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  18/10/2016 17:20


Sinodo dei Giovani. Il cardinale Gualtiero Bassetti sulle colonne de «L’Osservatore Romano»: «Questo nuovo sinodo, è bene ribadirlo con chiarezza, non è certo il frutto di una estemporanea moda ecclesiale ma è il prodotto autentico di un modo di essere Chiesa che proviene direttamente dal Concilio Vaticano II»



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            Prende spunto dal celebre ed attualissimo motto di don Lorenzo Milani, I care, "mi sta a cuore", il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti per offrire alcune riflessioni sul Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2018 sul tema: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Riflessioni che il porporato ha raccolto nel suo ultimo editoriale de «L’Osservatore Romana» in edicola mercoledì 19 ottobre (già consultabile sul sito: www.osservatoreromano.va).

Secondo Bassetti le parole di don Milani «non rappresentano, infatti, solo il punto d’incontro tra le esigenze dell’allievo e quelle del maestro in una scuola dell’Italia degli anni Sessanta, ma si configurano anche, in una visione più vasta, come il momento di raccordo tra il mondo dei giovani e quello degli adulti e, in definitiva, tra le necessità delle famiglie di oggi e le istanze individualistiche di una società sempre più secolarizzata. In altre parole, quelle parole esprimono quello stesso amore e quella identica cura pastorale verso le giovani generazioni che scaturisce dall’annuncio del prossimo Sinodo dei vescovi… Si tratta, indubbiamente, di un appuntamento di eccezionale importanza per almeno due motivi. In primo luogo, perché questo nuovo sinodo, è bene ribadirlo con chiarezza, non è certo il frutto di una estemporanea moda ecclesiale ma è il prodotto autentico di un modo di essere Chiesa che proviene direttamente dal Concilio Vaticano II. In secondo luogo, perché ci troviamo di fronte ad un drammatico paradosso del nostro tempo: la sconcertante superficialità con cui si parla dei giovani».

«Viviamo, infatti, in un mondo totalmente pervaso da immagini stereotipate di giovani bellissimi e fortissimi – prosegue il cardinale – che con i loro corpi e i loro sguardi occupano le copertine patinate di molti giornali e le fotografie di molte pubblicità. Tutto il discorso pubblico, inoltre, è caratterizzato da una retorica giovanilistica, soprattutto in politica, in cui molti dicono di spendersi per le giovani generazioni…  Eppure, molto spesso si ha la sensazione di ascoltare un copione recitato a soggetto, senza anima e cuore. Ed è qui, a mio avviso, che si colloca la centralità del prossimo sinodo. Di fronte all’effimera leggerezza con cui ci si riferisce alle giovani generazioni, si staglia la preoccupazione sapiente di una Chiesa che è un’autentica madre dei suoi figli. E allo stesso tempo ritornano le parole di don Milani: questi giovani ci stanno a cuore».

Avviandosi alla conclusione del suo editoriale, Bassetti evidenzia come «i giovani sono sempre più spesso i nuovi poveri. Una povertà esistenziale - caratterizzata da «bambini orfani di genitori vivi» e da «giovani disorientati e senza regole» come ha scritto Francesco nell’Amoris laetitia - e una povertà sociale che significa convivere con una precarietà economica umiliante che, nel caso delle donne, si accompagna da un odioso ricatto: scegliere tra una maternità desiderata e un lavoro necessario. L’unica risposta a questa duplice povertà è la risposta della fede in Cristo. Di una fede che, come scriveva nel 1957 don Milani, non “sia qualcosa di artificiale aggiunto alla vita” ma sia invece un “modo di vivere e di pensare”».




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