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  13/11/2017 19:08


Città di Castello: festa dei patroni Florido e Amanzio. Mons. Cancian: "Nella fede ci giochiamo la partita della vita. Si gioca la qualità della nostra vita, la santità o la banalità. Rinnoviamo, fratelli, questa fede operosa. Possiamo scrivere anche noi belle pagine di quella storia che il tempo non cancella".



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Saluto il clero (sacerdoti e diaconi), religiosi/e (claustrali), tutti fedeli laici.

Saluto le numerose autorità civili e militari, in particolare il Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta e tramite lui i sindaci e i rappresentanti degli altri sei comuni della diocesi, nonché il Vice-Prefetto Vicario. Grazie per la vostra numerosa presenza in questa solennità dei nostri Santi patroni Florido, Amanzio, Donnino. È la festa della nostra Chiesa e della nostra Città. La celebrazione di quest’anno è arricchita dall’ordinazione diaconale di ben cinque fratelli: Federico Bosi, Marco Chieli, Giuseppe Floridi, Giuseppe Papagni e Angelo Pennestri. A ciascuno di loro e alle loro famiglie un sincero grazie per la disponibilità a servire la nostra Chiesa Tifernate. Il Signore li benedica e ricompensi! Ai nostri Patroni chiediamo di benedire e rendere fruttuosa la Visita pastorale in corso. Siamo quasi a metà e i riscontri sono positivi. Chiediamo alla Madonna e ai nostri Patroni che questa celebrazione ci aiuti a seguire il loro esempio umano e cristiano.

Omelia

Fratelli e sorelle, come ai  tempi di San Florido, viviamo un cambiamento socio-culturale così inedito e globale che ci mette qualche preoccupazione. Insieme a esempi buoni, abbiamo vere e proprie emergenze. Pensiamo alla situazione delle famiglie e dei giovani, al nostro paese (a livello sociale e politico), alla violenza e alla difficoltà di dialogare in modo costruttivo, alle relazioni difficili tra di noi. Non raramente insorge, almeno nel fondo del cuore, la rassegnazione e perfino qualche momento di scoramento. Facendo la Visita Pastorale sto vedendo cose edificanti , ma anche cose preoccupanti. I nostri Patroni che hanno vissuto situazioni ben più difficili, hanno qualcosa da dirci. Pur lontani nel tempo 15 secoli ci interpellano con la loro coraggiosa testimonianza. Ci ricordano almeno tre cose che abbiamo ascoltato nelle Letture. Ci invitano anzitutto a credere fermamente che il Signore misericordioso continua a guidare la storia come l'unico vero buon Pastore dell'umanità. Su di Lui anche noi possiamo contare. Lui è fedele alla Promessa: continua a chiamarci per nome, ad accoglierci, a farci ritrovare insieme come fratelli, a proteggerci, a cercare con amore chi si è perduto, a incoraggiarci e a darci Speranza.

Gesù ha tracciato la strada, è morto e risorto per noi, ci ha donato il suo Spirito, è presente e operante nella storia personale e in quella del mondo. È presente e operante qui e ora, soprattutto nell’Eucarestia, ogni domenica. Con Lui possiamo vincere il male.  

Florido, Amanzio e Donnino non si scoraggiarono dinanzi alle rovine della città invasa da Totila, re dei Goti. I nostri Patroni, attingendo forza dalla fede nel Signore, rincuorarono la gente e sollecitarono la collaborazione di tutti (come vediamo nell'affresco di Marco Benefiel nell'abside), guidarono la ricostruzione della Chiesa e della Città. In pochi anni hanno fatto risorgere (rifiorire) la comunità cristiana e civile. Si meritarono giustamente il riconoscimento di Padri fondatori di Tiferno. Mi sembra ci dicano: perché sottovalutate il dono grande della fede e del Vangelo, della preghiera e della messa domenicale? Nella fede ci giochiamo la partita della vita. Si gioca la qualità della nostra vita, la santità o la banalità. Rinnoviamo, fratelli, questa fede operosa. Possiamo scrivere anche noi belle pagine di quella storia che il tempo non cancella.

I nostri Patroni ci invitano a dare tutto il nostro contributo facendo ognuno la propria parte. Invece di tirarci indietro o semplicemente di lamentarci, è quanto mai urgente un sussulto di responsabilità personale e collettiva, incoraggiati anche dai tanti buoni esempi che - senza esibizionismi - sono ben presenti anche oggi e che riscontro con gioia. Insieme possiamo superare il degrado morale e civile a causa della corruzione, della piaga della droga (oggi sono 28 anni di vita della CEIS), e delle dipendenze e di qualche potere che specula in modo ingiusto a danno dei poveri... purtroppo anche da noi esistono queste cose.

Possiamo tutti quanti convertirci: passare dall'egoismo e dall'indifferenza al bene comune, all'accoglienza, all'amore fraterno, alla riconciliazione e creare così una chiesa e una città più bella, più giusta, più umana. Ne siamo tutti responsabili! 

Una terza cosa ce lo ricordano i nostri cinque fratelli che fra poco ordinerò diaconi disponibili a servire la Chiesa e i poveri. Ricordano a tutti che nella vita è più importante servire che farsi servire. L’amore vero e concreto è servire alla mensa del Vangelo, dell'Eucaristia e dei poveri, come ha fatto Gesù, il Servo di tutti; come ha fatto Maria che si è definita "umile serva del Signore", come hanno fatto i nostri Patroni che si sono messi a disposizione della Chiesa e della Città.

Dice San Pietro nella seconda lettura di oggi: Non cercate vergognosi interessi, non come spadroneggiate sugli altri; mettetevi piuttosto a servizio di tutti, specialmente dei più bisognosi: volentieri, con animo generoso e gratuito, dando buona testimonianza di vita più con i fatti che con le parole.

Concludo ringraziando tutti. Un particolare ricordo al mio predecessore Mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, che come sapete si trova nell’infermeria dei frati Cappuccini di Perugia; saluto il mio Vicario Generale, Mons. Giovanni Cappelli e tutto il clero, in particolare quelli che oggi ricordano l’ordinazione presbiterale e diaconale.

Chiediamo al Signore e ai nostri Patroni di benedire con nuove vocazioni la nostra Chiesa e la Visita pastorale in corso.




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