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  07/10/2017 22:55


Perugia: Al convegno “Poveri e ultimi tesoro vivente della Chiesa - Vincenzo de’ Paoli uomo della carità”, il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti ha richiamato l’attenzione sui «tantissimi volti dei poveri di oggi, in particolare quelli dei giovani disoccupati e dei precari del nostro Paese» e sul «“servizio ai poveri” riassumibile con la parola “condivisione”»



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«Un convegno che si inserisce nelle celebrazioni del 400° anniversario della fondazione della Congregazione delle Figlie della Carità da parte di san Vincenzo de’ Paoli, e che ci prepara a vivere uno dei frutti più importanti del Giubileo della Misericordia: la “Giornata mondiale dei poveri” che si celebrerà per la prima volta il 19 novembre». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nel presentare il convegno “Poveri e ultimi tesoro vivente della Chiesa - Vincenzo de’ Paoli uomo della carità” promosso dalla Caritas diocesana nel capoluogo lo scorso 7 ottobre.

Oltre al presidente della Cei, hanno portato il loro saluto al convegno  i direttori della Caritas italiana, mons. Francesco Soddu, e della Caritas diocesana, diacono Giancarlo Pecetti, il sindaco di Perugia Andrea Romizi e l’assessore comunale alle politiche sociali Edi Cicchi. Relatori di tre temi specifici sulle attese della povera gente -  “San Vincenzo uomo della carità. Attualità e prassi del carisma vincenziano”, “Migrazioni tra accoglienza e responsabilità” e “Le nuove povertà in Italia” - sono stati padre Nicola Albanesi, della Congregazione dei Vincenziani, don Giovanni De Robertis, neo direttore della Fondazione Migrantes della Cei, e Pierluigi Grasselli, economista e direttore dell’Osservatorio sulle povertà della Caritas di Perugia. A moderare i lavori è stato invitato don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e sottosegretario della Cei.

Il cardinale Bassetti, soffermandosi sul messaggio del Santo Padre scritto in occasione della “Giornata mondiale dei poveri”, nel suo documento di presentazione del convegno, ha detto: «papa Francesco aveva chiesto alle comunità cristiane di impegnarsi, nella settimana che precede il 19 novembre, a creare “tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto”. Noi abbiamo iniziato addirittura con un mese di anticipo e questo non può che farmi piacere perché è un segno di grande sensibilità verso un tema così complesso ma anche così importante come la povertà».

Il fenomeno povertà, emerso dal convegno perugino, è in costante crescita. Basti pensare che il “Rapporto sulle Povertà 2016” curato dall’Osservatorio diocesano della Caritas di Perugia, censisce 1.071 famiglie in serie difficoltà, diverse delle quali a causa della mancanza di lavoro o perché non riescono più ad arrivare alla fine del mese. Tra i dati forniti dall’assessore comunale Cicchi, che fanno non poco riflettere, ci sono i 900 minori in “difficoltà educativa” assistiti dall’Ente, i 38.000 pasti erogati nell’ultimo anno anche in collaborazione con la Caritas diocesana, le 517 “borse lavoro”attivate, utili a dare una spinta alla ripresa occupazionale, e i 1.600 alloggi di “edilizia residenziale sociale” comunque non sufficienti a garantire il fabbisogno abitativo delle persone in difficoltà materiali. Al riguardo è in fase di avviamento un progetto con l’Archidiocesi perugino-pievese per il reperimento di alloggi anche nel mercato privato. Per le povertà più estreme il Comune di Perugia aprirà a breve una struttura di 30 posti per la “pronta accoglienza” di adulti in difficoltà. Con l’introduzione del “S.I.A.” (Sostegno per l’inclusione attiva) sono stati attivati nel capoluogo umbro 339 progetti.

Al convegno è emerso anche la preoccupazione per i risvolti che potrebbe assumere la difficile vertenza della Nestlé - Perugina di queste settimane qualora non dovesse risolversi positivamente. La  perdita del lavoro è il primo elemento di povertà, e i sostegni messi in campo, come quelli dell’Amministrazione comunale perugina non sarebbero da soli sufficienti ad arginare questo fenomeno.

Anche per richiamare l’attenzione su queste «povertà emergenti», il cardinale Bassetti ha incoraggiato e sostenuto la programmazione di questo convegno, sottolineando «una grande sapienza» nel suo titolo. «Una sapienza antica che si colloca alla base della civiltà giudaico-cristiana. Dice il salmista: “questo povero grida e il Signore lo ascolta” (Sal 34,7). Da sempre la Chiesa ha aperto le sue orecchie e il suo cuore per poter ascoltare e accogliere queste grida. Inequivocabilmente, come ha scritto il Papa, uno dei primi segni con cui le comunità cristiane si sono presentate al mondo è stato dunque “il servizio ai poveri”. Un servizio che nelle prime comunità cristiane era riassumibile con una parola ancora oggi attualissima: “condivisione”».

«Non sempre, però, i cristiani hanno vissuto in questo modo – ha evidenziato il presule –. Molto spesso nel corso della storia la divisione ha prevalso sulla condivisione e la mondanità sulla spiritualità. Lo Spirito Santo ha però saputo ispirare uomini e donne che su questo spirito di servizio ai poveri hanno fondato il loro carisma e lo hanno diffuso in tutto il mondo. Uno di questi è San Vincenzo de Paoli che si è fatto portavoce di “un umanesimo cristocentrico”: un umanesimo fattivo e concreto che riconosceva nell’umanità di Cristo quel “principio dinamico dell’azione missionaria”. D’altronde, come ha scritto il Papa nel messaggio per la giornata dei poveri, “se vogliamo incontrare realmente Cristo, è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri”».

Il cardinale Bassetti, nel porsi «due domande: cosa è la povertà? Chi sono i poveri?» - auspicando delle risposte dal convegno perugino - ha sottolineato che «i poveri oggi assumono tantissimi volti: dai giovani alle donne senza lavoro; dai precari agli sfruttati; dalle famiglie agli anziani; dai migranti ai rifugiati», soffermandosi su uno a lui «particolarmente a cuore: quello dei giovani disoccupati e dei precari del nostro Paese. Purtroppo l’Italia è un Paese avaro di opportunità per le nuove generazioni e soprattutto è un Paese che non riesce a valorizzare i moltissimi talenti che sono presenti in tutta la Penisola. Paradossalmente, l’Italia forma i giovani, li fa studiare, investe su di loro, ma poi ad un certo punto sembra abbandonarli. E molti di loro sono obbligati a lasciare il Paese dando vita ad una nuova e silenziosa forma di emigrazione, oppure sono costretti a vivere un’esistenza precaria fatta di espedienti e lavori sottopagati che, purtroppo, molto spesso li “blocca” a casa dei propri genitori». 

«Ma i giovani italiani, ne sono convinto – ha sostenuto il cardinale avviandosi alla conclusione –, non sono dei “bamboccioni”. Anzi, sono dei ragazzi che hanno desiderio di mettersi in gioco, di mostrare le proprie capacità e di applicare quello che hanno studiato. Purtroppo, però, i nostri giovani non hanno le giuste opportunità per dimostrare il loro valore. Una mancanza di opportunità che intacca nel profondo la loro dignità di persone e che rende molto difficile il progetto di costruire una famiglia. Perché accade questo? I motivi sono estremamente complessi. Quello che però ho visto negli ultimi anni - lo dico come Pastore - è lo sviluppo progressivo di una società sempre più vecchia e anche sempre più immobile. Vecchia non tanto per età, quanto per spirito. Uno spirito di corporazione e conservazione che tende a far sopravvivere consorterie e oligarchie, amicizie e spirito di clan. Una società vecchia e immobile che non favorisce, in alcun modo, la valorizzazione dei talentidei nostri giovani. Dobbiamo impegnarci tutti quanti per superare questa stagnazione: per i nostri giovani, per l’Italia e per i poveri».

Delle risposte alle due domande iniziali del cardinale Bassetti sono state colte negli interessanti interventi e relazioni di mons. Francesco Soddu, don Giovanni De Robertis, padre Nicola Albanesi, e del prof. Pierluigi Grasselli.




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