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  03/02/2017 11:50


Perugia: per l’accoglienza dei senza dimora in città mobilitata l’Associazione “Beata Colomba da Rieti” con l’apporto di diverse realtà di volontariato. Il cardinale Bassetti: «E’ il Signore che ci dona la possibilità di poter fare del bene mettendoci davanti queste situazioni».



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«Non voglio trovarmi nelle condizioni in cui si trovò a Perugia, più di un secolo e mezzo fa, il cardinale Gioacchino Pecci (il futuro papa Leone XIII, n.d.r.) con un anziano che lo trovarono in piazza morto di freddo, come un uccellino… Il mio predecessore disse “basta!” e fece sorgere la realtà diocesana di “Fontenuovo” (oggi Residenza protetta per anziani, n.d.r.)». A dirlo è stato il cardinale Gualtiero Bassetti all’incontro con cinquanta membri di associazioni ed organismi di volontariato di ispirazione sia cristiana che laica, tenutosi in arcivescovado nel giorno della solennità del santo patrono Costanzo (29 gennaio).

E’ stato un incontro di verifica e prosieguo dell’opera di accoglienza-assistenza rivolta, in questo gelido inverno, a una quarantina di persone che vivono nel centro storico. Il freddo intenso dei giorni scorsi non ha aggravato solo l’emergenza nelle zone terremotate dell’Italia centrale, Umbria inclusa, ma ne ha generato un’altra, che vede “protagoniste” persone prive di un tetto dove ripararsi di notte. A seguito dell’indisponibilità di idonee strutture pubbliche e private a offrire un servizio a queste persone - che hanno chiesto aiuto al cardinale Bassetti -, le stesse, nelle ultime due settimane, sono state ospitate prima nella sala “San Francesco” dell’arcivescovado e poi nel complesso dell’antica chiesa di San Giovannino, sede dell’Associazione culturale “Beata Colomba da Rieti”. Per loro si è attivata subito una “rete di solidarietà” da parte di diverse associazioni di volontariato, i cui membri, a turno, hanno “vegliato” sugli ospiti della “Beata Colomba”. «Un’esperienza che ci ha arricchito e ci vede uniti in quest’opera di assistenza – hanno commentato gli stessi volontari –, quando non poche volte andiamo in “ordine sparso”. Si lavora in maniera sinergica per offrire non solo assistenza socio-sanitaria e un luogo caldo e dignitoso dove poter dormire, ma anche il calore di una famiglia».

All’incontro è intervenuta l’assessore alle Politiche sociali del Comune, Eddi Cicchi, che ha parlato di una maggiore presa di coscienza a Perugia della presenza di persone in particolari situazioni di disagio da aiutare anche con il coinvolgimento dei cittadini. L’assessore non ha fatto mancare la sua collaborazione e disponibilità a studiare possibili soluzioni a questa emergenza, che sin da subito è stata affrontata insieme al Pronto intervento sociale del Comune. L’Ente locale e la Curia si sono impegnati a individuare una struttura più idonea a questo tipo di accoglienza che prosegue, per i mesi invernali, nei locali messi a disposizione dell’Associazione “Beata Colomba”. Una realtà culturale del capoluogo umbro che tiene vivi il culto e la memoria storica di una grande figura di santità vissuta tra il XV e il XVI secolo, conosciuta anche come la “Santa delle due città”, Rieti (dove nacque 550 anni fa) e Perugia (dove visse e morì nel 1501), il cui “messaggio sociale” è sempre molto attuale.

Il cardinale Bassetti, che in occasione della solennità del patrono san Costanzo ha evidenziato “l’anima vera, operosa e solidale” di Perugia, ha ringraziato quanti si sono prodigati in questo servizio rivolto a gente che vive ai margini della comunità, dando disponibilità a proseguirlo. Il porporato ha anche ricordato che «la nostra è una terra del volontariato e di generosità verso il prossimo», dicendo, con voce ferma, «come Chiesa e come società civile non possiamo non fare nulla per affrontare questa emergenza. Quando ci troviamo dinanzi a persone che dormono per strada con temperature ben al disotto lo zero termico, noi credenti, ma anche i non credenti, dobbiamo applicare la parabola del “buon samaritano”. Quando si tratta di soccorrere il fratello che sta soffrendo, non possiamo non provare quel senso di umanità di appartenenza alla comunità che ci spinge a dire: “Faccio quello che è necessario per alleviare la sofferenza del prossimo”. Tutti siamo chiamati a rimboccarci le maniche, rinunciando anche a qualcosa, per salvare il più possibile delle vite umane. E’ il Signore che ci dona la possibilità di poter fare del bene mettendoci davanti queste situazioni».




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