Tantissime
persone la sera del 27 gennaio hanno preso parte, nella palestra dell’Oratorio
del Sacro Cuore a Spoleto, alla veglia di preghiera presieduta dall’arcivescovo
Renato Boccardo a conclusione della giornata di digiuno indetta dallo stesso
Presule per elevare a Dio onnipotente una preghiera
accorata e confidente perché si calmino le forze della natura - in particolare
il terremoto che dal 24 agosto dello scorso anno ha colpito in modo violento il
centro Italia, compresa la Valnerina - e sia restituito alle popolazioni un
tempo di serenità e di pace.
La preghiera è iniziata col canto “Se tu m’accogli Padre buono”
dove si dice, tra l’altro: se
nell’angoscia più profonda, quando il nemico assale, se la tua grazia mi
circonda, non temerò alcun male. Ti invocherò mio Redentore, e resterò sempre
con te. Nel mentre, Arcivescovo e presbiteri sono entrati processionalmente
nella palestra e si è svolto il rito del lucernario che solitamente si vive
nella veglia pasquale. Così mons. Boccardo: Cristo,
il vivente nei secoli, il vincitore del male e della morte, ci invita a non
temere. Lui, la luce vera che brilla nelle tenebre, alimenta e sostiene la
nostra speranza. È seguito l’ascolto di alcune letture. Il primo brano è
stato tratto dai “Discorsi” di S. Pietro Crisologo dove è ben illustrato il
senso del digiuno: è l’anima della
preghiera; chi digiuna comprende bene cosa significhi per gli altri non aver da
mangiare. O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l’oblazione del digiuno,
che non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Poi, il brano del
libro di Ester in cui Mardocheo chiede a Dio di risparmiare sofferenze al
popolo e di ricordarsi delle sue promesse. Un passo del libro del profeta Isaia
ha presentato un Signore che non si dimentica del suo popolo, nonostante i
dubbi di quest’ultimo, perché “sulle
palme delle mie mani ti ho disegnato”. Infine, la scena Vangelo di Marco
della tempesta di vento con i discepoli che dicono a Gesù: “Maestro non ti importa che siamo perduti?”.
E lui dopo aver calmato il vento dice ai discepoli: “Perché avete paura, non avete ancora fede?”.
Poi, c’è stata l’omelia dell’Arcivescovo. All’inizio mons.
Boccardo ha detto ai presenti: «Molti si sono chiesti il perché del digiuno.
Forse – è stato detto - è meglio che la Chiesa faccia cose materiali, dia aiuti
concreti ai terremotati? Questo lo facciamo attraverso la Caritas fin dalle ore
successive alle scosse del 24 agosto. Una cosa non esclude l’altra. Il primo
compito dei cristiani dinanzi ad una calamità – ha detto il Presule - è gridare
a Dio e chiedergli misericordia per il popolo. La preghiera e il digiuno, poi,
danno forza a quella misericordia che ogni giorno attuiamo nella nostra vita e
che noi come comunità cristiana, in questo momento storico, concretizziamo con
progetti di sostegno alle persone e alle zone colpite dal terremoto. Gli eventi
sismici di questi mesi possono ispirare nella gente lo stesso grido di Isaia: “Il Signore mi ha dimenticato”. Ma Gesù
non è venuto per spiegarci o togliere il male e la morte, ma per prendere su di
sé queste particolari situazioni, aiutandoci ad affrontarle. Un’altra domanda
che sorge nelle nostre menti dopo queste infinite scosse è: quando ne usciremo
e come? Dio però ci dice: “I miei
pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”.
Dunque – ha proseguito l’Arcivescovo – dobbiamo fidarci di lui anche nel buio
degli eventi, anche quando la tempesta, che per noi in questo momento è il
terremoto, sembra prendere il sopravvento». Poi, mons. Boccardo, prendendo
spunto dall’invocazione di Mardocheo presentata nel libro di Ester, ha detto:
«Signore ricordati di noi, comanda alle forze della natura di cessare affinché
la terra torni ad essere madre e non matrigna e la nostra gente possa tornare
ad una vita tranquilla. Signore, guida i miei passi, donami la tua salvezza,
certi che non ci dimenticherai perché i nostri nomi sono scritti nel palmo
delle tue mani».
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