«Quarant’anni fa, il 5 novembre 1977, moriva Giorgio La Pira: terziario
domenicano e francescano, professore universitario di diritto romano e,
soprattutto, un “mistico in politica” che in moltissimi, ancora oggi, a Firenze
ricordano come il “sindaco santo”». Inizia con queste parole l’ultimo
editoriale del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti
intitolato «Il sentiero di Isaia» e pubblicato sulle colonne de «L’Osservatore
Romano» in edicola domani 5 novembre e già oggi consultabile sul sito:www.osservatoreromano.va.
La fede e la politica
Il cardinale Bassetti
cita le parole dei Pontefici che hanno commemorato e onorato La Pira, Paolo VI
e Giovanni Paolo II, il ricordo di Carlo Bo e quello del Cardinal Benelli.
Tutti concordavano sulla sua originalità che «risiedeva nel suo essere extra
ordinem rispetto ai normali schemi politici» e nella «sua profonda
fede cristiana» come il «motore» della sua azione politica.
Il Disarmo e la
pace
Un’azione politica, scrive il prelato
perugino, «che si innestava in un contesto internazionale caratterizzato da un
“crinale apocalittico” dominato dallo scontro tra le due superpotenze e
dall’incubo nucleare. Alla logica del conflitto, La Pira oppone la supremazia
del dialogo. Un dialogo cercato con tutte le sue forze nei paesi dell’Europa
dell’est, in Asia, in America latina e in Africa. In questo sforzo incessante
per il dialogo, il sindaco di Firenze traccia una strada: è il “sentiero di
Isaia”. Un sentiero di pace che si proponeva di arrivare al disarmo generale
trasformando “i cannoni in aratri ed i missili e le bombe in astronavi”».
Abbattere i muri e costruire i ponti
Nel suo editoriale il Cardinale Bassetti
spiega le origini di una delle sue espressioni di La Pira più note, che è
diventata di uso comune nel pontificato di Francesco: «abbattere i muri e
costruire i ponti». Scrive il porporato che La Pira coniò questa espressione
«al Cairo nel 1967 dopo aver incontrato il presidente egiziano Nasser. In
quell’occasione vide “una squadra di operai abbattere i muri che erano stati
costruiti davanti alle porte dell’albergo, come strumenti di difesa antiaerea”.
In quel gesto vide il simbolo di una grande azione politica e culturale. Bisognava
abbattere “il muro della diffidenza” tra i popoli e costruire ponti di dialogo
tra le genti».
La Cultura della vita
La Pira, scrive Bassetti, difese sempre
con vigore «la cultura della vita. E infatti fu in prima linea, nel 1974, nel
difendere la santità del matrimonio e della famiglia descritta come la “pietra
costitutiva, angolare, della volta intiera del mondo”. Allo stesso modo,
sull’Osservatore Romano del 19 marzo 1976 affermò con forza il suo fermo no
all’aborto come “frontiera intransitabile per tutti gli uomini”».
L’eredità
Il Cardinal Bassetti sintetizza
«l’eredità profonda» di La Pira «in tre concetti: la politica come vocazione e
non come ricerca di un tornaconto personale; una tensione verso i poveri, gli
sfruttati e gli emarginati; una ricerca della pace internazionale attraverso il
dialogo». Infine, un pensiero forte per l’Italia che è anche un monito
importante per l’impegno dei cattolici in politica: «Il “sindaco santo” è stato
uno dei simboli — non l’unico, ma sicuramente uno dei più importanti — di una
stagione nobile del cattolicesimo politico in Italia. La stagione dello spirito
costituente e della ricostruzione del paese. La stagione di una generazione di
cattolici colta, sobria e appassionata, che aveva conosciuto i disastri del
fascismo, che combatteva il comunismo e che faceva politica come “un impegno di
umanità e santità” senza cercare nulla per se stessi».
|