Dal
12 al 15 aprile, il vescovo di Gubbio mons. Luciano Paolucci Bedini visiterà la
missione della Caritas umbra in Kosovo. Sarà accompagnato, tra gli altri, dal
direttore della Caritas diocesana don Roberto Revelant e dai tecnici che hanno
progettato la nuova casa della missione: l’architetto Giuseppe Lepri e gli
ingegneri Mario Franceschetti e Leonardo Tosti. La
Caritas umbra è presente in Kosovo dal giugno del 1999, subito dopo la fine
della guerra che vide il rapido rientro della popolazione di etnia albanese dai
paesi confinanti (Albania, Macedonia e Montenegro): circa 800 mila persone che
erano scappate per sfuggire ai bombardamenti della Nato e alle violenze
dell’esercito e, soprattutto, dei gruppi paramilitari serbi. Il
Campo Caritas si stabilì a Radulac, un piccolo villaggio della municipalità di
Klina, nel Kosovo centro-occidentale. A coordinare i volontari italiani c’erano
due giovani, Massimo Mazzali (toscano) e Cristina Giovanelli (trentina).
Affiancati da altri volontari giunti dall’Italia e da altri Paesi europei,
fecero innanzitutto un’opera di ascolto e vicinanza alla popolazione: molti si
ritrovavano con la casa distrutta e avevano perso i loro cari. Man mano che
arrivarono gli aiuti fu possibile dare una risposta anche ad esigenze più
materiali: i viveri, i vestiti, la casa, la scuola, la salute. Vennero
ricostruite – anche in collaborazione con la Caritas italiana – più di 300 abitazioni, diverse decine di
malati furono mandati in Italia per curare malattie per le quali gli ospedali
kosovari non erano attrezzati. Quasi subito iniziò anche l’accoglienza dei
bambini orfani o con gravi problemi familiari, senza distinzioni etniche o
religiose. Grazie al sostegno a distanza – che prosegue tuttora coordinato
dalla Caritas di Gubbio – si iniziò ad
aiutare con continuità anche le famiglie più povere della zona. Nel
2004 Massimo e Cristina si sposarono e decisero di vivere in Kosovo anche come
famiglia. Il legame della diocesi di Gubbio con la missione è stato molto
intenso sin dai primissimi anni e si è concretizzato attraverso diversi
progetti di intervento. La presenza di volontari è stata costante durante i
periodi estivi e sono tutti della diocesi di Gubbio i tecnici che – in modo
totalmente gratuito – hanno progettato
la nuova casa di accoglienza inaugurata quattro anni fa nel villaggio di
Leskoc. Li ha coordinati l’architetto Giuseppe Lepri che si è occupato anche
della direzione dei lavori. Ora gli spazi sono ampi (oltre 2.600 mq) e
confortevoli e permettono, specialmente ai più piccoli, di poter studiare e
giocare senza problemi anche d’inverno, quando la vita si svolge
prevalentemente al chiuso. Nei
locali a piano terra, oltre ai magazzini e ai garage, ci sono due
attrezzatissimi laboratori: uno di panetteria/pasticceria e l’altro di
macelleria. I laboratori, le stalle e i campi stanno creando opportunità
lavorative per i ragazzi più grandi della casa e per altri della zona. Lo
scorso anno è nata anche una cooperativa agricola.
Fa
parte del gruppo che accompagnerà il vescovo Luciano anche Angelo Bini,
dell’azienda folignate Umbragroup, che è particolarmente vicina alla casa in
Kosovo e che garantisce da diversi anni l’appoggio logistico alle spedizioni di
viveri e altri materiali.
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