“Per
Assisi, città tutta un tesoro, ci sono delle perle nascoste ancora da scoprire.
E una di queste è il venerabile don Antonio Pennacchi”. Lo ha detto il vescovo
della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico
Sorrentino, durante i saluti di apertura all’incontro tenutosi in occasione del
169esimo anniversario della morte del sacerdote originario di Bettona di cui si
è parlato giovedì 9 novembre nella chiesa di san Pietro dove lo stesso è
sepolto. Il vescovo Sorrentino dopo aver parlato dell’interruzione che la causa
di beatificazione ha subito per lunghi anni e annunciato che è stata riattivata
ha aggiunto: “Il fatto che ci sia un sacerdote diocesano che ha i tratti della
santità arricchisce la nostra chiesa. Tutti siamo chiamati alla santità – ha
proseguito –. La nostra vocazione cristiana è chiamata a farci diventare santi.
La prima cosa che dobbiamo fare guardando la vita dei santi è sentirci
stimolati a diventare tali. La santità è una perla al di là del tempo. La causa
di beatificazione è un cammino di chiesa poggiato sul principio che tutti siamo
chiamati alla santità. È necessario – ha concluso – che si venga a pregare in
questa tomba, che il popolo di Dio venga qui come quel popolo che lo ha
ascoltato”.
In
tanti hanno partecipato all’incontro introdotto da monsignor Vittorio Peri che
è stato membro della commissione di carattere informativo della causa di
beatificazione, il quale ha spiegato come l’iter per la stessa sia ripreso per
iniziativa del vescovo Sorrentino. “È una figura – ha detto monsignor Peri –
che noi assisani dobbiamo conoscere perché esemplare per molti aspetti”. Monsignor
Peri ha poi presentato il Coro di San Pietro che ha eseguito i canti mariani
cari al “prete dell’Angelus” e
introdotto la ricca relazione di padre Luigi Marioli, francescano
conventuale che ha illustrato i punti salienti della figura del venerabile
Pennacchi. “Inizio con un profilo biografico e ascetico di questo prete – ha
detto padre Marioli – che è vissuto in un periodo turbolento di innovazione ed
eradicazione della religione. Fu maestro di grammatica superiore latina,
predicatore, sacerdote zelantissimo nell’esercizio del ministero pastorale.
Oggetto speciale del suo ministero – ha aggiunto – furono i poveri, i giovani e
gli ammalati con i quali si intratteneva giovialmente. Promosse quotidianamente
la recita duplice della preghiera dell’Angelus e fu chiamato il ‘prete
dell’Angelus’. Tra gli elementi emergenti della sua spiritualità c’è anche la
profonda devozione eucaristica”. Padre Marioli ha poi parlato delle virtù,
penitenza, estasi, elevazioni, bilocazione, spirito di profezia, attribuibili
al Pennacchi.
Al termine dell’incontro monsignor Orlando Gori, postulatore della causa
di beatificazione, ha riferito dei molti aneddoti che dimostrano la sua potenza
di intercessione presso Dio. “La cosiddetta ‘posizio’ che riassume le
testimonianze – ha detto monsignor Gori - contiene innumerevoli episodi
riguardanti miracoli, profezie e guarigioni compiuti dal venerabile don Antonio
Pennacchi”.
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