Si
avvicina il primo anniversario delle violentissime scosse di terremoto che il
26 e 30 ottobre 2016 hanno devastato la Valnerina, in modo particolare le
comunità di Norcia, Cascia e Preci, e causato danni anche nello spoletino e nel
folignate. La Chiesa di Spoleto-Norcia propone una serie di appuntamenti per
ricordare, ma soprattutto per non dimenticare.
Le parole
dell’Arcivescovo.
«Dopo 365 giorni – afferma l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della
Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo – è urgente tornare alla
normalità, riprendere il cammino coscienti di dove e come si vuole andare, cioè
ricostruire le nostre comunità moralmente e materialmente il prima possibile, ma con la consapevolezza che il terremoto ha
reso uomini, edifici e paesaggi diversi da come erano prima. Le ferite del
sisma sono ancora sanguinanti e ci vorrà purtroppo del tempo prima che si
mutino in cicatrici. In questo percorso, non sempre facile e spedito,
l’amicizia e la solidarietà di tanti costituiscono per noi come l’olio della consolazione e il vino della
speranza (Lc 10, 25-37)».
Gli
appuntamenti della Diocesi. Giovedì 26
ottobre alle ore 21.00 mons. Boccardo presiederà una Fiaccolata a Cascia
dalla basilica di Santa Rita al Centro di Comunità in Piazza Dante, passando
dinanzi alla chiesa parrocchiale di Santa Maria della Visitazione gravemente
lesionata. Venerdì 27 ottobre alle
18.00 a Norcia, presso il Centro di Comunità Madonna delle Grazie, ci sarà una
tavola rotonda dal tema “Norcia e
l’Addolorata. Un cammino che continua”. Intervengono: l’Arcivescovo; l’ing.
Fabio Iambrenghi; il vescovo di Porto-Santa Rufina mons. Gino Reali; la
restauratrice Emanuela D’Abbraccio. Sabato
28 ottobre alle ore 21.00 il Vescovo presiederà una Fiaccolata da
Piedivalle all’Abbazia di S. Eutizio in Preci. Domenica 29 ottobre alle 11.00 a Norcia in Piazza S. Benedetto ci
sarà la Celebrazione Eucaristica presieduta dal card. Pietro Parolin Segretario
di Stato di Papa Francesco. Lunedì 30
ottobre alle 7.41, ora della forte scossa, mons. Boccardo presiederà a
Norcia, intorno alla statuta di S. Benedetto nella piazza principale, un
momento di preghiera…per ricordare. Alle 10.00 a Cascia, nella Basilica di
Santa Rita, celebrerà la Messa di ringraziamento per tutte le associazioni di
volontariato che in questo anno si sono fatte prossime alla gente della
Valnerina.
Prosegue la vicinanza della Caritas. «Ad
un anno dalla terribile scossa del 30 ottobre dello scorso anno credo sia utile
– afferma Giorgio Pallucco direttore della Caritas Diocesana di Spoleto-Norcia
e delegato regionale di Caritas Umbria - tracciare un primo bilancio
dell’attività svolta a sostegno delle popolazioni terremotate. Siamo
stati presenti a Norcia a partire dal 24 agosto 2016 nella frazione di San
Pellegrino e, dopo il 30 ottobre, abbiamo allestito un presidio fisso della
Caritas presso il complesso Madonna delle Grazie e avviata una presenza anche
negli altri centri della Valnerina colpiti dal sisma. Abitando i luoghi della
tragedia – prosegue Pallucco - abbiamo condiviso la paura e la fatica della
gente, ma anche la tenacia espressa da coloro, e sono stati in tanti, che non
hanno mai pensato di abbandonare la loro terra. Tra questi, molti allevatori ed
agricoltori che non potevano certo permettersi di perdere il lavoro di una
vita, che è un’arte tramandata di generazione in generazione, e volentieri li
abbiamo aiutati con l’acquisto di moduli temporanei da utilizzare come stalle
per i bovini o magazzini per la rimessa degli attrezzi agricoli». Un altro
fronte su cui la Caritas è intervenuta in modo significativo in questo anno, ma
già progetti sono in previsione per il 2018, è il sostegno alle attività dei
ristoratori e degli artigiani gastronomici della Valnerina, consentendogli di
partecipare alle mostre mercato di settore. La Caritas si è fatta carico carico
delle spese relative all’acquisto degli spazi espositivi. «Si tratta – dice
Giorgio Pallucco - di un’attività strategica che consente la vendita e la
somministrazione dei prodotti alimentari tipici del territorio della Valnerina,
in attesa che riprendano i flussi turistici e che si realizzino condizioni
adeguate di accoglienza di quanti desiderino visitare la Valnerina. Ad oggi la
Caritas diocesana di Spoleto-Norcia ha impegnato risorse per un ammontare di
poco superiore ai 500 mila euro per tutti i progetti e le iniziative rivolte
all’aiuto delle famiglie e delle imprese della Valnerina. Altrettanti fondi
sono già a disposizione per il prossimo anno, nell’ambito del Progetto
“Granelli di senape”, con estensione del beneficio a tutti i territori dei
comuni umbri ricompresi nell’area del cratere, per elargire contributi in
denaro a fondo perduto e piccoli prestiti in favore delle persone e delle
realtà produttive che hanno subito i maggiori danni in ragione degli eventi
sismici». Da sottolineare che il direttore della Caritas di Spoleto-Norcia lo
scorso fine settimana è stato a Trento per accompagnare, con il coordinamento
dell’ATI 3 dell’Umbria, alcune aziende di Norcia e Monteleone di Spoleto alla
mostra Mercato “Fa’ la Cosa Giusta”. «Abbiamo dato – racconta Pallucco - un’immagine
concreta e autentica della volontà di ripartire. Anche dopo, in molti casi,
aver perso tutto». Tutto ciò senza dimenticare che, essendo i territori rimasti
senza luoghi di celebrazione o comunque punti di riferimento per la comunità,
Caritas Italiana, con il contributo delle Caritas regionali ed estere gemellate
con l’archidiocesi di Spoleto-Norcia, ha realizzato due Centri di Comunità, uno
a Norcia e uno a Cascia; altri tre sono in cantiere ad Avendita di Cascia, a
Campi di Norcia, a Cerreto di Spoleto. «Ma tutti questi sforzi - conclude il direttore
Pallucco - non saranno serviti a nulla
se non saremo capaci di transitare dalla fase di emergenza a quella della
ripresa, pur lenta, di una normalità che sembrava oramai perduta per sempre.
Occorre restituire il giusto protagonismo alle comunità della Valnerina,
rimaste integre e legate ai propri territori, coinvolgendole nelle iniziative
di rilancio economico e di progettazione sociale. Come Caritas non abbiamo mai
coltivato la pretesa di risolvere tutti i problemi o di dare tutto a tutti.
Abbiamo invece pensato di abitare i luoghi della sofferenza in modo discreto e
silenzioso, convinti che essere compagni di viaggio sia l’unico antidoto al
male peggiore generato da tragedie come il terremoto e di cui molti hanno
timore: la solitudine».
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