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  17/03/2017 18:32


Bisogna affrettarsi. Per superare le emergenze del mondo di oggi una proposta di 50 anni fa: la Populorum progressio. A parlarne sulle colonne de «L’Osservatore Romano» è il Cardinale Gualtiero Bassetti. Un documento estremamente attuale, scrive il Cardinale, per tre motivi: per la promozione di «ogni uomo e di tutto l’uomo»; per la costruzione di un dialogo che superi gli «urti di civiltà»; e per il «dovere di accoglienza» nei confronti dei lavoratori emigranti.



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«Leggere le notizie sulla situazione drammatica dei sei anni di guerra in Siria o sul milione e mezzo di profughi che fuggono dal Sud Sudan e, contemporaneamente, ascoltare il dibattito sui migranti che ha animato la campagna elettorale olandese, ma che aleggia un po’ in tutta Europa, fa venire subito alla mente una celebre frase che il poeta romagnolo Dino Campana scrisse nel 1930 a un suo amico nell’ultimo scorcio della sua tragica vita: “Tutto va per il meglio nel peggiore dei mondi possibili”». Inizia con queste parole sferzanti l’ultimo editoriale del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti intitolato «Bisogna affrettarsi», pubblicato da «L’Osservatore Romano» in edicola sabato 18 marzo, già consultabile sul sito: www.osservatoreromano.va.

Per il porporato perugino il mondo contemporaneo «sembra essersi dimenticato della dignità dell’uomo. Oltre la retorica pare ci sia il vuoto. Il valore dell’essere umano, infatti, sembra passare immediatamente in secondo piano rispetto alla logica del supremo interesse personale: che si può declinare, a volte, come un interesse meramente economico, altre volte come un insuperabile interesse di sicurezza sociale o, infine, in un desiderio trasformato egoisticamente in un diritto».

            Nel riflettere sul «valore dell’essere umano», il pensiero di Bassetti non può non andare «al dramma mondiale dei migranti», nei confronti dei quali si sentono «frasi un po’ stucchevoli nella loro banalità che – scrive il cardinale – ripetono un ritornello sentito una miriade di volte: aiutiamoli a casa loro. A me capita spesso di aggiungere non senza una punta di malizia: purché li aiutiamo. Già, ma come?»

Una delle risposte più autorevoli a questa domanda cruciale, secondo Bassetti, «viene data dall’enciclica di Paolo VI Populorum progressio, di cui tra pochi giorni, il 26 marzo, ricorrerà il cinquantesimo anniversario. Un’enciclica discussa e osteggiata, ma che fu, invece, straordinariamente innovativa e che rappresentò – come riconobbe Giovanni Paolo II nella Sollicitudo rei socialis – la prima enciclica in cui la questione sociale acquisì una dimensione mondiale». Un documento estremamente attuale, scrive il Cardinale, per tre motivi: per la promozione di «ogni uomo e di tutto l’uomo»; per la costruzione di un dialogo che superi gli «urti di civiltà»; e per il «dovere di accoglienza» nei confronti dei lavoratori emigranti. E infine anche perché le parole scritte nel 1967 da Paolo VI trovano oggi «una rinnovata declinazione nella Evangelii gaudium e nella Laudato si’».

La conclusione dell’articolo è tutta rivolta all’estrema urgenza di costruire un futuro più giusto: «Papa Montini in un passaggio dellaPopulorum progressio sottolineava l’urgenza di questi temi. “Bisogna affrettarsi” scriveva il Pontefice, perché “non bisogna correre il rischio di accrescere ulteriormente la ricchezza dei ricchi e la potenza dei forti, ribadendo la miseria dei poveri e rendendo più pesante la servitù degli oppressi”. Sono passati cinquant’anni. L’urgenza è diventata emergenza. Bisogna assolutamente affrettarsi».




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