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  12/09/2016 21:54


Perugia: festa della Madonna delle Grazie: Celebrato il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale del vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti. Il cardinale Gualtiero Bassetti nel saluto augurale al suo ausiliare: «La vocazione sacerdotale è una chiamata personale che il Signore ci ha fatto».



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Nel giorno del Santissimo nome di Maria, il 12 settembre, la Chiesa diocesana perugino-pievese ha celebrato la festa della Madonna delle Grazie nella cattedrale di San Lorenzo, che si è conclusa, come vuole la tradizione, con il rinnovo dell’Atto di affidamento alla protezione della Beata Vergine Maria della città e dell’Archidiocesi davanti alla venerata splendida immagine della Madonna dipinta su una colonna della navata centrale da un allievo del Perugino.

            Quest’anno i numerosi fedeli giunti in cattedrale per la ricorrenza mariana si sono stretti in un abbraccio ideale al loro vescovo ausiliare, mons. Paolo Giulietti, che ha celebrato con il cardinale Gualtiero Bassetti e l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti i suoi primi 25 anni di sacerdozio.

            Il cardinale, all’inizio della celebrazione eucaristica, ha rivolto il saluto augurale al suo ausiliare con queste parole:«Carissimo Don Paolo, in questi ultimi mesi, entrambi ricordiamo date assai significative della nostra vita. Il 29 giugno scorso, il mio 50° di ordinazione sacerdotale, l'8 settembre il 22° di ordinazione episcopale. E oggi sei tu a rendere lode al Signore per il tuo 25° di sacerdozio, dono grande, ricevuto per mano dell'arcivescovo Ennio Antonelli, in questa cattedrale, il 29 settembre del 1991. Tali ricorrenze, per chi le vive in prima persona, non sono solo momenti celebrativi, per quanto belli e opportuni. Sono, piuttosto, tempi di profonda riflessione su tutta una vita donata al Signore. La vocazione sacerdotale è una chiamata personale che il Signore ci ha fatto. Anche tu fin da giovane hai avvertito questa chiamata esigente del Signore, e hai messo tutto il tuo impegno per seguirla. Hai cercato di approfondirla, anche con l'aiuto del tuo vescovo, l'indimenticabile mons. Cesare Pagani, che come un padre premuroso ti ha seguito fin da ragazzo».

            Nel ripercorrere le tappe principali della vita sacerdotale di mons. Giulietti, il cardinale ha ricordato quella della nomina a vicario generale dell’Archidiocesi voluta dallo stesso Bassetti «su indicazione del clero perugino-pievese – ha detto il porporato –. Sono stati anni di intenso lavoro, non privi di preoccupazioni per la nostra Chiesa diocesana, sempre affrontate con serenità e fortezza d'animo. Infine la tua nomina a Vescovo ausiliare voluta da papa Francesco, in un momento in cui per me iniziavano molteplici impegni fuori Diocesi».

«Mentre la scelta sacerdotale nasce da una profonda e intima convinzione – ha evidenziato il cardinale –, l'episcopato è qualcosa che un sacerdote non sceglie: sono altri a farlo per lui. È un ministero più grande ed impegnativo che il Signore chiede a qualcuno di noi per meglio servire il suo popolo. Io stesso ho avuto la grazia di consacrarti due anni or sono in questa cattedrale il giorno di San Lorenzo. La dignità episcopale non ti ha fatto cambiare abitudini, carissimo don Paolo, anzi ha dilatato il tuo cuore, portato per natura al servizio e all'aiuto del prossimo. Ti ha reso ancora più amico dei preti, delle famiglie, dei tanti giovani che ti avvicinano, e che tu accogli e con cui condividi i tempi di formazione (come tra gli Scout), di pellegrinaggio (come quest'estate alla GMG di Cracovia), dove con i soliti pantaloni alla “zuava” o, meglio, come dicevano i ragazzi, alla “Giulietti”, hai fatto incuriosire più di un vescovo anziano, lasciando comunque sempre un buon ricordo. Io stesso ti sono veramente grato per tutto l'aiuto che quotidianamente mi offri in molte attività pastorali, non ultima la visita quinquennale alla Diocesi, che richiede attenzione, discernimento e tanta fatica. Ma stasera, con me, è l'intera comunità perugino-pievese che ti ringrazia, che rende lode a Dio per il dono del tuo presbiterato: cuore di quella vita ministeriale, arricchita nel tuo caso dall'ordine episcopale, che ti rende sempre più dimentico di te e più attento verso il bene dei fratelli che il Signore ti ha affidato».

 

Mons. Giulietti richiama i fedeli a riflettere sull’«eccedenza della grazia di Dio nella vita di Maria».

Mons. Giulietti, nell’omelia, commentando il passo del Vangelo del miracolo alle nozze di Cana, ha parlato di «eccedenza» di Gesù nel primo del suoi segni, quello di trasformare l’acqua in vino. «Gesù esagera proprio – ha detto il presule –, perché non si limita a fornire il vino che manca, ma ne dà tanto da farci il bagno. La purificazione rituale era il bagno, il lavaggio che i giudei facevano e fanno ancora in tante circostanze. Gesù usa le anfore per il bagno e non solo eccede in quantità, ma anche in qualità perché il maestro di tavola rileva che la qualità di quel vino è proprio sprecata: ormai chi è alla festa di nozze non è più in condizioni di apprezzarlo, perché ha già bevuto troppo. Questa eccedenza, che contraddistingue il primo dei segni di Gesù, è una dimensione di questa Parola di Dio che oggi, sia la festa della Madonna delle Grazie sia il ricordo dei miei 25 anni di sacerdozio, ci pone dinanzi. Maria è la piana di grazia, che Dio ha riempito in maniera eccedente della sua benevolenza, alla quale la Vergine risponde come meglio non si può, mettendo tutta la sua vita a disposizione di questo progetto che Dio ha preparato, ma che affida alla sua libertà. Il mistero di quest’eccedenza si verifica in ogni storia di cristiano, di persona che è riempita di doni della grazia di Dio. Difronte a questa eccedenza della grazia sorprendente e immeritata viviamo il sentimento della gratitudine e quello della confusione. Della gratitudine perché c’è solo da dire grazie al Signore per i suoi tanti doni e manifestazioni di benevolenza perché legate alla sua misericordia. Di confusione perché noi non siamo capaci di rispondere alla grandezza di questa misericordia con la stessa prontezza e la stessa disponibilità della Vergine Maria. Per cui, come probabilmente è accaduto a Cana, un po’ di vino in eccedenza va sempre sprecato. Quanta grazia di Dio spesso e volentieri sprechiamo nella nostra vita? Ricordare i 25 anni di ordinazione sacerdotale significa vivere la gratitudine, ma anche la richiesta di perdono al Signore e a tutti quelli di questa grazia erano in attesa e che da questa grazia per il ritardo, le inadempienze e i limiti non sono stati raggiunti».

Mons. Giulietti si è soffermato ancora sulla figura di Maria nel dire: «Dio vuole che la salvezza entri nel mondo attraverso una donna, così come ha desiderato che la carne di Cristo fosse per noi il sacramento della salvezza. Maria è il perfetto canale della grazia di Dio e noi la veneriamo nella nostra cattedrale come Madonna delle Grazie, perché rimane per noi il canale attraverso il quale domandare al Signore la sua vicinanza e il suo amore e perché Dio vuole che noi abbiamo bisogno degli altri. Non esiste un’immediatezza del rapporto con il Signore, ma sempre dalla carne di Cristo alla carne dei fratelli. Dio vuole avere bisogno di qualcuno che si metta al suo servizio perché la sua Parola, la sua grazia, la sua amicizia, la sua benevolenza raggiungano i fratelli così da salvarli. Anche l’essere prete e vescovo si inserisce in questa dimensione del mistero della salvezza, che ci conferma nell’andare avanti, nel continuare ad essere disponibili a questa grazia di Dio».

 

«Al cuore della nostra Chiesa ci sia sempre Maria».

«La Vergine Maria – ha concluso mons. Giulietti – la troviamo nel cuore della Chiesa e non potrebbe essere altrimenti. E noi devoti della Madonna delle Grazie chiediamo che al cuore della nostra Chiesa ci sia sempre Maria, aiutandoci ad accogliere con la sua stessa disponibilità e prontezza e doni di Dio, mettendoci senza paura a disposizione del suo disegno di salvezza per l’umanità».

Le celebrazioni in onore della Madonna delle Grazie, apertesi in San Lorenzo nel pomeriggio della vigilia (11 settembre) con la cerimonia della ricostituzione della quattrocentesca “Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello”, attraverso il rito della “vestizione” dei confratelli, si sono concluse con la riposizione della reliquia del Sant’Anello nel forziere che la custodisce al di sopra dell’altare dell’omonima cappella, la cui ostensione si è tenuta dal pomeriggio di domenica 11 al pomeriggio di lunedì 12 settembre. 




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