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  31/08/2017 14:15


Perugia: Rientrati i giovani dal pellegrinaggio in Terra Santa vissuto come il «quinto vangelo». A Gerusalemme e in tutta Israele «qualcosa lì si lascia: forse il cuore, forse i ricordi o magari le speranze»



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La Pastorale giovanile di Perugia-Città della Pieve ha proposto per l’estate 2017 un pellegrinaggio in Terra Santa (18-27 agosto), "vacanza alternativa" vissuta da ben 79 giovani e 140 adulti, guidati dal vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti insieme ad alcuni sacerdoti diocesani, tra cui don Francesco Buono che ha curato il percorso catechetico. Giovani e adulti sui passi di Gesù di Nazareth, per scoprire, con la fede e la ragione, storie simili alle loro, fatte di pietre, di persone e di racconti. Hanno fatto tesoro anche di quel «sesto vangelo che è la vita di ciascuno», raccontano alcuni giovani pellegrini, che aggiungono: «il quinto vangelo, ci hanno detto, è proprio la Terra Santa che parla meglio di qualsiasi altra cosa… Siamo rientrati da alcuni giorni a Perugia, ma qualcuno “non riesce a togliersi da dosso Gerusalemme”, o chi dice di essere “malato di questa città”… Sappiamo che tutto passa e che un pellegrinaggio così carico e pieno deve decantare e il “distillato”, magari, sarà capace di profumare l’esistenza di tutti i giorni cosicché la vita sappia ancora più di Vangelo».

Diverse sono state le esperienze vissute dai pellegrini perugino-pievesi, come quella del muro di cemento che divide i territori palestinesi dal resto della Terra Santa. «Pernottando a Betlemme – raccontano sempre i giovani pellegrini – abbiamo avuto la possibilità di sperimentare, con assai meno trepidazione e fatica, la dura vita di chi ogni giorno deve correre di buon mattino attraverso un checkpoint, per poter varcare un muro, eretto da chi ti considera un nemico, pur essendo suo vicino di casa. Abbiamo visto la durezza sul volto dei giovani soldati chiamati a sospettare come terroristi dei semplici lavoratori, padri di famiglia e magari anche nonni».

Il pellegrinaggio è stato un «cammino – prosegue il racconto dei giovani perugino-pievesi –, che ci ha permesso di scendere nella grotta di Betlemme e nel tunnel di Ghicon, nel medesimo buio del cieco nato, presentato dal Vangelo di Giovanni; di salire al Muro occidentale e cantare con il popolo d'Israele per l'arrivo dello Shabbat; di sentire le melodie gregoriane nella chiesa crociata di Sant'Anna, vicino agli scavi della piscina di Betesda; di scendere dal monte degli Olivi partendo da Betfage, ripercorrendo l'ingresso messianico che celebriamo nella domenica delle Palme; di entrare nel cuore della terra, dove abbiamo condiviso l'angoscia di chi si sente abbandonato dagli amici nel tempo della condanna; di uscire dall'edicola del Sepolcro, appena restaurato; di salire pochi scalini per giungere al Golgota, scenderne altri per poter celebrare una messa solenne cantata in gregoriano…».

Altra forte esperienza, come evidenziano gli stessi protagonisti del pellegrinaggio, è stata quella «di essere entrati a Yad Vashem, il museo sull'Olocausto, cercando, nel Giardino dei Giusti, il ricordo dei due preti perugini che si sono impegnati per salvare la vita di chi rischiava di perderla solo perché ebreo». Altra visita che ha lasciato un segno indelebile nei giovani ma anche negli adulti, è stata quella «al grande museo d'Israele che attraverso le sue diverse sezioni ci ha permesso di capire molte più cose dell'epoca biblica». Infine l’esperienza di «una serata al Mahane Yehuda, nella "movida" ebraica del sabato notte, sperimentando ancora di più come Gerusalemme e tutta Israele sia così tanto complessa e affascinante, ricca e povera insieme, ma soprattutto desiderando di farci tornare ancora una volta – concludono i giovani pellegrini perugino-pievesi –, perché certi che qualcosa lì si lascia: forse il cuore, forse i ricordi o magari le speranze».




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