La
Notte di Natale, a quattro mesi esatti dal 24 agosto data della prima forte
scossa di terremoto che ha sconvolto l’Italia centrale, l’arcivescovo di
Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha presieduto la Messa a Norcia nella
tensostruttura adibita a Centro Pastorale. Ha concelebrato il parroco don Marco
Rufini. C’era il sindaco Nicola Alemanno, diversi fedeli e numerosi Vigili del
Fuoco, membri delle forze dell’ordine, dell’esercito, volontari della Caritas e
della Croce Rossa. Una celebrazione semplice e al tempo stesso intensa. «Noi
non siamo certo qui – ha detto mons. Boccardo nell’omelia - a celebrare il
Natale per dimenticare, per evadere momentaneamente dalla paura del terremoto,
dalla tristezza, dall'angoscia che ritma i nostri giorni, dal pensiero di un
futuro che si presenta ancora incerto e indefinito. Non siamo qui per far finta
che non ci sia intorno a noi, e un poco anche dentro di noi, tanto buio e tanto
vuoto. Siamo qui per riascoltare ciò che i pastori hanno visto e ascoltato e
hanno raccontato prima di noi; siamo qui per vedere la luce che è apparsa nelle
tenebre. Quanto ne abbiamo bisogno! Perché siamo tutti mendicanti di speranza e
di forza: speranza che diventi compagna di viaggio e ci faccia guardare avanti
con fiducia; forza che dal di dentro ci motivi per una autentica ricostruzione
umana, morale e materiale». Poi, un passaggio sulle macerie e su una possibile
rinascita: «È vero – ha detto mons. Boccardo - che guardare le rovine delle
nostre case e delle nostre chiese stringe il cuore, è vero che la tentazione di
rinunciare tante volte sembra avere il sopravvento sulla voglia di ricominciare,
è vero che l’attesa di risposte e soluzioni concrete ed efficaci diventa
snervante e la sfiducia è continuamente in agguato... Ma è altrettanto vero che
questo Natale vissuto nelle difficoltà che ben conosciamo può segnare anche
l’inizio di una rinascita interiore, fatta di fiducia ritrovata, di accoglienza
reciproca, di collaborazione, di aiuto generoso e disinteressato». Il pensiero
del Presule è andato anche a chi si è fatto prossimi alle popolazioni della
Valnerina: «Siamo tutti testimoni ammirati e riconoscenti di tanta solidarietà
e fraternità che in questi mesi ci ha accompagnato e quasi avvolti come in un
abbraccio. Come non ricordare qui – ha proseguito - e ringraziare le
Istituzioni, i Vigili del fuoco, la Protezione Civile, l’Esercito, le Forze
dell’Ordine, la Croce Rossa, le Misericordie, la Caritas italiana e diocesana,
tutte le Associazioni e le persone che in modi diversi hanno condiviso e
sostenuto la fatica quotidiana di tanti. Anche grazie a queste presenze così
significative e feconde è possibile ripartire e guardare al futuro: la gente
della Valnerina deve poter ritrovare quanto prima una vita sicura e dignitosa,
e ciò si realizzerà con il ritorno alla propria casa e al proprio lavoro, senza
inutili lungaggini e passaggi burocratici che rallentino il cammino. La
certezza di essere amati da Dio come suoi figli ci da la carica necessaria per
superare il momento difficile e l’inquietudine che ci attanaglia. Anzi, proprio
questa inquietudine potrebbe essere letta come un indizio e un segnale che c'è
una via d'uscita, che l'inquietudine può venire sanata non da un modo diverso
di rimescolare le carte, bensì da uno sguardo più alto, che vede e valuta le
cose e gli avvenimenti alla luce che viene da Betlemme e propone valori nuovi,
relazioni autentiche, aperture di credito a una forza capace di spalancare i
cuori e di rinnovare gli entusiasmi. Proprio questa notte ci induce a sognare
un’esistenza rinnovata, una politica con più fiato, una maggiore attenzione a
chi ci sta accanto, una più grande fiducia nelle istituzioni, meno egoismi
privati e maggior coraggio pubblico, l'apparire di prospettive in grado di
giustificare i sacrifici che facciamo e che sono, in qualche modo, inevitabili».
Il
giorno di Natale, domenica 25 dicembre, mons. Boccardo, dopo aver celebrato
Messa tra i malati terminali accolti all’Hospice di Spoleto, si è recato
nuovamente in Valnerina per condividere le celebrazioni del Natale con la gente
di altre due zone della Valnerina molto colpite dal terremoto: al mattino a Cascia
e nel pomeriggio a Preci.
A Cascia la Messa si è tenuta nella tensostruttura di Piazza Dante.
L’Arcivescovo è stato accolto dal parroco don Renzo Persiani dal sindaco Gino
Emili e da numerosi fedeli. Nell’omelia mons. Boccardo ha detto che «il terremoto
ha come polverizzato le certezze di una vita normale, le conquiste realizzate
con anni e anni di lavoro e sacrifici, le speranze riposte in progetti per il
domani. E poiché l’attualità non prova alcuna pietà, nemmeno in presenza di
tragedie simili, la cronaca documenta continuamente fatti sconcertanti,
richiamando l’attenzione su miserie di ogni sorta: guerre e conflitti in varie
parti del mondo, viaggi della fortuna e sbarchi di immigrati, episodi di
violenza e criminalità varia, incertezze di ordine politico, economico e
finanziario a livello nazionale ed internazionale. È come se quell’ammasso di
sassi volesse seppellire anche le ragioni della speranza. Tuttavia, negli
incontri e nelle interviste ai terremotati trasmesse da radio e televisione e
riportate sui giornali, è apparsa la loro dignitosa reazione, la dichiarata
volontà di restare ancorati alle proprie origini e la determinazione nel
richiedere ogni sostegno necessario per la ricostruzione, senza sottrarsi a
collaborarvi in prima persona. E anche noi uniamo la nostra alla loro voce per
rinnovare l’impegno e sottolineare l’urgenza di una ricostruzione morale e
materiale: morale, che faccia a tutti ritrovare fiducia e determinazione;
materiale, che a tutti restituisca una vita sicura e dignitosa».
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