«C’è
un’emergenza in Italia a cui bisogna dare la massima attenzione: l’aumento dei
poveri. Secondo l’ultima pubblicazione dell’Istat sono più di otto milioni; e
di questi, ben quattro milioni e mezzo vivono in condizioni di indigenza
assoluta: non hanno la possibilità, cioè, di acquistare il “minimo
indispensabile per vivere”. Queste cifre già di per sé drammatiche, tuttavia,
non ci dicono tutto. Accanto a questi numeri preoccupanti bisogna aggiungere,
infatti, le nuove forme di esclusione sociale che le statistiche non ci
restituiscono appieno». E’ quanto scrive il cardinale arcivescovo di
Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti nel numero de Il Settimanale de
«L’Osservatore Romano», in edicola con il numero di venerdì 21 aprile, già
consultabile sul sito: www.osservatoreromano.va , in occasione dell’ultimo
rapporto Istat sulla povertà in Italia che prende in esame i dati relativi al
2015.
Le
povertà relazionali, mimetizzate e degli ultimi della
società.
Il
porporato si sofferma su tre aspetti non poco preoccupanti del fenomeno: «Innanzitutto,
le povertà relazionali - tipiche della vita urbana in cui si sono
spezzate le reti generazionali delle famiglie - che vanno dal disagio
adolescenziale fino all’abbandono dei nostri anziani. In secondo luogo, le povertà
mimetizzate caratteristiche di molte famiglie e delle giovani generazioni
costrette a nuove forme di emigrazione o ad un umiliante precariato. E infine,
le povertà degli ultimi della società, ovvero di quel composito
agglomerato di varia umanità che, per motivi diversi, sono i prodotti della
“cultura dello scarto” denunciata da Papa Francesco: dai disoccupati
strutturali ai clochard, fino ai rifugiati e ai migranti».
Una
strisciante e subdola guerra tra poveri.
In
questa drammatica complessità del fenomeno povertà, secondo il cardinale
Bassetti, «si cela la situazione più inquietante e più preoccupante dei tempi
odierni: ovvero, il rischio di una strisciante e subdola guerra tra poveri. Una
sorta di perverso conflitto sociale tra chi occupa l’ultimo posto della società
e tra chi ne sta addirittura fuori. Si tratta di un rischio preoccupante perché
si ciba voracemente di stereotipi culturali, paure collettive e pregiudizi
sociali di larga diffusione e spesso di scarsa attinenza con la realtà. E
proprio per questo estremamente pericoloso».
La
logica del capro espiatorio o della vittima sacrificale … da rigettare
con decisione.
«Un
conflitto che, purtroppo – prosegue il presule perugino –, viene pubblicamente
alimentato da chi cerca di trovare un responsabile preciso a cui addossare
tutta la colpa di questa difficile congiuntura economica. Un responsabile che,
per essere ben identificabile, deve essere ovviamente sempre un altro, un
diverso, o meglio, un forestiero. Si tratta di una logica antichissima che
torna sempre in auge nei momenti di crisi. È la logica del capro espiatorio o
della vittima sacrificale, necessaria forse a placare le frustrazioni sociali o
le emozioni più istintive ma che non spiega alcunché. Si tratta, in
fondo, di una logica anticristiana e sostanzialmente neopagana da rigettare con
decisione».
Saper
declinare il pane e la grazia.
Avviandosi
alla conclusione il cardinale Bassetti parla di «sfida del futuro», che «non
consiste nell’evocare paure ataviche e nel costruire nuovi ghetti, ma al
contrario di saper rispondere, con carità e creatività, a quelle che Giorgio La
Pira definì «le attese della povera gente». C’è ovviamente una diversità
sociale rispetto al tempo in cui scriveva il sindaco di Firenze: l’esistenza di
una società multietnica caratterizzata da un diffuso pluralismo religioso.
Tuttavia, oggi, come allora, le attese sono sempre le stesse: avere del cibo,
una casa, un lavoro, un luogo in cui pregare. Ovvero saper coniugare
l’immancabile sete d’infinito di ogni persona, con la dignità incalpestabile di
ogni essere umano. In poche parole: saper declinare il pane e la grazia».
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