Solennità
dei Patroni principali della diocesi Florido, Amanzio e Donnino, il 13
novembre, testimoni dell’ identità umana e cristiana. È una celebrazione che
prevede la partecipazione dell’intera Diocesi con l’offerta della lampada di
San Florido da parte del sindaco di San Giustino Paolo Fratini.
Lunedì
13 novembre Cattedrale. Vespri ore 17,15 in cripta con i
sacerdoti-diaconi-religiosi, ore 17.30 Solenne Celebrazione Eucaristica
presieduta dal vescovo Domenico Cancian in onore dei Santi Patroni della
Diocesi, Florido e Amanzio, con l’ordinazione di cinque nuovi diaconi per la
Chiesa tifernate Federico Bosi, Marco Chieli, Giuseppe Floridi, Giuseppe
Papani, Angelo Pennestri. Concelebra il clero della diocesi. Nelle chiese della
città le sante Messe vespertine sono sospese. Sono tutti invitati a
partecipare.
Domenica
12 novembre ore 21.00, Cattedrale. Veglia vocazionale animata dai giovani in
onore dei Santi Patroni.
Florido
nacque a Città di Castello attorno al 520. I suoi genitori morirono quando egli
era ancora in giovane età; studiò lettere e teologia. Attorno all’anno 542 il
vescovo lo nominò diacono. Qualche tempo dopo Florido, insieme ad Amanzio e
Donnino, fuggì a Perugia, poiché Città di Castello era stata assediata dalle
truppe di Totila. Qui il vescovo Ercolano, lo ordinò sacerdote. Ercolano affidò
a Florido un’ambasceria presso il vescovo di Todi, Fortunato. Recandosi a Todi
i due santi incontrarono, presso Pantalla, un indemoniato, che fu guarito dalla
preghiera di Florido (anno 544 circa). Quando, sette anni dopo, anche Perugia
cedette a Totila il vescovo Ercolano fu ucciso. Florido, tornato a Città di
Castello, la trovò distrutta. Nella drammatica situazione seppe tenere unita la
popolazione e organizzare la ricostruzione. Aiutandosi l’un l’altro come
fratelli, Florido vescovo, Amanzio sacerdote e Donnino laico/eremita, hanno
dato vita a una Chiesa autentica, animata dalla fede e dalla carità, fondata
sulla certezza dell’amore di Dio che dà la forza di ricostruire le mura, le
case, il castello, le strade, ma soprattutto una comunità umana e cristiana.
Papa Pelagio, accogliendo la preghiera dei cittadini, nominò Florido vescovo.
Egli si impegnò nel predicare la Parola di Dio, vivendo con giustizia e carità.
Morì a Pieve de’ Saddi il 13 novembre 599.
L’agiografia
presenta sant’Amanzio insieme a san Florido: Floridus simul cum Amantio. È
proprio questo “stare insieme”, che coinvolge anche il laico Donnino, a
caratterizzare la santità dei personaggi.
La
più antica testimonianza sui santi Florido e Amanzio, è contenuta nei Dialoghi di
papa Gregorio Magno, che dice di avere conosciuto di persona i due santi,
invitati a Roma per avere informazioni sul santo vescovo e martire perugino Ercolano.
Gregorio Magno cita il vescovo Florido come informatore a proposito della vita
di sant’Ercolano. Egli parla di Florido come di «vescovo di Tiferno Tiberino» e
di «vescovo di vita venerabile» (Dialoghi, III,13) e ricorda come sia stato lui
a informare il papa della capacità taumaturgica del prete Amanzio, «uomo di
grande semplicità, che ha il potere di imporre le mani sui malati, a guisa
degli apostoli, e di risanarli» e che «possiede anche il dono miracoloso di
uccidere i serpenti, segnandoli col segno di croce dovunque li trovi» (Dialoghi,
III, 35).
Il
testo antico più completo che tramanda notizie sui santi Florido, Amanzio e
Donnino è la Vita Floridi scritta dal diacono Arnolfo, canonico della
cattedrale di Arezzo, negli anni ’70 dell’XI secolo. Dopo la dedicazione della
chiesa cattedrale ai santi Florido e Amanzio (1023, o 1032), la più remota
attestazione del culto è contenuta nel calendario della canonica della
cattedrale stessa (1153-1167 circa).
Iin
occasione della solennità dei santi patroni Florido e Amanzio, il vescovo
annuncerà la pubblicazione del volume I santi di Città di Castello nel medioevo,
di Pierluigi Licciardello, che da metà novembre sarà disponibile in libreria.
Grazie al lavoro dello studioso, tra i maggiori esperti italiani di agiografia
medievale, è stato possibile raccogliere in unico volume tutte le fonti
liturgiche e agiografiche relative ai santi della Chiesa vissuti dalle origini
fino al XIV secolo: Crescenziano e compagni martini (m. 303), Florido, Amanzio
e Donnino (secc. VI/VII), Margherita (1287-1320), ma anche Alberto e Brizio (m.
711) e Illuminato (sec. XII), per i quali oggi non c’è culto liturgico. Il
materiale raccolto è presentato in edizione critica latina e in traduzione
italiana, per permetterne sia l’utilizzo da parte degli studiosi che la consultazione
da parte dei non specialisti. Inoltre, un ricco apparato di note e di indici
favorirà la ricerca di temi e aspetti particolari. Il volume è arricchito anche
da una serie di illustrazioni.
Lo
studio di Pierluigi Licciardello è pubblicato come terzo volume della collana
“Castellana Ecclesia”, promossa dall’Archivio Storico Diocesano nel 2015 in
occasione dei 1550 anni dalla più antica attestazione di un vescovo di Città di
Castello. I volumi della collana si possono chiedere all’Archivio Storico Diocesano
o alla Pliniana Editrice di Selci-Lama.
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