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  01/04/2018 14:01


TERNI: CELEBRAZIONE DELLA VEGLIA PASQUALE. MONS. PIEMONTESE: “LA PRESENZA DEL RISORTO SI FA ORDINARIA, VUOLE ESSERE RICONOSCIUTA NEL FRATELLO O NELLA SORELLA, NELL’AMICO, NEL NEMICO, IN COLORO CHE NON CONOSCIAMO, IN OGNUNA DELLE PERSONE CHE INCONTRIAMO”



Clicca sulla foto per ingrandirla ! Celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco e con l’accensione del cero pasquale, decorato dalle monache clarisse, portato in processione lungo la navata centrale della cattedrale al canto del Lumen Christi. E’ seguita la liturgia della parola con le letture dell’Antico Testamento e del Vangelo e quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea.
«E’ un momento carico di emozione quello che viviamo, il punto più alto della nostra vita cristiana e ecclesiale in comunione con tutta la chiesa – ha detto il vescovo nell’omelia – Radunati nel cuore della notte per rivivere e incontrare il Signore risorto, nel fare l’esperienza dei discepoli: lasciarci rivestire di Cristo, facendo memoria dei sacramenti pasquali: il battesimo e l’Eucarestia. Essere discepoli di Cristo, credere nella presenza viva in mezzo a noi del Signore Risorto è il discrimine tra il nostro modo di essere e gli altri che non credono e non hanno speranza».
«Ormai il luogo della presenza del Risorto è la nostra casa – ha aggiunto -, il posto dove lavoriamo, dove cerchiamo lo svago, dove andiamo in vacanza. Là lo vedremo. La presenza del Risorto si fa ordinaria, vuole essere riconosciuta nel fratello o nella sorella, nell’amico, nel nemico, in coloro che non conosciamo, in ognuna delle persone che incontriamo. Ogni incontro può così diventare esperienza della resurrezione, ogni istante della nostra vita, anche quello apparentemente più insignificante, si trasforma in una soglia attraverso la quale varchiamo nella vita eterna».
L’augurio del vescovo alla conclusione dell’omelia è stato quello che «la nostra vita possa trovare consistenza e forza nella fede e nella presenza del Signore Risorto; che perciò non ci lasciamo prendere e vincere dalla paura di una vita riversa su se stessi, sulla terra; che abbandoniamo la tristezza scatenata dalla morte e da tutte le forze di morte diffuse nel mondo; che possiamo veramente incontrare il Risorto nella Galilea della nostra città e trasmettere e donare a tutti il supplemento della forza e dell’amore che ci viene dal Risorto».




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