Domenica
4 settembre l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo,
ha nuovamente portato la vicinanza sua personale e dell’intera
Diocesi ai terremotati della zona di Norcia. Questa volta il Presule
si è recato in Val Castoriana, a Campi di Norcia per la precisione.
Ha celebrato la Messa all’aperto, in uno slargo dinanzi alla
bellissima chiesa di S. Salvatore, inagibile come del resto la grande
maggioranza di quelle che fanno capo all’Abbazia di S. Eutizio. Le
molte persone presenti hanno manifestato al Vescovo la grande paura
che si è riacutizzata con le scosse della notte tra venerdì e
sabato, ma anche la loro tenacia e la voglia di non arrendersi e non
abbandonare il territorio. Con mons. Boccardo ha concelebrato il
parroco dell’Abbazia don Luciano Avenati che, dopo una decina di
notti trascorse nell’automobile, dorme ora in una tenda. Lo
splendido complesso abbaziale, infatti, è stato dichiarato
inagibile: la chiesa è seriamente compromessa e il campanile è a
rischio crollo. Don Avenati a nome di tutti i fedeli si è così
rivolto al Vescovo: «Grazie per la sua frequente e premurosa
vicinanza fin dalle prime scosse. La gente in questo momento faticoso
e doloroso sente vicino il proprio Pastore». Nell’omelia mons.
Boccardo ha detto che spesso «la vita ci propone sentieri di
montagna, duri e faticosi, come può essere il terremoto che ha
sconvolto le nostre vite. Ma Gesù ci precede in questo sentiero, ci
apre la strada, è con noi, non ci lascia soli. È vero – ha
proseguito – in questa vallata non abbiamo più chiese agibili
(come del resto a Norcia, ndr), ma la vita cristiana prosegue perché
il Signore abita nelle nostre vite prima ancora che nei muri di un
edificio. Madonna della Croce venerata qui a Campi – ha detto al
termine – prenditi cura dei tuoi figli terremotati e per ottieni le
benedizioni di tuo figlio Gesù». Al termine della Messa mons.
Boccardo ha pranzato nello spazio polivalente della pro-loco con le
persone che dalla notte della prima scossa vivono lì (una trentina)
o perché la casa è inagibile, o perchè la paura ha avuto la
meglio.
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