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  14/01/2017 12:03


Terni: commemorazione del venerabile Giunio Tinarelli. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «Nella sofferenza ogni persona non solo può conservare intatta la sua dignità, ma può svolgere un’azione benefica verso di sé e quanti le stanno attorno… Nella società dell’efficienza, dell’apparenza e della fisicità, dove il dolore e la morte vengono posti ai margini o negati, tante persone malate si sentono esseri inutili, emarginati, la cui vita ormai non ha più un senso, tanto da spingere addirittura alla ricerca della morte procurata».



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«Giunio Tinarelli ha lasciato a tutti noi l’esempio per trasformare una devastante malattia in occasione di redenzione e di riscatto; per trasformare un letto di dolore in una cattedra dalla quale si insegna una verità profonda e scomoda, specie ai nostri giorni: il dolore umilia la persona umana solo se vissuto nella disperazione, mentre si trasforma in occasione di forte testimonianza di fede e di coraggio, se affrontato per amore di Dio e dei fratelli». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, ha ricordato il venerabile Giunio Tinarelli nella catechesi tenuta nella cattedrale di Terni il 13 gennaio, in occasione delle del pellegrinaggio dell’effige della Madonna di Fatima a Terni nel primo centenario delle apparizioni e delle celebrazioni commemorative del 61° anniversario della morte di Tinarelli, promosse dalla sottosezione di Terni dell’Unitalsi e dal Centro Volontari della Sofferenza, che si concluderanno domenica 15 gennaio.

Una riflessione sulla realtà di uomini e della comunità cristiana, nella quale il cardinale Bassetti ha messo in evidenza come la sofferenza di Giunio Tinarelli sia esempio di virtù e di fede, lui che «ha portato la sua croce, affrontando con coraggio e speranza il calvario della malattia e trovato rifugio nelle braccia accoglienti della Madonna».

Nella sofferenza trasformata in dono di fede e di amore, Giunio Tinarelli ha dato la sua grande testimonianza quando diceva: “ho avuto la grande gioia di conoscere il valore della sofferenza e cerco di fare del mio meglio per imitare Gesù Crocifisso”.

«Nella sofferenza, anche quella più tragica, ogni persona non solo può conservare intatta la sua dignità, ma può svolgere un’azione benefica verso di sé e quanti le stanno attorno – ha sottolineato il cardinale Bassetti -. E’ difficile accettare questo per la mentalità di oggi e di ogni tempo. Perché la sofferenza mortifica, annulla, distrugge, fa disperare. E’ immenso il valore soprannaturale e persino sociale della sofferenza e dell’offerta. Nella società dell’efficienza, dell’apparenza e della fisicità, dove il dolore e la morte vengono posti ai margini o negati, tante persone malate si sentono esseri inutili, umiliati ed emarginati, tollerati come un peso, la cui vita ormai non ha più un senso, tanto da spingere addirittura alla ricerca della morte procurata».

«Accanto al patimento fisico, c’è quello morale e quello psicologico. – ha aggiunto il cardinale Bassetti -. A volte, queste diverse forme del patire coesistono, nelle persone come nella società, provocando drammi sociali enormi. E’ in questa realtà tragica che si inserisce il misterioso piano di Dio di manifestare il suo amore verso ogni creatura. Il Signore è venuto a liberarci da ogni male: da quello assoluto che è il peccato, fino alle sue manifestazioni personali e ricadute sociali. Unirsi alla passione di Cristo, è questo un tema caro al venerabile Giunio Tinarelli, sull’esempio del quale noi capiamo come la vita può avere un senso anche nella sofferenza più tragica e parimenti scorgiamo la responsabilità che tutti noi abbiamo di farci prossimo verso quanti sono nel dolore e nella malattia, ben sapendo che il Signore ci giudicherà sull'impegno che avremo posto per alleviare le sofferenze dei fratelli, di tutti i sofferenti: i poveri, gli affamati, gli assetati, gli ignudi, i forestieri, i carcerati, gli ammalati  La fede, dunque, illuminando la ragione umana, ci aiuta a fare la scoperta incredibile che la sofferenza viene dall'amore e porta all'amore».

Alla catechesi del cardinale è seguito il concerto della pianista Cristiana Pegoraro e dal quintetto di archi su musiche di Tchaikovsky.

 

Le celebrazioni commemorative del venerabile Giunio Tinarelli si concluderanno domenica 15 gennaio alle ore 10 con il ricordo presso il Museo diocesano con la partecipazione dell’Unitalsi e del Centro Volontari della Sofferenza, e alle ore 16 la messa solenne presieduta da mons. Giuseppe Piemontese. Alle ore 20 la  partenza della statua della Madonna di Fatima per la chiesa parrocchiale di Giove

 

Giunio Tinarelli

nasce a Terni il 27 maggio del 1912. Precocemente inserito nel mondo del lavoro a causa delle non brillanti condizioni economiche della famiglia, Giunio a 12 anni inizia a lavorare presso una tipografia. Più tardi fu assunto negli stabilimenti delle Acciaierie di Terni. Nel 1937 fu costretto ad abbandonare il lavoro. Erano i prodromi di quella terribile malattia che inchioderà Giunio per 18 anni nel letto: la poliartrite anchilosante e deformante. La malattia ha un andamento progressivo e, nel 1940, anche le braccia perdono la loro funzione costringendo Giunio all’immobilità assoluta. La vicinanza di mons. Giuseppe Lombardi, fondatore dell’Oratorio di San Gabriele di cui Giunio fu socio attivissimo e animatore, riuscì a lenire l’enorme sofferenza. Con l’aiuto di Dio e con il fermo proposito di valorizzare al massimo questa sua dolorosa condizione esistenziale, Giunio Tinarelli inizia la sua attività di “apostolo dei malati”.

Nel 1948 ridà vita alla Sottosezione UNITALSI di Terni e organizza un pellegrinaggio a Loreto, quindi a Lourdes. Nonostante la terribile malattia, Giunio si impegna fortemente nella vita cristiana e diventa un punto di riferimento per la città, proprio per la sua capacità di consolare gli altri e sostenere le sofferenze del prossimo con la parola, il sorriso, la fede. Nel marzo 1953 viene nominato responsabile per il settore maschile dei Silenziosi Operai della Croce e nel settembre dello stesso anno, per la prima volta chiede, per “obbedienza”, la grazia della guarigione nella nascente casa per gli Esercizi Spirituali dei SOdC “Cuore Immacolato di Maria” di Re, vicino a Verbania.

Ma le condizioni fisiche, pian piano iniziano a scadere sempre di più, costringendo Giunio a ridurre drasticamente il suo impegno apostolico con i sofferenti. Il 14 gennaio 1956, Giunio muore a 44 anni, dopo 18 anni di immobilità e di sofferenze inaudite che, tuttavia, non hanno impedito alle opere di Dio di compiersi in terra.




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