Alcuni
giovani sostenuti dalle Pastorali giovanile ed universitaria dell’Archidiocesi
di Perugia-Città della Pieve vivranno due esperienze di carità-missione
all’estero: in Malawi, dal 17 settembre all’8 ottobre; in Kosovo, dal 24
settembre al 5 ottobre.
Nello
Stato balcanico, presso il “Campo-missione” della Caritas di
Leskoc, si recherà un gruppo di studenti aderenti al percorso di
formazione al servizio “Si può fare” della Pastorale universitaria, guidato da
don Marco Pigoni e suor Denis Drago. Si tratta di una realtà di carità
nata nel settembre 1999, all’indomani della guerra serbo-kosovara, per opera
delle Caritas diocesane dell’Umbria. E’ una testimonianza concreta di come
si può vivere in pace, in uno stesso ambiente, tra etnie, culture e religioni
diverse. Nel “Campo-missione” della Caritas sono accolte e aiutate persone in
difficoltà, giovani e adulti, di fede cristiana, musulmana e ortodossa. La
pedagogia della carità insegna loro a convivere e a condividere e gli studenti
che giungeranno da Perugia affiancheranno in quest’opera gli operatori e i
volontari Caritas.
Altrettanto
forte sarà l’esperienza che vivranno dieci giovani in Malawi, nella
Diocesi di Zomba gemellata con quella di Perugia-Città della Pieve. I
ragazzi presteranno la loro opera di servizio in progetti di cooperazione e
sviluppo unitamente alla visita delle realtà avviate da anni
dall’associazione diocesana perugina “Amici del
Malawi”, operativa da oltre un trentennio.
Quest’associazione, coinvolgendo Istituzioni civili e realtà
imprenditoriali umbre, è riuscita a realizzare un ospedale, un politecnico
e cinque asili per orfani. I ragazzi e il
loro accompagnatore, don Marco Briziarelli, neo
presidente dell'Associazione Onlus "Amici del Malawi”, porteranno
ciascuno ben 46 chili di aiuti umanitari, tra vestiti e materiale didattico,
per complessivi 506 chili, ai bambini dei cinque asili e dei villaggi della
Diocesi di Zomba.
Don
Marco Briziarelli, nel ricordare che è il quinto anno consecutivo che
questa positiva esperienza missionaria viene proposta a dei giovani,
evidenzia quanto questa esperienza, come quella in Kosovo, è stata benedetta,
incoraggiata e sostenuta dal cardinale Gualtiero Bassetti, che si è recato più
volte in entrambi i Paesi da quando è arcivescovo di Perugia. «Il nostro
pastore Gualtiero – commenta don Marco – è molto attento e sensibile ai giovani
sui quali da sempre ripone le speranze del nostro futuro, perché è convinto che
loro, con azioni concrete, siano in grado di costruire un mondo in cui prevalga
il dialogo, il confronto e la pace. Il nostro cardinale non perde l’occasione
per dire ai tanti giovani che incontra di non avere paura a rimboccarsi le maniche
per aiutare i fratelli e di non volgere mai lo sguardo alla povertà e alla
sofferenza partendo dalla nostra città senza mai perdere lo spirito missionario
guardando al mondo intero».
«Alla
vigilia della nostra partenza per il continente africano – prosegue il
presidente degli “Amici del Malawi” – non possiamo non ricordare le parole
pronunciate dal nostro cardinale all’omelia della messa dell’ordinazione
diaconale in cattedrale dello scorso 12 settembre, che raccogliamo come una
benedizione e un incoraggiamento per la nostra missione. Ai numerosi giovani
presenti il nostro pastore ha detto: “… date vita anche alla speranza che è in
voi. Coraggio! Non rimanete dei rimorchiati nella vita. Muovetevi! Alzatevi e
non restate ai margini, ma state in mezzo al popolo di Dio, perché Gesù Cristo
vi dice alzatevi e date valore alla vostra vita. Cristo vi chiama,
rispondetegli e non abbiate paura della scelta da compiere. Abbiate coraggio,
perché solo così il mondo potrà cambiare…”. Anche la scelta di essere accanto,
di incontrare e mettersi a servizio per tre settimane dei bambini dei cinque
asili di Zomba in Malawi, uno dei Paesi più poveri dell’Africa – conclude don
Marco Briziarelli – è la testimonianza concreta di aver accettato l’invito ad
alzarsi e a seguire Gesù, coscienti che ogni volta è più quello che riceviamo
di quello che doniamo».
Don
Luca Delunghi, da poche settimane il nuovo direttore dell’Ufficio diocesano per
la pastorale giovanile, ha salutato i due gruppi di giovani in partenza per le
missioni in Malawi e in Kosovo, non nascondendo la sua gioia-soddisfazione. E’
lo stesso trentacinquenne sacerdote a spiegarlo con queste parole: «Se sono
prete è anche perché a sedici anni con alcuni amici volevo andare in Africa: la
missione e l’idealizzazione di alcuni film e libri mi avevano fatto appassionare
a questa idea-progetto».
«Attraverso
questa piccola passione – prosegue don Luca Delunghi – il Signore ha costruito
altro e ad oggi non sono mai stato in una terra lontana. Certo, parteciperò ad
uno dei prossimi viaggi nei luoghi di missione per accompagnare i nostri
ragazzi. Adesso, nel salutare quanti si apprestano a partire per il Malawi e il
Kosovo, posso solo sperare che possano trovare altro da quello che si
aspettano». Soprattutto, sottolinea il sacerdote, «lo stupore lasci nel cuore
di chi torna a casa un sano senso di inquietudine, perché non sia solo una
parentesi nella loro vita e magari le mani, gli sguardi e la fatica del
servizio possa supplire a tutto lo sforzo che ci potrà essere per comunicare
con chi non affronta la vita di ogni giorno come noi».
«Chi
dei ragazzi già ha vissuto questa esperienza – commenta il neo direttore della
Pastorale giovanile – ha lasciato il segno in tanti altri giovani e non solo
nella terra di missione. E’ per questo che ogni anno possiamo riproporre iniziative
del genere, perché c’è qualcuno che lo sa raccontare e non solo con le foto e i
post nei social, ma con la testimonianza e la bellezza del sorriso. Quello
stesso sorriso di stupore che nasce in coloro che sono partiti per aiutare e
portare soccorso si ritrovano immersi dalla gioia di un popolo che, pur non
avendo molto, sa gioire per quello che ha. E’ un popolo che sa spiazzare la
sovrabbondanza dei nostri ragazzi, che si domandano ogni volta come è possibile
che in quello stato di vita si possa essere sempre sorridenti».
«I
giovani che vanno – conclude don Luca Delunghi – testimoniano ai lontani che la
nostra Chiesa è giovane e capiscono, come anche papa Francesco ci ricorda
spesso, che la Chiesa tutta è in uscita… Spesso anche chi vive la periferia
della nostra città è disposto ad uscire dalla sua per raggiungere quella di
qualcun’altro e a lasciarsi incontrare da Colui che ci viene a cercare».
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