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  25/12/2017 20:06


Perugia: il cardinale Gualtiero Bassetti, il giorno di Natale, a pranzo con gli ospiti della Caritas. «La festa di Natale è la festa degli affetti e quando stiamo lontani dalla nostra famiglia si soffre in modo particolare»



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E’ stato un pranzo dai “multicolori”, quello offerto il giorno di Natale dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, a “Villa Sacro Cuore” di Perugia, a più di 150 persone accolte tutto l’anno dalla Caritas, provenienti da Paesi di quattro continenti. Su tutti loro il presule ha invocato la protezione e la benedizione dell’Onnipotente, perché, ha ricordato, siamo tutti figli di Dio. 

«Tutti siamo cittadini del mondo – ha commentato il cardinale – e il fatto di migrare è un diritto previsto dalle Nazioni Unite. Nella Cei abbiamo coniato un motto: “Liberi di restare, liberi di partire”. L’arrivo in Italia negli ultimi giorni di più di 160 persone, in gran parte originarie del Corno d’Africa, attraverso un corridoio umanitario dalla Libia, è stato un fatto molto bello perché rallegra il mio Natale ed anche il vostro, perché tanti di voi vengono da lontano e io so quanto avete sofferto per poter arrivare in Europa e ci auguriamo che ci possono essere dei tempi migliori per tutti. Vi auguro un Natale di serenità e di gioia e sono soprattutto vicino a coloro che vengono da lontano, perché la festa di Natale è la festa degli affetti e io capisco che quando stiamo lontani dalla nostra famiglia si soffre in modo particolare».

Si è trattato, ha spiegato il cardinale presidente della Cei, del «primo corridoio umanitario dalla Libia attivato in Europa, organizzato dal nostro Governo e che ha visto la collaborazione della Chiesa italiana attraverso la rete Caritas. Alcuni di questi migranti erano giovanissime mamme, una di loro aveva appena sedici anni con il bambino tra le sue braccia ed altri fanciulli non avevano i genitori. E’ stato un grande evento di cui tanto ho ringraziato il Signore, perché dalla Libia è la prima volta che arrivano serenamente in Italia e in Europa delle persone a bordo di un aereo, accolte come se fossero tutti fratelli, sorelle e figli. Vorremmo d’ora in avanti che chi giunge da noi possa farlo senza mettere a repentaglio la propria vita, con un viaggio sereno, non attraverso i barconi, le mafie internazionali e lo sfruttamento soprattutto delle donne. Il fenomeno migratorio può essere anche un’emergenza, ma è un fenomeno che viene da lontano, fin dai tempi di Abramo. La Bibbia ci dice che sempre era benedetto lo straniero, l’orfano, la vedova che venivano da lontano».

Il cardinale Bassetti, durante il pranzo, ha dialogato un po’ con tutti gli ospiti e a due giovani pakistani li ha ringraziati per aver allestito il presepe nell’atrio del palazzo arcivescovile. Il tradizionale Pranzo di Natale, offerto dall’arcivescovo e che si rinnova da quindici anni, è stato organizzato dalla Caritas e quest’anno il dolce per eccellenza della festa, un grande panettone farcito con all’interno ricavata la Grotta di Betlemme, è stato offerto da una rinomata e storica pasticceria di Perugia.

A pranzo, insieme al cardinale Bassetti, c’erano il direttore e il condirettore della Caritas diocesana, i coniugi Giancarlo e Luisa Pecetti, l’assistente sociale Stella Cerasa, coordinatrice dell’accoglienza in Diocesi dei richiedenti asilo, e don Mauro Pesce, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Il sacerdote ha sottolineato che il tradizionale Pranzo di Natale «è un’occasione per ribadire un desiderio che abbiamo tutti nel cuore, quello della pace e della fraternità universale, del volerci bene come fratelli e come figli di Dio. Al pranzo ci sono persone cristiane e di altre religioni, che vogliono vivere e lavorare insieme per costruire questa pace e questa fraternità, che il messaggio del Natale richiama ancor più. Ognuno di noi ha il desiderio di vivere nell’amore reciproco e dobbiamo aiutarci insieme per andare verso Dio che, attraverso il Figlio, si è fatto uomo come noi per tutti noi, senza distinzioni di razza, etnia e religione».




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