
migranti. Caritas Reggio Calabria ha presentato la realtà locale costituita dal
“Coordinamento ecclesiale sbarchi”, che garantisce una presenza socio
assistenziale volontaria per tutti gli sbarchi al porto della città, luogo che
è stato successivamente visitato dal gruppo.
Nella seconda giornata, come detto, è stato presentato il progetto dei
Corridoi umanitari, al quale la Caritas diocesana partecipa, ospitando i 23
rifugiati eritrei, salvati dai campi profughi dell'Etiopia. Gli arrivi sono
previsti per il 27 giugno: i beneficiari del progetto saranno sostenuti nel
percorso di integrazione del tessuto diocesano,
anche grazie al sostegno e alla vicinanza di famiglie tutor italiane che
hanno già (e altre che avranno anche nelle prossime settimane) sposato il
progetto. Questo si basa su un protocollo di intesa con lo Stato italiano,
siglato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Cei, che agisce tramite Caritas
italiana e la Fondazione Migrantes. Il protocollo, finanziato con fondi Cei 8xmille.
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