Una giornata di riflessione, preghiera, festa e condivisione
è stata quella vissuta in diocesi in occasione della 104a Giornata Mondiale del
migrante e del rifugiato, celebrata domenica 14 gennaio nella parrocchia di San
Giuseppe lavoratore a Terni con il vescovo Giuseppe Piemontese, insieme alle
diverse comunità di immigrati, al pastore della chiesa valdese Pawel Gajewski, l’imam di
Terni e presidente della Consulta per l’integrazione del Comune di Terni
Maarouf Abderrallim, al pastore della comunità nigeriana, ai migranti ospiti
delle strutture Sprar presenti sul territorio diocesano, ai rappresentanti
delle associazioni impegnate nell’accoglienza e gestione emergenza sbarchi,
all’assessore alla Cultura del Comune di Terni Tiziana De Angelis e al vice
questore aggiunto Giuseppe Taschetti.
La manifestazione, promossa dall’ufficio Migrantes della Caritas
diocesana e dall’associazione di volontariato San Martino, in collaborazione
con l’ufficio Ecumenismo diocesano, ha voluto sensibilizzare sul fenomeno delle
migrazioni, per un rinnovato impegno sul versante dell’accoglienza e
dell’integrazione.
«E’ importante confrontarci e riflettere su un tema delle
migrazioni che definiamo di emergenza, ma che di emergenza non ha più nulla –
ha detto il vescovo -. Bisogna entrare in categorie nuove, nuovi modi di
pensare e di organizzare le nostre comunità civili ed ecclesiali. Accogliere i
rifugiati non è facoltativo, ma se vogliamo essere nel consesso civile e
mondiale, siamo obbligati ad accogliere i rifugiati e altri che fuggono dai
loro paesi per i motivi più vari per salvare la propria vita, perché ci sono
leggi internazionali che ci rendono solidali con queste persone».
Accogliere, proteggere, promuovere, integrare sono stati i quattro
ambiti su cui si è riflettuto, con il contributo della testimonianza di coloro
che si trovano a diretto contatto ogni giorno con la realtà della migrazione,
dalla Caritas, alla Comunità di Sant’Egidio, all’associazione San Vincenzo
de’Paoli, all’associazione di volontariato San Martino. Interessante la
testimonianza del pachistano Aziz, accolto come rifugiato sette anni fa ad
Amelia ed ora diventato mediatore culturale e operatore della San Martino, che
ha ribadito l’importanza di conoscere la lingua, le leggi e la cultura del
paese in cui ci si trova per una vera e completa integrazione.
«Sono state raccontate delle iniziative interessanti e delle buone
pratiche – ha commentato quindi il vescovo - che mettono insieme energie
sociali, religiose, politiche. A livello pratico è importante la conoscenza
delle persone e vedere che gli esseri umani possono vivere e collaborare e
sostenersi gli uni gli altri. Se non vogliamo lasciarci spingere da un
sentimento di solidarietà, almeno lasciamoci spingere da un sentimento di
interesse e consideriamo che gli immigrati portano benessere. Una solidarietà
che poi torna come gratificazione per ciascuno, anche di fronte ad un problema
che sta diventando ordinario. Poi è importante anche dedicarsi a livello
culturale a formarsi, per sapersi relazionare con queste realtà con cui veniamo
in contatto. La città di Terni è una città che è abituata ad accogliere, dove
da anni si mescolano persone di diverse provenienze regionali. Ed è una città
ben organizzata socialmente. L’accoglienza può avvenire anche verso questi migranti
nei confronti dei quali abbiamo dei doveri cristiani e umani. E poi dovremmo un
po’ di più lasciarci provocare dalle espressioni di papa Francesco verso un
atteggiamento di accoglienza per essere più uomini, più cittadini e più
cristiani».
Dopo la celebrazione della messa è seguita la festa all’insegna
della condivisione, della gioia, dei colori e dei sapori con il pranzo etnico
in oratorio con famiglie delle principali comunità immigrate presenti nel
territorio. La giornata si è conclusa con la preghiera interreligiosa per la
pace e con l’accensione della lampada della pace animata dai canti gospel della
comunità nigeriana.
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