«Giunio
Tinarelli ha lasciato a tutti noi l’esempio per trasformare una devastante
malattia in occasione di redenzione e di riscatto; per trasformare un letto di
dolore in una cattedra dalla quale si insegna una verità profonda e scomoda,
specie ai nostri giorni: il dolore umilia la persona umana solo se vissuto
nella disperazione, mentre si trasforma in occasione di forte testimonianza di
fede e di coraggio, se affrontato per amore di Dio e dei fratelli». Con queste
parole il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della
Pieve, ha ricordato il venerabile Giunio Tinarelli nella catechesi tenuta nella
cattedrale di Terni il 13 gennaio, in occasione delle del pellegrinaggio
dell’effige della Madonna di Fatima a Terni nel primo centenario delle
apparizioni e delle celebrazioni commemorative del 61° anniversario della morte
di Tinarelli, promosse dalla sottosezione di Terni dell’Unitalsi e dal Centro
Volontari della Sofferenza, che si concluderanno domenica 15 gennaio. Una
riflessione sulla realtà di uomini e della comunità cristiana, nella quale il
cardinale Bassetti ha messo in evidenza come la sofferenza di Giunio Tinarelli
sia esempio di virtù e di fede, lui che «ha portato la sua croce, affrontando
con coraggio e speranza il calvario della malattia e trovato rifugio nelle
braccia accoglienti della Madonna». Nella sofferenza trasformata in dono di fede e di amore, Giunio
Tinarelli ha dato la sua grande testimonianza quando diceva: “ho avuto la
grande gioia di conoscere il valore della sofferenza e cerco di fare del mio
meglio per imitare Gesù Crocifisso”. «Nella sofferenza, anche quella più tragica, ogni
persona non solo può conservare intatta la sua dignità, ma può svolgere
un’azione benefica verso di sé e quanti le stanno attorno – ha sottolineato il
cardinale Bassetti -. E’ difficile accettare questo per la mentalità di oggi e
di ogni tempo. Perché la sofferenza mortifica, annulla, distrugge, fa
disperare. E’ immenso il valore soprannaturale e persino sociale della
sofferenza e dell’offerta. Nella società dell’efficienza, dell’apparenza e
della fisicità, dove il dolore e la morte vengono posti ai margini o negati, tante
persone malate si sentono esseri inutili, umiliati ed emarginati, tollerati
come un peso, la cui vita ormai non ha più un senso, tanto da spingere
addirittura alla ricerca della morte procurata». «Accanto al patimento fisico, c’è quello morale e quello psicologico. –
ha aggiunto il cardinale Bassetti -. A volte, queste diverse forme del patire
coesistono, nelle persone come nella società, provocando drammi sociali enormi. E’ in questa realtà tragica che si
inserisce il misterioso piano di Dio di manifestare il suo amore verso ogni
creatura. Il Signore è venuto a liberarci da ogni male: da quello assoluto che
è il peccato, fino alle sue manifestazioni personali e ricadute sociali. Unirsi
alla passione di Cristo, è questo un tema caro al venerabile Giunio Tinarelli,
sull’esempio del quale noi capiamo come la vita può avere un senso anche nella
sofferenza più tragica e parimenti scorgiamo la responsabilità che tutti noi
abbiamo di farci prossimo verso quanti sono nel dolore e nella malattia, ben
sapendo che il Signore ci giudicherà sull'impegno che avremo posto per
alleviare le sofferenze dei fratelli, di tutti i sofferenti: i poveri, gli
affamati, gli assetati, gli ignudi, i forestieri, i carcerati, gli
ammalati La fede, dunque, illuminando la
ragione umana, ci aiuta a fare la scoperta incredibile che la sofferenza viene
dall'amore e porta all'amore».
Alla
catechesi del cardinale è seguito il concerto della pianista Cristiana Pegoraro
e dal quintetto di archi su musiche di Tchaikovsky. Le
celebrazioni commemorative del venerabile Giunio Tinarelli si concluderanno
domenica 15 gennaio alle ore 10 con il ricordo presso il Museo diocesano con la
partecipazione dell’Unitalsi e del Centro Volontari della Sofferenza, e alle
ore 16 la messa solenne presieduta da mons. Giuseppe Piemontese. Alle ore 20
la partenza della statua della Madonna
di Fatima per la chiesa parrocchiale di Giove Giunio
Tinarelli nasce a
Terni il 27 maggio del 1912. Precocemente inserito nel mondo del lavoro a causa
delle non brillanti condizioni economiche della famiglia, Giunio a 12 anni
inizia a lavorare presso una tipografia. Più tardi fu assunto negli
stabilimenti delle Acciaierie di Terni. Nel 1937 fu costretto ad abbandonare il
lavoro. Erano i prodromi di quella terribile malattia che inchioderà Giunio per
18 anni nel letto: la poliartrite anchilosante e deformante. La malattia ha un
andamento progressivo e, nel 1940, anche le braccia perdono la loro funzione
costringendo Giunio all’immobilità assoluta. La vicinanza di mons. Giuseppe
Lombardi, fondatore dell’Oratorio di San Gabriele di cui Giunio fu socio
attivissimo e animatore, riuscì a lenire l’enorme sofferenza. Con l’aiuto di
Dio e con il fermo proposito di valorizzare al massimo questa sua dolorosa condizione
esistenziale, Giunio Tinarelli inizia la sua attività di “apostolo dei malati”. Nel 1948
ridà vita alla Sottosezione UNITALSI di Terni e organizza un pellegrinaggio a
Loreto, quindi a Lourdes. Nonostante la terribile malattia, Giunio si impegna
fortemente nella vita cristiana e diventa un punto di riferimento per la
città, proprio per la sua capacità di consolare gli altri e sostenere le
sofferenze del prossimo con la parola, il sorriso, la fede. Nel marzo 1953
viene nominato responsabile per il settore maschile dei Silenziosi Operai della
Croce e nel settembre dello stesso anno, per la prima volta chiede, per
“obbedienza”, la grazia della guarigione nella nascente casa per gli Esercizi
Spirituali dei SOdC “Cuore Immacolato di Maria” di Re, vicino a Verbania.
Ma le
condizioni fisiche, pian piano iniziano a scadere sempre di più, costringendo
Giunio a ridurre drasticamente il suo impegno apostolico con i sofferenti. Il
14 gennaio 1956, Giunio muore a 44 anni, dopo 18 anni di immobilità e di
sofferenze inaudite che, tuttavia, non hanno impedito alle opere di Dio di
compiersi in terra.
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