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  06/01/2018 13:53


Alla sorgente della fede. Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti commenta le parole del Presidente Sergio Mattarella e ricorda don Giulio Facibeni: un gigante della carità. Sulla rubrica Dialoghi de Il Settimanale de «L’Osservatore Romano»



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«Quando ho sentito il presidente Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno, fare un parallelo tra i giovani nati nel 1999, che tra poco andranno a votare per la prima volta, e “i ragazzi del ’99” che più di cent’anni fa partirono per la guerra — molti senza tornare — ho avuto un sussulto». Inizia con queste parole l’ultimo articolo del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti intitolato «Alla sorgente della fede» e pubblicato, nella rubrica Dialoghi  de Il Settimanale de «L’Osservatore Romano», in edicola il 5 gennaio e consultabile online all’indirizzo: http://www.osservatoreromano.va/vaticanresources/pdf/ITA_2018_001_0401.pdf

Don Facibeni: un gigante della carità.

«Il mio primo pensiero – ha continuato il presule – è andato subito a un grande sacerdote italiano che, con la sua preziosa eredità, tiene assieme questo complesso secolo di storia. Mi riferisco a don Giulio Facibeni, di cui il 2 giugno ricorreranno i sessant’anni della morte. Don Facibeni era solito definirsi un “povero facchino della Provvidenza” ma fu un vero e proprio gigante della carità». Don Facibeni, scrive Bassetti, i giovani li conobbe realmente: «in guerra come cappellano militare», «nel periodo convulso dei primi anni venti», e infine conobbe «i bambini e i ragazzi abbandonati dal sanguinoso conflitto».

L’Opera Madonnina del Grappa alla base di una tradizione del cattolicesimo fiorentino che vive tutt’ora.

«Nel 1924, nella Pieve di Rifredi, a Firenze, realizzò la sua missione più importante, viva tuttora: l’Opera madonnina del Grappa. Nel nome riecheggia, ovviamente, l’esperienza tragica della guerra. E infatti l’Opera fu, prima di tutto, un rifugio per gli orfani e i bambini soli». Ma poi anche un luogo di «educazione cristiana della gioventù con asilo, dopo scuola, scuole serali, ricovero di bambini abbandonati e assistenza ai poveri» e «un’autentica scuola di vita, il cui motto, Et nos credidimus caritati, ne sintetizza il significato e la missione storica, con una “fede incrollabile” nella Provvidenza». «L’eredità di Facibeni è vasta – scrive Bassetti – e la sua esperienza di fede si pone alla base di una lunga stagione del cattolicesimo fiorentino» che passa dal cardinal Dalla Costa, arriva a La Pira e «questa tradizione vive ancora oggi».

Giovani di ieri e di oggi: la stessa sete d’infinito.

L’articolo si conclude con una riflessione piena di speranza che riprende le parole del Presidente Mattarella. «Sono apparentemente molto diversi i giovani di oggi — che hanno quasi tutto per possibilità, ma vivono in un deserto di valori — e quelli di ieri, chiamati a bagnare con il proprio sangue la loro maggiore età. In realtà, questi giovani di due diverse epoche storiche hanno alcuni importanti elementi in comune. Hanno la stessa voglia di futuro, come evidenziava il presidente della Repubblica italiana, e hanno quell’identica sete d’infinito che caratterizza le giovani generazioni di ogni epoca. Una sete d’infinito che viene spesso corrotta da falsi idoli — ieri la nazione sacralizzata, oggi un benessere nichilista — che può essere saziata solo da una fonte antica: la sorgente della fede. E don Facibeni è stato un testimone autentico di questa sorgente».




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