Martedì
23 maggio molti fedeli della parrocchia dell’Abbazia di S. Eutizio in Preci si
sono ritrovati nel prato sottostante il complesso gravemente ferito dai
terremoti dello scorso anno per partecipare alla Messa presieduta
dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nella festa
liturgica di S. Eutizio.
Presbiteri
e autorità. Col Presule - che ha eccezionalmente lasciato l’assemblea della
Conferenza Episcopale Italiana dopo le votazioni per il Presidente appositamente
per celebrare col popolo la prima festa di S. Eutizio post sisma - hanno
concelebrato: il parroco dell’Abbazia don Luciano Avenati, di Norcia don Marco
Rufini, di Cascia don Renzo Persiani, di Avendita don Giuliano Medori, della
cattedrale di Foligno mons. Giuseppe Bertini accompagnato da un sacerdote
ucraino suo collaboratore, il canonico della cattedrale di Spoleto mons.
Vincenzo Alimenti. Presente in fascia tricolore il sindaco di Preci Pietro
Bellini e l’assessore alle Infrastrutture, trasporti e mobilità urbana della
Regione Umbria Giuseppe Chianella. Tra le autorità militari, significativa la partecipazione
dei Granatieri di Sardegna della caserma di Spoleto in rappresentanza di tutti
quei militari che, dalla prima scossa del 24 agosto, custodiscono, giorno e
notte, l’Abbazia di S. Eutizio.
Le
parole dell’Arcivescovo. «Una festa particolare quella di quest’anno, ma non
meno bella». Con queste parole mons. Boccardo ha avviato la sua omelia. «La
nostra preoccupazione – ha proseguito - è giustamente la ricostruzione. Ma se
pensiamo solo ai muri delle case, delle chiese e degli edifici è poca cosa. Non
possiamo registrare il terremoto come uno dei tanti eventi della cronaca, che
dopo un po’ di tempo entra a far parte della storia e non se ne parla quasi
più: l’uomo saggio, invece, è chiamato a leggere dentro questo evento
catastrofico che ha ferito la nostra terra e trarre degli insegnamenti. Il
primo lo indica proprio S. Eutizio: lui in questa valle diede avvio alla primordiale
forma di vita cenobitica, invitando gli eremiti presenti nel circondario a
riunirsi a vivere insieme. Prima pensò alla costruzione degli uomini e poi dei
muri, nello specifico dell’Abbazia che porta il suo nome. Alla sua scuola – ha
continuato l’Arcivescovo – siamo chiamati ad avere un progetto alto per le
nostre comunità, a sognare. Spesso invece mancano idee forti, ognuno ricerca il
proprio tornaconto, non c’è più una meta comune. S. Eutizio ci invita a non
lasciarci vivere dagli eventi, nel nostro caso dal terremoto, ma ad impegnarci
per un progetto che ci consenta di non camminare invano, di superare i
personalismi e di contribuire un poco ciascuno al bene comune. Certo, so che
c’è delusione e frustrazione per i ritardi nella ricostruzione. Ma non serve
fare le liste dei lamenti, bisogna guardare avanti con forza e senza
recriminazioni. La cosa più urgente è ridare un senso alle nostre vite da
ricercare nei gesti quotidiani e monotoni, rifondare le relazioni comunitarie
su basi solide: solo così la ricostruzione dei muri sarà significativa. A S.
Eutizio – ha concluso mons. Boccardo – chiediamo che ci ottenga la sapienza per
ricostruire con intelligenza e con apertura di mente e di cuore per il bene di
queste comunità».
Il
grazie di don Luciano Avenati a mons. Boccardo. Al termine della Messa, si è
snodata la processione fino al piazzale antistante l’Abbazia e da lì
l’Arcivescovo ha benedetto la terra e i frutti che darà. Prima del congedo
finale don Luciano Avenati ha ringraziato i fedeli presenti, i suoi confratelli
presbiteri, le autorità civili e militari e ha ricordato quanti in questi mesi
«si sono stretti intorno a noi nella preghiera, nella vicinanza, nell’amicizia
e nel sostegno economico. Un grazie particolare – ha proseguito il sacerdote –
lo voglio dire all’Arcivescovo per la sua costante presenza nel nostro
territorio ferito dal terremoto e per i significativi aiuti che non ha fatto
mancare. Molte cose che il Vescovo fa per la gente della Valnerina non si
vedono e non si sanno perché, come scrive S. Paolo, la carità non si vanta, non
si gonfia. Posso assicurare però che il suo intervento a favore di questa gente
è straordinario». Un lungo applauso è partito spontaneo da tutti i presenti.
Il “sogno” per S. Eutizio. Mons. Boccardo poi ha ringraziato l’assessore
regionale Chianella per la sua partecipazione e gli ha detto: «Abbiamo un sogno:
vorremmo vedere quanto prima le impalcature intorno a S. Eutizio. Stateci
vicino, da soli non ce la facciamo, è urgente una cordata per far rifiorire
questo gioiello della fede. Unendo le forze la meta sicuramente sarà più
vicina». Chianella ha assicurato che «l’impegno della Regione per S. Eutizio
sarà massimo. Io sono architetto – ha proseguito – e vedere l’Abbazia in queste
condizioni è una grande ferita. Condivido poi le parole dell’Arcivescovo che è
prioritario ricostruire le relazioni nelle comunità e poi i muri. Comunque – ha
concluso – a presto con le impalcature!».
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