Nel
pomeriggio di domenica 14 gennaio, dopo il solenne pontificale del mattino in
Duomo, le celebrazioni in onore del patrono di Spoleto S. Ponziano sono
proseguite con i Secondi Vespri pontificali in Cattedrale presieduti
dall’arcivescovo Renato Boccardo. Ancora una volta tanti i fedeli accorsi per
rendere omaggio al giovane martire, decapitato in odio alla fede nel 175 d.c.
«Ponziano
– ha detto il Presule nell’omelia - non si è convertito ad una dottrina, bensì
ad una persona! Prima che un cambiamento di pensiero, il suo è stato un
cambiamento di cuore. Di conseguenza, sulla bilancia della vita Ponziano ha
visto "sbilanciarsi" tutto dalla parte della conoscenza di Cristo. E
questo processo ha trasformato completamente la sua esistenza. Perché ogni tipo
di rivoluzione, prima che nelle piazze, deve essere interiore, maturare dentro
di noi fino a trasformare nel profondo il modo di essere, di sentire, di
entrare in rapporto con gli altri. Tutte le priorità di una persona derivano da
una scala di valori. E uno trova sempre tempo e soldi per quello che è il suo
primo valore, verso il quale orienta tutto. Per Ponziano, il primo valore è la
conoscenza vitale, esperienziale di Cristo. Una conversione a metà rende il cristiano
un uomo che zoppica per tutta la vita. Cristo è il tesoro nascosto: chiunque lo
incontri non potrà più vivere come prima. Se qualcuno si riserva
intenzionalmente qualche cosa, vuol dire che non ha ancora trovato il vero
tesoro nascosto».
Il Santo
patrono ha detto con chiarezza l’Arcivescovo invita ad «essere fedeli nella
vita quotidiana, complessa, frenetica e, in tanti aspetti, seducente e
tentatrice nella direzione opposta al Vangelo; essere fedeli alla nostra Chiesa
diocesana e alle nostre comunità parrocchiali, vivendone gioiosamente, anche
quando costa fatica, la vocazione e la missione nella comunione, nella
corresponsabilità e nel dialogo; essere fedeli nella famiglia, luogo primario
di amore gratuito ricevuto e donato, di riconciliazione continua e di
partecipazione responsabile al continuo miracolo della creazione; essere fedeli
nella vita sociale e politica: nell’onestà, nella ricerca del bene comune,
superando interessi personali o di gruppo; essere fedeli al futuro di Dio
dentro il momento storico che stiamo vivendo, facendo ciascuno la propria parte
per costruire uno stile di vita più sobrio e più umano e per garantire un
futuro più sicuro e più nobile alle nuove generazioni. In una parola: siamo
chiamati alla fedeltà al bene e al rifiuto del male».
Al termine dei Secondi Vespri si è snodata la
processione con la reliquia fino alla Basilica dedicata a S. Ponziano. Come
tradizione, il corteo è stato aperto da un centinaio di cavalli e cavalieri: il
martire è, infatti, rappresentato nell’iconografia locale a dorso di un cavallo
ed è definito “Felice cavaliere del cielo”. La sacra testa è stata portata dai
Vigili del Fuoco; presenti molti membri di associazioni di volontariato del
territorio con le rispettive divise; autorità civili e militari hanno camminato
dietro la reliquia. Gli spoletini, come al solito numerosissimi, lungo il
tragitto hanno invocato la protezione del patrono sulle proprie case e sulla
Città, chiedendogli in modo particolare di poter testimoniare nella vita
quotidiana la gioia di essere cristiani. Giunti sul piazzale di S. Ponziano
l’Arcivescovo ha benedetto cavalli e cavalieri; poi, dinanzi alla Basilica
mons. Boccardo ha preso in mano la reliquia ed è entrato in chiesa. Prima della
benedizione al termine della processione così si è espresso il Presule: «Non è
facile far muovere Spoleto ma S. Ponziano ci riesce; mi piace pensare che
Spoleto si muove perché sente un legame di famiglia col patrono, con questo
giovanotto che ebbe coraggio di dire sì. Il nostro Santo ci dice di ascoltare
il cuore, di non spaventarci se a volte la vita è difficile, di ricominciare
sempre a fare il bene, di essere esigenti con noi stessi. Non abbiate paura –
ha concluso l’Arcivescovo – perché passando dalle fatiche e dalle difficoltà
della vita riusciremo a ricostruire il tessuto sociale e umano della città».
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