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  15/09/2017 13:23


Il cardinale Gualtiero Bassetti sull'Osservatore Romano: «La scuola è sacra… Essa è il centro nevralgico del sapere e della cultura di un popolo che si tramanda di “generazione in generazione”»



«L’inizio dell’anno scolastico rappresenta, da sempre, il momento della rinascita di un popolo dopo le vacanze estive. La campanella della “filastrocca settembrina” di Gianni Rodari suona infatti per tutti: bambini e adolescenti; ragazzi e maestri; professori e famiglie. È un momento di grandissima importanza sociale e culturale che segna una cesura nell’anno solare e che dà l’avvio a una sorta di liturgia educativa in cui tutti i saperi e gli insegnamenti confluiscono in un luogo che ha anche un valore sacrale: la scuola». Così esordisce il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nel suo ultimo articolo della rubrica “Dialoghi” de Il Settimanale de «L’Osservatore Romano», in edicola il 15 settembre e consultabile sul sitowww.osservatoreromano.va . 

Il cardinale Bassetti, che è ha visitato di recente Barbiana (lo scorso 13 settembre), in questa sua riflessione sul mondo della scuola ricorda quanto scrisse don Lorenzo Milani in Esperienze pastorali: «La scuola mi è sacra come un ottavo Sacramento».

 

La scuola centralità del sapere umanistico.

«Troppo spesso, però – aggiunge il presidente della Cei –, le istituzioni educative finiscono nel dibattito pubblico solamente per questioni legate a malfunzionamenti delle strutture; oppure per le richieste - legittime, sia chiaro - legate agli stipendi e alle assunzioni di personale docente; o infine per alcune polemiche un po’ paradossali come quelle sulle vaccinazioni. Questioni certo rilevanti ma che non toccano l’anima più profonda della scuola.

La scuola, infatti, è uno dei luoghi più importanti per l’identità e lo sviluppo di un paese. Senza la scuola è difficile pensare una comunità coesa di uomini e di donne, in cui anche i più poveri possono istruirsi, crescere ed emanciparsi dalla miseria. Essa è il centro nevralgico del sapere e della cultura di un popolo che si tramanda di “generazione in generazione”. La scuola, infine, scrive perfettamente don Milani, “siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi”.

Queste parole del priore di Barbiana, che sulla scuola ha investito tutta la sua missione pastorale, rimandano a due questioni cruciali, oggi ai margini dal dibattito pubblico. In primo luogo, la centralità del sapere umanistico. Una centralità che attualmente appare dimenticata. Il sapere umanistico, infatti, sembra essere sacrificato sia da una continua, quanto inutile, tecnicizzazione dell’insegnamento, sia dall’affermazione sociale del principio dell’utilità. Sento spesso ripetere che la filosofia o la letteratura, l’arte o la storia non sono utili perché non servono a niente. Soprattutto non garantiscono un alto tenore di benessere. È drammatico pensare che le giovani generazioni possano essere influenzate da un utilitarismo di così bassa levatura che si combina a filo doppio con la diffusione di un individualismo esasperato di una società sempre più frammentata. Se questo fosse vero, significherebbe che i nostri giovani smetterebbero di riflettere sul bello e sul vero. Cioè sull’uomo e sul suo rapporto con il trascendente».

 

Amore, dignità e ascolto per affrontare la complessità dei rapporti sociali dentro e fuori la scuola, dando vita ad una «alleanza educativa».

«In secondo luogo – prosegue il presule –, le parole di don Milani ci rimandano alla complessità dei rapporti sociali dentro e fuori la scuola: ovvero al rapporto tra maestri e allievi; e a quello tra scuola e famiglie. Don Bosco, rivolto ai maestri, diceva che era fondamentale educare con amore. Don Milani insisteva sulla difesa della dignità degli studenti, anche se erano soltanto dei poveri straccioni. Oggi, queste due parole - amore e dignità - possono essere riassunte con un’altra parola: dialogo. Un dialogo necessario che non deve assomigliare a un compromesso al ribasso - cioè a un abbassamento della qualità dell’insegnamento oppure a una deresponsabilizzazione degli adulti verso gli alunni in nome di un relativismo culturale che apre a modalità educative di dubbia importanza - ma deve essere, invece, la parte essenziale, direi costitutiva, di quell’alleanza educativa che viene evocata ormai da molti anni».

«Un’alleanza – conclude il cardinale Bassetti – che si compone di due tasselli fondamentali. Innanzi tutto, un rapporto autentico, fatto di ascolto e legittimazione reciproca tra famiglie e scuola. E poi un dialogo costruttivo, di scambio e di crescita comune, tra maestri e allievi. Questo rapporto, in cui non si chiede di alterare i ruoli ma di favorire la collaborazione, è il cuore pulsante della scuola. Senza di esso non esiste istituzione educativa. Ed è la via maestra attraverso cui la scuola diventa sacra».




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