Nella
cattedrale di San Lorenzo in Perugia, sabato pomeriggio 31 dicembre, il
cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha presieduto la celebrazione
eucaristica del Te Deum di ringraziamento animata dalla Corale
Laurenziana, alla presenza di numerosi fedeli.
Di
seguito il testo integrale dell’omelia del cardinale Bassetti. "Fratelli
e sorelle carissimi, ci ritroviamo ancora una volta, alla fine dell’anno, a
pregare insieme e a ringraziare il Signore per la sua Provvidenza, che sempre
conduce la storia degli uomini e della Chiesa. Si conclude stasera un anno
difficile, carico di vicende non sempre piacevoli da ricordare, ma anche
profondamente ricco della grazia del Signore, che solo il cuore umano può
avvertire, e grazie alla quale è possibile sempre cambiare vita, aprirsi alla
fede e divenire autentici testimoni dell’amore di Dio.
La
liturgia ci fa contemplare ancora il mistero dell’incarnazione del Signore
Gesù, con i pastori - gli ultimi della società di allora - che increduli
corrono alla grotta a venerare il Bambino. La nascita del Salvatore è avvenuta
nella più assoluta povertà e in mezzo ai poveri, i quali, nella loro
semplicità, avvertono che qualcosa di eccezionale è successo e glorificano Dio.
Seppur nella precarietà dei mezzi, Giuseppe e Maria compiono per il Bambino
tutti i riti previsti dalla legge mosaica. Dopo otto giorni viene circonciso e
gli viene imposto il nome di Gesù, come aveva predetto l’angelo. In tal modo il
Figlio di Dio entra pienamente a far parte della Casa d’Israele e riceve
l’antica benedizione di Aronne: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il
Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore
rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Nella benedizione tripartita si
invoca Dio quale “custode”, che illumina con la sua “grazia” e che dona la
“pace”. Nel Signore Gesù questa benedizione trova l’esatta personificazione,
perché Egli è il “custode” del suo popolo, il “volto” di carne di Dio che
illumina ogni uomo e la “pace” vera che dona senso alla nostra vita. E’ nella
Sua incarnazione che noi siamo liberati dal giogo della legge e resi figli di
Dio. Con Gesù viene a noi lo Spirito potente di Dio che soffia nei nostri cuori
e perciò anche noi possiamo gridare: “Abbà Padre!”. Nell’unico vero Figlio, ci
ricorda San Paolo, tutti siamo divenuti figli ed eredi. Tutti avvolti dallo
stesso amore del Padre, che si china a curare le nostre infermità e ci invita a
fare lo stesso con il prossimo.
Un
anno di misericordia che ha permesso a molti di riscoprire la bellezza
della fede.
Noi
siamo stati testimoni dell’amore di Dio riversato nei cuori di tanti fratelli,
in questo anno appena trascorso, in cui abbiamo celebrato il Giubileo
straordinario della misericordia. Questo tempo di grazia e di perdono ha
permesso a molti di riscoprire la bellezza della fede e della pratica cristiana,
di avvicinarsi ai sacramenti – specie a quello della riconciliazione – e di
aprire il proprio cuore all’amore, con gesti concreti di carità e di pietà. Non
sono mancate del resto occasioni per esercitare le opere di misericordia sia
nell’accoglienza di quanti sono giunti presso di noi da diversi Paesi del
mondo, fuggendo dalla guerra, dalla fame e dalla miseria, per cercare una vita
migliore per sé e per i loro figli. Si tratta di un fenomeno vastissimo, la cui
evoluzione ancora non ci è possibile conoscere, e che affonda le radici anche
in un atteggiamento di rifiuto da parte dei Paesi ricchi di aiutare quelli
poveri. Il fenomeno migratorio deve essere dettato da libere scelte delle
persone e non imposto dalla precarietà, dalla necessità o, peggio, dalla violenza.
Migrazioni,
terremoto, terrorismo e persecuzioni.
Noi
ci siamo fatti vicini a questi fratelli fuggiti senza nulla, con quello spirito
d’amore che è il cuore del Vangelo. Allo stesso modo abbiamo soccorso e accolto
con amore quanti sono stati colpiti dal terribile terremoto che ha devastato la
Valnerina e altre zone dell’Italia centrale. Abbiamo conosciuto giorni di
angoscia. Il dolore del mondo si è unito al dolore di casa nostra. A questo
scenario di distruzione s’è accompagnata la paura per il terrorismo, la cui
manifestazione efferata ha insanguinato città d’Europa e del pianeta, fino a
coinvolgere anche il nostro Paese. Violenza e persecuzione hanno conosciuto
tanti fratelli cristiani in varie parti del mondo e il sangue dei martiri è
tornato ancora ad irrorare la terra. Segnali di sofferenza ci giungono da tante
fasce della nostra società.
La
disoccupazione e il fenomeno del gioco d’azzardo.
La
mancanza del lavoro e l’impossibilità di trovarlo sta impoverendo un crescente
numero di persone e di famiglie. Fa davvero impressione come, dinanzi ad una
situazione di così vasta precarietà, vengano “bruciati” in un anno almeno 95
miliardi di euro nel gioco d’azzardo. La povertà e l’insicurezza spingono tante
persone a gettare la propria vita in braccio alla sorte, moltiplicando così il
malessere.
Il
Natale del Signore, da pochi giorni celebrato, ci dà la forza di non perderci
d’animo.
Di
fronte a questi fatti dolorosi, che hanno caratterizzato il 2016, si sarebbe
tentati di lasciarsi prendere dallo scoramento e dall’angoscia. Ma per noi
cristiani non può essere così. Il Natale del Signore, da pochi giorni
celebrato, ci dà la forza di non perderci d’animo, di ricominciare sempre, di
guardare al futuro con fiducia, perché chi è cristiano ha in sé una “speranza
consolidata”, come diceva Papa Benedetto XVI.
Anche
nel 2016 la speranza sono stati i giovani.
Cerchiamo
perciò di scorgere anche le cose belle che i mesi andati ci hanno regalato: gli
avvenimenti di grazia che hanno rallegrato il nostro cuore. Uno di questi – cui
ho potuto partecipare personalmente – è stata la Giornata Mondiale delle
gioventù di Cracovia, alla quale hanno preso parte circa due milioni di
giovani. Ragazzi e ragazze pieni di vita, accumunati dalla gioia della fede e
che papa Francesco ha salutato, dicendo: “col vostro sorriso e con le vostre
braccia aperte voi predicate speranza e siete una benedizione per l’unica
famiglia umana”. E’ nelle nuove generazioni che poniamo la nostra fiducia come
società e come Chiesa.
Ringraziamo
Dio per le vocazioni, i volontari e le famiglie.
E
benediciamo Dio anche per il bel numero di seminaristi della nostra Diocesi che
si stanno preparando al sacerdozio: ai tre ordinati presbiteri quest’anno, se
ne sono aggiunti altri due, entrati in formazione. Ringraziamo Dio per le
giovani che hanno emesso i voti all’interno di comunità religiose. Ringraziamo
Dio per i tanti volontari che operano presso le nostre strutture di accoglienza
e nei quattro Empori della Caritas (un quinto lo stiamo allestendo): con il
loro prezioso servizio vengono incontro alle necessità di molti. Ringraziamo
Dio per le tante famiglie che ogni giorno si sforzano di vivere cristianamente
il loro essere cellula viva del grande corpo che è la Chiesa e offrono la loro
testimonianza con sacrificio e amore.
Confidiamo
che l’anno che si apre dinanzi a noi sia un tempo di rinascita sia spirituale
che materiale per Perugia e per tutta la nostra terra umbra. Dalla prova si può
uscire se restiamo uniti, stretti in quel legame di amore e solidarietà che è
stato per secoli il collante della nostra civiltà. All’inizio di questo nuovo
anno, il Signore ci doni la sua benedizione e faccia risplendere su di noi il
suo volto luminoso, in cui si rispecchia ogni volto umano, e ci doni la Sua
pace. Amen!
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Gualtiero Card. Bassetti - Arcivescovo
metropolita di Perugia-Città della Pieve
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