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News Delegazione Regionale Caritas
  26/01/2018 18:28


Perugia: Presentazione Report accogliere, proteggere, promuovere, integrare del “Progetto diocesano per l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale”



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Occasione della presentazione del Report accogliere, proteggere, promuovere, integrare (2015-2017) del “Progetto per l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale” dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, è l’incontro degli operatori dei media (26 gennaio 2018) con il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, che si tiene annualmente per la festa del loro Santo patrono Francesco di Sales, dedicato al tema del Messaggio per la LII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: «La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace».

La curatrice del Report, l’assistente sociale della Diocesi Stella Cerasa, coglie questo lavoro come una proficua opportunità «per comunicare il bene non per un comune sentito dire, ma da persone che condividono con gli accolti le loro giornate e i momenti più importanti della loro vita. Comunicare il bene – sottolinea Stella Cerasa – avviene concretamente attraverso i luoghi dell’accoglienza, i mestieri svolti dagli accolti e le loro storie di vita, che rappresentano le tre parti di questo report che trasmette al lettore un messaggio, quello della bellezza-ricchezza delle persone accolte». Queste, dal primo ottobre 2015 a tutto il 2017, sono state 291, provenienti in gran parte da Paesi africani oltre che dal Bangladesh, Iraq, Pakistan e Siria, di cui 51 appartenenti a 17 nuclei familiari con complessivi 20 minori e 4 donne in stato di gravidanza. Molte di queste persone non si sono fermate in Italia o intendono non fermarsi, ma raggiungere il Nord Europa per ricongiungersi con i loro familiari.

Significativo è lo “stile” di questo progetto diocesano che traspare nel suo Report, raccogliendo, in primis, l’appello di papa Francesco «ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi», rivolto a tutte le comunità diocesane del mondo il 6 settembre 2015, anticipando di tre mesi l’apertura ufficiale del Giubileo Straordinario della Misericordia, in concomitanza della ricorrenza dell’anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta. «Quest’appello – scrive Stella Cerasa – viene fatto proprio dal cardinale Gualtiero Bassetti e presso la Caritas diocesana si iniziano a raccogliere le varie disponibilità ed il progetto si arricchisce di altri luoghi di accoglienza». A partire dal 2011, in occasione dell’Emergenza Nord-Africa, a seguito delle “Primavere arabe”, la Chiesa perugino-pievese, attraverso la sua Caritas diocesana, aveva ospitato già dei richiedenti protezione internazionale nel complesso parrocchiale di San Giovanni del Prugneto. Oggi questa prima struttura di accoglienza, da cui è nato il progetto, è denominata “Oasi di Engaddi” in ricordo del luogo da dove proviene lo sposo del Cantico dei Cantici. A seguire sono sorte le strutture “Casa Betania”, messa a disposizione gratuitamente da una famiglia perugina, il cui nome è in ricordo dell’opera segno per famiglie con malati e disabili voluta da mons. Giacomo Rossi (1930-2017), fondatore e primo direttore della Caritas diocesana, e “Casa Sant’Agnese”, offerta dall’omonimo Monastero di clausura delle Clarisse di Perugia. Coinvolto nel progetto è anche il Centro internazionale di accoglienza, fondato nel 1974 da mons. Elio Bromuri (1930-2015), permettendo l’allestimento di altri due luoghi di ospitalità: il “Pozzo di Giacobbe” in località Cenerente e “Casa Sant’Andrea” in località Solfagnano di Perugia.

Questi luoghi rappresentano un forte richiamo alla «vocazione» di ogni cristiano ed uomo di buona volontà. Si tratta di «un amore che si esprime con i fatti concreti e non solo a parole», sottolinea il cardinale Bassetti intervenendo sul Report, nella consapevolezza che il “rendiconto” dei primi tre anni di questo progetto «risponde pienamente a questa vocazione. Una cura costante di uomini e donne in fuga dal proprio Paese d‘origine che diventa un quotidiano inno alla cultura della vita… Amare significa donare tutto se stessi, prendersi cura della vita sofferente, dare ai poveri una speranza, fornire loro una possibilità di vita dignitosa… Amare… significa servire Dio. Perché nei volti di quegli uomini che fuggono da miseria, guerre e disperazione, noi possiamo scorgere il volto del Padre… In queste opere di Misericordia, in questi progetti sociali, si può ben dire che il Vangelo si è fatto carne: è diventato carità operante, vita vissuta, prossimità reale».

Il cardinale sofferma, in particolare, sui quattro verbi all’infinito che «papa Francesco, per affrontare la grande sfida delle migrazioni internazionali, ha donato alla Chiesa universale: Accogliere, proteggere, promuovere, integrare. La Chiesa italiana, a tutti i livelli, sta facendo molto per mettere in pratica queste importanti indicazioni. E anche questa sintesi, inserita con responsabilità e carità nel territorio e nella vita della nostra Diocesi, rientra in questa grande azione pastorale che vede impegnata, con amore e dedizione totale, l’intera Chiesa universale».

Il racconto dei mestieri delle persone accolte e le loro storie di vita è un “comunicare il bene”. Queste persone sono anche una testimonianza che «se il lavoro non c’è si può crearlo con le proprie mani» e le loro storie comunicano che «chi fugge dalla violenza mira a costruire ponti e non muri divisori».

Tra i mestieri degli accolti, non secondario è quello di un trentaquattrenne delle Guinea impegnato a produrre scarpe con materiale povero (abiti in stoffa e in pelle, avanzi di tappezzeria…). Inizialmente realizzava «prevalentemente ciabatte e scarpe tipicamente africane – racconta Stella Cerasa –. Con la confidenza e l’amicizia che si è creata, è stato suggerito a Moussa di studiare modelli europei. Grazie al supporto di Internet, ha iniziato una produzione “occidentale”… Attraverso la rete sono giunti i primi ordinativi da parte di privati che richiedono modelli particolari», giungendo a «realizzare anche calzature medioevali su ordinazione, borse, cinture e collari per cani… Ora Moussa chiede un aiuto: di essere accompagnato in due parrocchie dove ogni mese si reca per reperire giacchetti. Vorrebbe raccontare che questi capi non servono per ripararsi dal freddo, ma per creare le sue scarpe».

Sempre nel settore dell’abbigliamento, un gruppo di ragazze nigeriane ha imparato a lavorare ai ferri e all’uncinetto presso l’associazione “Cuori di maglia” in Borgo Sant’Antonio di Perugia. «Per imparare a lavorare a maglia le ragazze – racconta ancora Stella Cerasa – hanno prodotto piccolissimi capi per bambini nati prematuri. Non ci sono aziende che ricoprono questo mercato, ed in tante città d’Italia quest’opera viene svolta dalle associazioni di volontariato. In tutte le case di accoglienza costante è la presenza di macchine da cucire, utilizzate con abilità da diversi migranti, anche uomini».

Ci sono anche donne che producono pane e dolci, «che poi offrono generosamente a chiunque si presenti in casa…, perché sia ben accolto nella loro casa», e i coltivatori di pomodori di tre diverse qualità (Ciliegino, San Marzano e Romano), che hanno piantato in più di un ettaro di terreno adiacente alla “Casa Sant’Andrea” di Solfagnano ben 37mila piantine. Il raccolto di ottima qualità è stato utilizzato per l’autoconsumo e per rifornire i quattro “Empori della solidarietà” della Caritas diocesana. «Il lavoro di richiedenti protezione internazionale – commenta Stella Cerasa – va quindi ad aiutare la situazione di tante famiglie in difficoltà economica: un generoso circuito all’insegna dell’aiuto reciproco. Per promuovere l’integrazione ed abbattere pregiudizi, basta un lavoro sotto gli occhi di tutti». Un esempio viene anche dai “lavori socialmente utili”, affidati dal Comune di Perugia anche agli accolti del progetto diocesano, assegnandogli da più di un anno la pulizia (due volte a settimana, lunedì e venerdì) di quattro parchi-aree verdi comunali di periferia.

Tutto questo contribuisce non poco ad accogliere, proteggere, promuovere, integrare.




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