Dal Convegno catechistico regionale La gioia di far incontrare Gesù al teatro Lyrick di Assisi con i catechisti delle otto diocesi umbre. Il cardinale Gualtiero Bassetti ai catechisti: «siete i servitori della gioia del Vangelo, testimoni e portatori della gioia di un messaggio che dinanzi alle ingiustizie e cattiverie del mondo sia pronto ad annunciare la vittoria dellamore sullodio»
Larcivescovo Renato Boccardo, presidente della Ceu: «Il catechista svolge un servizio alla Chiesa, racconta con la sua esistenza l'incontro che ha avuto con il Signore»
“La
gioia di far incontrare Gesù” nell'annuncio del Vangelo è quanto
proposto al Convegno regionale per la Catechesi e l'evangelizzazione
promosso dalle Commissioni Catechistica e Presbiterale della
Conferenza episcopale umbra (Ceu) in collaborazione con gli Uffici
catechistici delle otto Diocesi dell’Umbria.
Al teatro Lyrick di
Santa Maria degli Angeli in Assisi, domenica 12 novembre, circa 500
catechisti di diverse età, tra cui molti giovani, provenienti dalle
Diocesi umbre, si sono confrontati sul ministero che vivono nelle
comunità parrocchiali, per un rilancio dell'evangelizzazione basato
sulla centralità della Bibbia, sul primo annuncio «dell'amore
cristiano da rimettere al centro del servizio - è detto nel
documento consegnato a tutti i partecipanti e redatto dall'Ufficio
catechistico regionale - in uno stile di accoglienza che consenta di
riconoscersi nel volto dell'altro e che permetta di far uscire
l'aspetto empatico nelle relazioni che si costruiscono con i ragazzi
e le famiglie».
La catechesi non può
essere anonima…, sia animata da un carattere familiare.
Ad aprire il Convegno
è stato il cardinale Gualtiero Bassetti arcivescovo di Perugia-Città
della Pieve e presidente della Cei, che ha presieduto la preghiera
iniziale e salutato i presenti: «Voi catechisti siete i servitori
della gioia del Vangelo, testimoni e portatori della gioia di un
messaggio che dinanzi alle ingiustizie e cattiverie del mondo sia
pronto ad annunciare la vittoria dell’amore sull’odio», ha detto
il cardinale. «E' la gioia del vangelo che riempie il cuore e la
vita dei cristiani ed è anche la fonte dell’entusiasmo che
proviamo nella nostra missione catechistica ed evangelizzatrice –
ha aggiunto –. La gioia del Vangelo apre orizzonti di speranza
nelle situazioni più faticose e critiche della esistenza quotidiana;
è ancora essa ad essere quella fiducia stabile che ci permette uno
stile di annuncio cristiano, capace di mettersi in ascolto
dell’altro. Oggi, più che in passato, la catechesi non può essere
anonima, ma deve interessarsi dei volti di coloro a cui è diretta,
creando un ambito materno ed ecclesiale nel quale sviluppare il
dialogo: per questo è essenziale che la catechesi sia animata da un
carattere familiare, caldo, mansueto, vicino alla vita della
gente e senza la paura di andare, quando è necessario, contro
corrente».
I catechisti
messaggeri gioiosi dell’incontro con il Signore.
«Il servizio della
catechesi è un incontro di fede vissuto in prima persona nella
concretezza e realismo del mondo contemporaneo, abitando il tempo
presente con un'attenzione alle realtà in continuo divenire nelle
comunità ecclesiali e nella società», è l'aspetto evidenziato da
mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente
della Ceu. «Il catechista svolge un servizio alla Chiesa, racconta
con la sua esistenza l'incontro che ha avuto con il Signore», ha
sottolineato il presidente della Ceu durante l’omelia della
celebrazione eucaristica al Teatro Lyrick. «E da questo incontro
nasce anche il dinamismo e la fantasia di cui il catechista è ricco
– ha proseguito il presule –, inventando modalità concrete per
raccontare la gioia del vangelo, animato dalla passione che lo ha
catturato e che ha trasformato la vita per trasmetterla agli altri e
diventare così messaggeri gioiosi di questo incontro da diffondere e
condividere».
Un triennio di lavoro…
con attenzione a dinamiche e provocazioni dalla realtà di tutti i
giorni.
Il Convegno conclude
un triennio di lavoro svolto dalle Commissioni Ceu catechistica
presbiterale, impegnate a esplorare le realtà e vivacità delle
diverse parrocchie nell'evangelizzazione e catechesi. «Si è
lavorato sull'esperienza della catechesi riproposta e promossa dagli
stessi parroci – spiega don Luca Delunghi, direttore dell'Ufficio
catechistico regionale – in una più consapevole presa di coscienza
di quello che è il bell'annuncio del Vangelo e con un'attenzione
alle dinamiche e provocazioni che riceviamo dalla realtà di tutti i
giorni, rimettendoci in ascolto, per una ripartenza che attraverso i
vari documenti del magistero di papa Francesco e della Chiesa
Cattolica sulla catechesi riqualifichi e ricalibri la nostra
andatura».
Una catechesi dal
linguaggio materno.
Una missione
evangelizzatrice che è essenzialmente annuncio di speranza che apre
orizzonti ampi, una conversione pastorale che negli incontri di
catechesi parli della vita e dell'esperienza comunitaria, specie ai
ragazzi e alle giovani famiglie. «Una catechesi semplice che annunzi
a piccoli e grandi che vale la pena credere che Gesù è la gioia
della vita – ha ricordato don Andrea Lonardo, direttore
dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Roma, relazionando al
Convegno –. Una catechesi che con un linguaggio materno fa scoprire
con la passione del cuore che abbiamo bisogno di Dio, perché
altrimenti il cuore si chiude e diventa più triste. Un'esperienza
che bambini e genitori vivono insieme per scoprire che il Vangelo è
ciò che promuove la vita: tutto allora diventa bello, semplice, vero
e diretto ed è ciò di cui hanno bisogno i ragazzi. A ciò si
aggiunge anche il fare esperienza di una vera comunità di
catechisti, fare esperienza dell'amore che c'è nella famiglia e
nella comunità».
La valorizzazione dei
segni liturgici dell’iniziazione cristiana.
Della necessità della
progressività dell’esperienza formativa in cui interviene tutta la
comunità in una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici
dell’iniziazione cristiana, ha parlato il secondo relatore del
Convegno, fratel Enzo Biemmi, della Congregazione dei Fratelli della
Sacra Famiglia e direttore dell'Istituto Superiore di Scienze
Religiose di Verona. «L'incontro catechistico – ha sottolineato il
religioso – ha sempre bisogno di una adeguata ambientazione e di
una motivazione attraente per un ampio processo di crescita e di
integrazione di tutte le dimensioni della persona in un cammino
comunitario di ascolto e di risposta. Un passaggio dalla
straordinarietà dell’esperienza iniziatica, all’ordinarietà di
una vita comunitaria centrata sull’eucaristia, tempo di
un’esperienza bella di Chiesa in un’età in cui la vita esplode
in tutta la sua complessità e intensità».
Richiamo dei
catechisti alla formazione dell’intera comunità ecclesiale sui
contenuti della fede e sui nuovi linguaggi della società
contemporanea.
Un convegno che segna
al tempo stesso una verifica e una ripartenza in cui il ministero del
catechista tiene conto della corresponsabilità di tutta la comunità,
ma dove è il catechista principalmente che ha la gioia di rendere
accessibile all'uomo di oggi l'annuncio del Vangelo prima con
l'ascolto e l'accoglienza della vita reale di chi ci si trova
davanti. Esigenza condivisa dai catechisti è quella della formazione
di tutta la comunità ecclesiale sia sui contenuti della fede che
sulle opportune metodologie nonché sui nuovi linguaggi della società
contemporanea.