«L’inizio dell’anno scolastico rappresenta, da sempre, il
momento della rinascita di un popolo dopo le vacanze estive. La campanella
della “filastrocca settembrina” di Gianni Rodari suona infatti per tutti:
bambini e adolescenti; ragazzi e maestri; professori e famiglie. È un momento
di grandissima importanza sociale e culturale che segna una cesura nell’anno
solare e che dà l’avvio a una sorta di liturgia educativa in cui tutti i saperi
e gli insegnamenti confluiscono in un luogo che ha anche un valore sacrale: la
scuola». Così esordisce il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di
Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nel suo ultimo articolo della
rubrica “Dialoghi” de Il Settimanale de «L’Osservatore
Romano», in edicola il 15 settembre e consultabile sul sitowww.osservatoreromano.va .
Il cardinale Bassetti, che è ha
visitato di recente Barbiana (lo scorso 13 settembre), in questa sua
riflessione sul mondo della scuola ricorda quanto scrisse don Lorenzo Milani
in Esperienze pastorali: «La scuola mi è sacra come un ottavo
Sacramento».
La
scuola centralità del sapere umanistico.
«Troppo spesso, però – aggiunge
il presidente della Cei –, le istituzioni educative finiscono nel dibattito
pubblico solamente per questioni legate a malfunzionamenti delle strutture;
oppure per le richieste - legittime, sia chiaro - legate agli stipendi e alle
assunzioni di personale docente; o infine per alcune polemiche un po’
paradossali come quelle sulle vaccinazioni. Questioni certo rilevanti ma che non
toccano l’anima più profonda della scuola.
La scuola, infatti, è uno dei luoghi più importanti per
l’identità e lo sviluppo di un paese. Senza la scuola è difficile pensare una
comunità coesa di uomini e di donne, in cui anche i più poveri possono istruirsi,
crescere ed emanciparsi dalla miseria. Essa è il centro nevralgico del sapere e
della cultura di un popolo che si tramanda di “generazione in generazione”. La
scuola, infine, scrive perfettamente don Milani, “siede fra il passato e il
futuro e deve averli presenti entrambi”.
Queste parole del priore di Barbiana, che sulla scuola ha
investito tutta la sua missione pastorale, rimandano a due questioni cruciali,
oggi ai margini dal dibattito pubblico. In primo luogo, la centralità del
sapere umanistico. Una centralità che attualmente appare dimenticata. Il sapere
umanistico, infatti, sembra essere sacrificato sia da una continua, quanto
inutile, tecnicizzazione dell’insegnamento, sia dall’affermazione sociale del
principio dell’utilità. Sento spesso ripetere che la filosofia o la
letteratura, l’arte o la storia non sono utili perché non servono a niente.
Soprattutto non garantiscono un alto tenore di benessere. È drammatico pensare
che le giovani generazioni possano essere influenzate da un utilitarismo di
così bassa levatura che si combina a filo doppio con la diffusione di un
individualismo esasperato di una società sempre più frammentata. Se questo
fosse vero, significherebbe che i nostri giovani smetterebbero di riflettere
sul bello e sul vero. Cioè sull’uomo e sul suo rapporto con il trascendente».
Amore, dignità e ascolto per affrontare la complessità dei
rapporti sociali dentro e fuori la scuola, dando vita ad una «alleanza
educativa».
«In secondo luogo – prosegue il
presule –, le parole di don Milani ci rimandano alla complessità dei rapporti
sociali dentro e fuori la scuola: ovvero al rapporto tra maestri e allievi; e a
quello tra scuola e famiglie. Don Bosco, rivolto ai maestri, diceva che era
fondamentale educare con amore. Don Milani insisteva sulla difesa della dignità
degli studenti, anche se erano soltanto dei poveri straccioni. Oggi, queste due
parole - amore e dignità - possono essere riassunte con un’altra parola:
dialogo. Un dialogo necessario che non deve assomigliare a un compromesso al
ribasso - cioè a un abbassamento della qualità dell’insegnamento oppure a una
deresponsabilizzazione degli adulti verso gli alunni in nome di un relativismo
culturale che apre a modalità educative di dubbia importanza - ma deve essere,
invece, la parte essenziale, direi costitutiva, di quell’alleanza educativa che
viene evocata ormai da molti anni».
«Un’alleanza – conclude il
cardinale Bassetti – che si compone di due tasselli fondamentali. Innanzi
tutto, un rapporto autentico, fatto di ascolto e legittimazione reciproca tra
famiglie e scuola. E poi un dialogo costruttivo, di scambio e di crescita
comune, tra maestri e allievi. Questo rapporto, in cui non si chiede di
alterare i ruoli ma di favorire la collaborazione, è il cuore pulsante della
scuola. Senza di esso non esiste istituzione educativa. Ed è la via maestra
attraverso cui la scuola diventa sacra».
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