Oltre 500 leader religiosi, personalità della politica
e della cultura, centinaia di giornalisti accreditati e migliaia di
partecipanti sono ad Assisi, per l’apertura del 18 settembre, alla presenza
del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l'Incontro "Sete di
Pace", promosso dalla Comunità di Sant'Egidio in collaborazione con la
diocesi di Assisi e dalle Famiglie Francescane.
La manifestazione è iniziata con la messa di apertura,
celebrata nella basilica superiore di San Francesco dal vescovo della diocesi
di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, il
trentennale dello storico incontro internazionale sulla pace fortemente
voluto da San Giovanni Paolo II nel 1986 a cui hanno assistito numerose
delegazioni di diverse Chiese e confessioni cristiane. Dopo i saluti di
Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio sono seguite le
parole del custode del Sacro Convento padre Mauro Gambetti. Il vescovo
Sorrentino nella sua omelia (disponibile sul sito
chiesainumbria.it) ha sottolineato l’importanza della preghiera per
condividere un cammino di pace tra le diverse fedi religiose. “San Giovanni
Paolo II – ha affermato il vescovo - intuì, trenta anni fa, con l’iniziativa
dello Spirito di Assisi, che, per costruire la pace, bisogna far leva proprio
sulla forza della preghiera”. Al termine della celebrazione monsignor
Sorrentino ha incontrato privatamente Sua Santità Bartolomeo I, patriarca di
Costantinopoli, appena giunto ad Assisi per partecipare a questa tre giorni
di dialogo e di preghiera. Un colloquio molto cordiale sulla potenza di
questo storico incontro interreligioso e sulle reciproche volontà di
camminare insieme.
Salutando i numerosi ospiti e i fedeli, il Presidente
della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha ricordato gli esordi del
cammino dello Spirito di Assisi nel 1986 sottolineando che “Quella voce
oggi, dopo trent'anni, è più forte e lo spirito che la sorregge sì è diffuso
e ha dato coraggio a tanti nel mondo”. Ha poi segnalato la necessità che “La
voce di pace sia più forte e audace perché deve parlare anche nel nome di chi
non ha voce perché è sopraffatta dalla guerra e dalla violenza”.
Una seconda liturgia, con migliaia di partecipanti tra
Comunità di Sant'Egidio e numerosi altri, provenienti da tutta Europa, si è
da poco conclusa nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, celebrata
dall'arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi. "Questi sono giorni di
dialogo e di preghiera - ha affermato Zuppi -, una preghiera serena ma forte,
commossa e tenace" per rispondere alla "sete di pace" di tanti
popoli, "una sete disperata e terribile".
Martedì 20 settembre giungerà ad Assisi anche Papa
Francesco, che stamattina all'Angelus ha invitato con forza le parrocchie e i
fedeli di tutto il mondo "a vivere quel giorno come una Giornata di
preghiera per la pace", seguendo "l’esempio di san Francesco"
per "offrire al mondo una forte testimonianza del nostro comune impegno
per la pace e la riconciliazione tra i popoli".
"Un giorno freddo e ventoso, ma pervaso di
luce". Così Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio,
ricorda la storica giornata di preghiera per la pace, convocata da Giovanni
Paolo II trent'anni fa ad Assisi. Per Riccardi, l'"intuizione"
di Giovanni Paolo II "semplice e profonda" indicava una grande
novità: i leader religiosi potevano stare "gli uni accanto agli altri,
per la pace" e "mostrarsi insieme testimoniava ai rispettivi
fedeli che vivere insieme era possibile". Quell'evento, che alcuni
avrebbero voluto "isolato, senza seguito", faceva riemergere
qualcosa di "intrinseco" ad ogni tradizione religiosa e si sarebbe
mostrato capace di dare frutti di pace "in tanti luoghi del mondo",
come ad esempio in Mozambico (1992), nonché di "contrastare l'asservimento
di una fede alla guerra e al terrorismo". Ad Assisi si scoprì come ci
fosse bisogno della preghiera per la pace, e "della preghiera di tutti,
ciascuno secondo la propria identità e nella ricerca della
verità". Per questo, ha osservato Riccardi, "Sant'Egidio ha
scelto di portare avanti quello spirito", per continuare ad
incontrarsi, perché "nell'incontro c'è una liberazione" da
tanti piccoli mondi particolari. Oggi lo spirito di Assisi soffia su un tempo
“complesso e frammentato, con le sue sfide, l'avvicinamento dei popoli, ma
anche le nuove paure".
Riccardi ha sottolineato l'importanza dell'arte
del dialogo, "capitale per unire, per mettere in luce quanto è
comune e valorizzare quel che è diverso". Citando Bauman, per cui
l'arte del dialogo "è qualcosa con cui l'umanità si deve confrontare,
essendo l'alternativa troppo orribile anche al solo pensiero", il
fondatore di Sant'Egidio ha concluso: "Il dialogo è l'intelligenza
del vivere insieme: o vivremo insieme o insieme moriremo".
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