Dalla
presentazione del Secondo Rapporto sulle Povertà curato dall’Osservatorio della
Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, presentato il pomeriggio del 20
giugno nel capoluogo umbro, sono emersi tanti “volti” non più “invisibili” e,
da tutti gli interventi, la necessità di fare “rete” tra Istituzioni civili,
religiose e realtà private impegnate nel welfare. La Caritas, con questo
Rapporto, ritorna a produrre “pensiero” nella Chiesa e non solo. Tra gli
“addetti ai lavori” presenti, rappresentanti delle Istituzioni civili (Regione
dell’Umbria e Comune di Perugia), operatori del Terzo settore e gli stessi
autori del Rapporto, c’è attesa per gli effetti del SIA (Sostegno all’Inclusione
Attiva) avviato a livello nazionale nel settembre 2016, mentre quello varato
dalla Regione ancora non è operativo, che si inizieranno a cogliere tra un paio
di anni. Sono state espresse anche delle perplessità sull’efficacia dello
stesso SIA, perché nei Comuni di Perugia, Corciano e Torgiano su 661 domande
presentate da famiglie in gravi difficoltà, quelle accolte sono solo 285. «In
questo momento in cui nel nostro Paese affrontiamo delle problematiche sociali
importanti e decisive – ha evidenziato il vescovo ausiliare mons. Paolo
Giulietti –, la Caritas ha bisogno di produrre pensiero. Non si può più
affrontare la povertà con il continuare ad offrire servizi palliativi, perché
non bastano più. Redigere un rapporto annuale su questo fenomeno vuol dire come
Chiesa impegnarsi a pensare, a produrre pensiero. La Caritas deve tornare ad
essere non solo a livello diocesano, ma parrocchiale, luogo di pensiero.
Purtroppo, nel fare la Visita pastorale, questo “fare pensiero”
della Caritas non l’ho colto più. Per questo la Caritas, nelle parrocchie, deve
ritornare ad essere luogo in cui si “pensa”, oltre a “fare”, per dare delle
risposte di pensiero che nascono dal Vangelo e dalla coscienza sociale. I
cristiani hanno il dovere di fare pensiero e lo ricorda il Papa, che oggi (20
giugno, n.d.r.) è andato a venerare due preti di carità, don Mazzolari e don
Milani, ma che sono anche preti di pensiero». Mons.
Giulietti ha parlato anche di «fatica a collaborare» con le Istituzioni civili
preposte a contenere questo fenomeno, ricordando che a Perugia, pur avendo
firmato Caritas e Comune un protocollo di intesa ben prima il varo del SIA, i
frutti di quest’intesa sinergica per alleviare la povertà ancora non si vedono,
come i dati del Rapporto 2016 dimostrano. «Il lavoro di rete è faticoso a
realizzarlo – ha commentato mons. Giulietti –, ma non dobbiamo scoraggiarci,
perché solo uniti si riescono a risolvere i problemi. Alla Chiesa spetta il
compito di essere catalizzatrice e stimolatrice di azioni sociali portate avanti
anche con un maggiore coinvolgimento delle realtà private sensibili al
sociale». Basti pensare ai quattro Empori della Solidarietà della Caritas
perugina, nati da un’azione sinergica tra Istituzioni civili, Chiesa e privati
come la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e alcune aziende del settore.
Nel contempo, ha proseguito il vescovo ausiliare, «occorre aiutare le
Istituzioni ad alleggerire la loro gestione burocratica anche in ambito
sociale». Non
poteva non fare da eco alle parole di mons. Giulietti l’economista perugino
Pierluigi Grasselli, direttore dell’Osservatorio della Povertà della Caritas
diocesana, durante la sua interessante e appassionata presentazione del
Rapporto. Il docente ha evidenziato come «appare in linea con le necessità di
aiuto suggerite da questo Rapporto la recente svolta nell’impegno del Governo
italiano per il contrasto alla povertà ed all’esclusione sociale. Già da
settembre 2016 si è avviata l’estensione all’intero territorio nazionale del
SIA, per il quale in Umbria il Governo regionale ha stanziato risorse proprie
addizionali. Con essa si è inteso dare avvio all’erogazione progressiva di un
Reddito di inclusione, di una misura cioè strutturale e universale, che prevede
un esborso monetario accompagnato da un progetto personalizzato, volto ad
assicurare, grazie anche a servizi appropriati, un’autonoma capacità di
inserimento sociale. Gli esiti di questa estensione non sono però
ritenuti soddisfacenti (soprattutto per qualche indicazione di un livello molto
elevato di respingimento delle domande presentate), e su essi si richiedono
approfondimenti e trasparenza». Il
prof. Grasselli, inoltre, ha ricordato che «il 14 aprile u.s. è stato firmato a
palazzo Chigi un Memorandum dal presidente del Consiglio dei ministri e dal
presidente delle Acli, portavoce dell’Alleanza contro la povertà
(raggruppamento di 35 soggetti sociali, avviatosi per iniziativa di Caritas ed
Acli, e comprensivo dei sindacati confederali, degli enti locali, di numerose
associazioni ed Ong). Si osservi come il memorandum assegni, in presenza della
grave crisi del binomio Stato-Mercato, un importante ruolo all’Alleanza contro
la povertà, e quindi alla società civile e ai suoi corpi intermedi, per
l’attuazione del bene comune. Come prevede il Memorandum, ci si attende che la
gestione della legge delega venga attuata con la partecipazione del Terzo
Settore e degli enti privati non profit che si occupano di assistenza, Caritas
inclusa. Sembra infatti non più differibile anche in Umbria l’avvio di
una gestione più partecipata del welfare da parte delle amministrazioni
regionali e locali. Con riguardo alla gestione associata del Reddito di
inclusione (Rei) sul territorio, il memorandum assegna la definizione delle
forme di questa alla competenza regionale. Vedremo anche in Umbria quali
modalità saranno proposte».
Il
direttore dell’Osservatorio Caritas ha concluso esprimendo un augurio: «che la
regione Umbria, che è la regione di San Francesco e di San Benedetto, e in
particolare la nostra città di Perugia, trovino qui, nell’impegno a costruire
una società effettivamente solidale, una loro identità forte, e che noi
cittadini possiamo costruire in corrispondenza un’efficace dimensione
aggregativa, comunitaria e partecipativa».
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