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  19/09/2016 13:11


Assisi - incontro "Sete di Pace". Messa di apertura nella Basilica superiore di San Francesco celebrata dal vescovo di Assisi. Sua Santità Bartolomeo I "La pace è una scelta individuale e istituzionale; richiede una conversione interiore e un cambiamento nella politica".



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Oltre 500 leader religiosi, personalità della politica e della cultura, centinaia di giornalisti accreditati e migliaia di partecipanti sono ad Assisi, per l’apertura del 18 settembre, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l'Incontro "Sete di Pace", promosso dalla Comunità di Sant'Egidio in collaborazione con la diocesi di Assisi e dalle Famiglie Francescane.

La manifestazione è iniziata con la messa di apertura, celebrata nella basilica superiore di San Francesco dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, il trentennale dello storico incontro internazionale sulla pace fortemente voluto da San Giovanni Paolo II nel 1986 a cui hanno assistito numerose delegazioni di diverse Chiese e confessioni cristiane. Dopo i saluti di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio sono seguite le parole del custode del Sacro Convento padre Mauro Gambetti. Il vescovo Sorrentino nella sua omelia (disponibile sul sito chiesainumbria.it) ha sottolineato l’importanza della preghiera per condividere un cammino di pace tra le diverse fedi religiose. “San Giovanni Paolo II – ha affermato il vescovo - intuì, trenta anni fa, con l’iniziativa dello Spirito di Assisi, che, per costruire la pace, bisogna far leva proprio sulla forza della preghiera”. Al termine della celebrazione monsignor Sorrentino ha incontrato privatamente Sua Santità Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, appena giunto ad Assisi per partecipare a questa tre giorni di dialogo e di preghiera. Un colloquio molto cordiale sulla potenza di questo storico incontro interreligioso e sulle reciproche volontà di camminare insieme.

Salutando i numerosi ospiti e i fedeli, il Presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha ricordato gli esordi del cammino dello Spirito di Assisi nel 1986 sottolineando che  “Quella voce oggi, dopo trent'anni, è più forte e lo spirito che la sorregge sì è diffuso e ha dato coraggio a tanti nel mondo”. Ha poi segnalato la necessità che “La voce di pace sia più forte e audace perché deve parlare anche nel nome di chi non ha voce perché è sopraffatta dalla guerra e dalla violenza”.

Una seconda liturgia, con migliaia di partecipanti tra Comunità di Sant'Egidio e numerosi altri, provenienti da tutta Europa, si è da poco conclusa nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, celebrata dall'arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi. "Questi sono giorni di dialogo e di preghiera - ha affermato Zuppi -, una preghiera serena ma forte, commossa e tenace" per rispondere alla "sete di pace" di tanti popoli, "una sete disperata e terribile".

Martedì 20 settembre giungerà ad Assisi anche Papa Francesco, che stamattina all'Angelus ha invitato con forza le parrocchie e i fedeli di tutto il mondo "a vivere quel giorno come una Giornata di preghiera per la pace", seguendo "l’esempio di san Francesco" per "offrire al mondo una forte testimonianza del nostro comune impegno per la pace e la riconciliazione tra i popoli".

"Un giorno freddo e ventoso, ma pervaso di luce". Così Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ricorda la storica giornata di preghiera per la pace, convocata da Giovanni Paolo II trent'anni fa ad Assisi. Per Riccardi, l'"intuizione" di Giovanni Paolo II "semplice e profonda" indicava una grande novità: i leader religiosi potevano stare "gli uni accanto agli altri, per la pace" e "mostrarsi insieme testimoniava ai rispettivi fedeli che vivere insieme era possibile". Quell'evento, che alcuni avrebbero voluto "isolato, senza seguito", faceva riemergere qualcosa di "intrinseco" ad ogni tradizione religiosa e si sarebbe mostrato capace di dare frutti di pace "in tanti luoghi del mondo", come ad esempio in Mozambico (1992), nonché di "contrastare l'asservimento di una fede alla guerra e al terrorismo". Ad Assisi si scoprì come ci fosse bisogno della preghiera per la pace, e "della preghiera di tutti, ciascuno secondo la propria identità e nella ricerca della verità". Per questo, ha osservato Riccardi, "Sant'Egidio ha scelto di portare avanti quello spirito", per continuare ad incontrarsi, perché "nell'incontro c'è una liberazione" da tanti piccoli mondi particolari. Oggi lo spirito di Assisi soffia su un tempo “complesso e frammentato, con le sue sfide, l'avvicinamento dei popoli, ma anche le nuove paure". 

Riccardi ha sottolineato l'importanza dell'arte del dialogo, "capitale per unire, per mettere in luce quanto è comune e valorizzare quel che è diverso". Citando Bauman, per cui l'arte del dialogo "è qualcosa con cui l'umanità si deve confrontare, essendo l'alternativa troppo orribile anche al solo pensiero", il fondatore di Sant'Egidio ha concluso: "Il dialogo è l'intelligenza del vivere insieme: o vivremo insieme o insieme moriremo".

 

«Costruire la pace è una questione di scelta individuale e istituzionale. Comincia dall’interno di noi e si irradia fuori, dal locale al globale. In tal modo la pace richiede una conversione interiore, un cambiamento nelle politiche e nei comportamenti». Lo dice Bartolomeo I, intervenendo ad Assisi all’Assemblea inaugurale dell’Incontro internazionale “Sete di Pace. Religioni e culture in dialogo”, a 30 anni dalla storica preghiera voluta da Giovanni Paolo II.

Per il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, la via è «guardare l’uno all’altro con amore e compassione, negli occhi». La esemplifica richiamando un suo illustre predecessore, il Patriarca Atenagora, noto per l’abbraccio con Papa Paolo VI a Gerusalemme nel 1964. «Lo incontrai da giovane – ricorda Bartolomeo – era conosciuto per risolvere i conflitti invitando le parti coinvolte a incontrarsi. Diceva loro: “Venite, guardiamoci negli occhi e vediamo cosa abbiamo da dirci”. Aveva ben capito che la pace è qualcosa di personale!».

Bartolomeo I, esprimendo «il lutto del mondo intero» per il terremoto che ha colpito l’Italia centrale, ha indicato la salvaguardia dell’ambiente come uno dei temi del dialogo interreligioso: «Il modo in cui l’uomo si comporta nei confronti del Creato ha un impatto diretto sul modo in cui si comporta verso le altre persone. Qualunque attività ecologica sarà giudicata dalle conseguenze che avrà per la vita dei poveri. Il problema dell’inquinamento è collegato a quello della povertà».

Con lo stesso spirito, il Patriarca, che lo scorso aprile ha visitato l'isola di Lesbo insieme a Papa Francesco, ha richiamato l’attenzione sui profughi: «Abbiamo avuto esempi in cui nel mondo ci si è comportati con esclusione e violenza verso i migranti». 

FOTOGALLERY PREGHIERA ECUMENICA CATTEDRALE PERUGIA




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