La Pastorale giovanile di Perugia-Città della
Pieve ha proposto per l’estate 2017 un pellegrinaggio in Terra Santa (18-27
agosto), "vacanza alternativa" vissuta da ben 79 giovani e 140
adulti, guidati dal vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti insieme ad alcuni
sacerdoti diocesani, tra cui don Francesco Buono che ha curato il percorso
catechetico. Giovani e adulti sui passi di Gesù di Nazareth, per scoprire, con
la fede e la ragione, storie simili alle loro, fatte di pietre, di persone e di
racconti. Hanno fatto tesoro anche di quel «sesto vangelo che è la vita di
ciascuno», raccontano alcuni giovani pellegrini, che aggiungono: «il quinto
vangelo, ci hanno detto, è proprio la Terra Santa che parla meglio di qualsiasi
altra cosa… Siamo rientrati da alcuni giorni a Perugia, ma qualcuno “non riesce
a togliersi da dosso Gerusalemme”, o chi dice di essere “malato di questa
città”… Sappiamo che tutto passa e che un pellegrinaggio così carico e pieno
deve decantare e il “distillato”, magari, sarà capace di profumare l’esistenza
di tutti i giorni cosicché la vita sappia ancora più di Vangelo».
Diverse sono state le esperienze vissute dai
pellegrini perugino-pievesi, come quella del muro di cemento che divide i
territori palestinesi dal resto della Terra Santa. «Pernottando a Betlemme –
raccontano sempre i giovani pellegrini – abbiamo avuto la possibilità di
sperimentare, con assai meno trepidazione e fatica, la dura vita di chi ogni
giorno deve correre di buon mattino attraverso un checkpoint, per poter varcare
un muro, eretto da chi ti considera un nemico, pur essendo suo vicino di casa.
Abbiamo visto la durezza sul volto dei giovani soldati chiamati a sospettare
come terroristi dei semplici lavoratori, padri di famiglia e magari anche
nonni».
Il pellegrinaggio è stato un «cammino –
prosegue il racconto dei giovani perugino-pievesi –, che ci ha permesso di
scendere nella grotta di Betlemme e nel tunnel di Ghicon, nel medesimo buio del
cieco nato, presentato dal Vangelo di Giovanni; di salire al Muro occidentale e
cantare con il popolo d'Israele per l'arrivo dello Shabbat; di sentire le
melodie gregoriane nella chiesa crociata di Sant'Anna, vicino agli scavi della
piscina di Betesda; di scendere dal monte degli Olivi partendo da Betfage,
ripercorrendo l'ingresso messianico che celebriamo nella domenica delle Palme;
di entrare nel cuore della terra, dove abbiamo condiviso l'angoscia di chi si
sente abbandonato dagli amici nel tempo della condanna; di uscire dall'edicola
del Sepolcro, appena restaurato; di salire pochi scalini per giungere al
Golgota, scenderne altri per poter celebrare una messa solenne cantata in
gregoriano…».
Altra forte esperienza, come evidenziano gli
stessi protagonisti del pellegrinaggio, è stata quella «di essere entrati a Yad
Vashem, il museo sull'Olocausto, cercando, nel Giardino dei Giusti, il ricordo
dei due preti perugini che si sono impegnati per salvare la vita di chi
rischiava di perderla solo perché ebreo». Altra visita che ha lasciato un segno
indelebile nei giovani ma anche negli adulti, è stata quella «al grande museo
d'Israele che attraverso le sue diverse sezioni ci ha permesso di capire molte
più cose dell'epoca biblica». Infine l’esperienza di «una serata al Mahane
Yehuda, nella "movida" ebraica del sabato notte, sperimentando ancora
di più come Gerusalemme e tutta Israele sia così tanto complessa e
affascinante, ricca e povera insieme, ma soprattutto desiderando di farci
tornare ancora una volta – concludono i giovani pellegrini perugino-pievesi –,
perché certi che qualcosa lì si lascia: forse il cuore, forse i ricordi o
magari le speranze».
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