Un
nuovo report con raccomandazioni e soluzioni possibili per
prevenire il traffico di bambini e adulti a scopo di sfruttamento
sessuale, lavorativo o per l’espianto di organi, durante o dopo i
conflitti. È la pubblicazione, resa nota il 28 luglio, realizzata
dalle Caritas di dieci Paesi di Europa e Mediterraneo: Albania,
Armenia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Francia, Kosovo, Libano,
Romania, Turchia e Ucraina, che hanno a che fare, nei rispettivi
Paesi, con situazioni a rischio. In Albania e Libano, ad esempio, si
sono resi conto che il personale impegnato nell’accoglienza dei
migranti e richiedenti asilo non ha le competenze necessarie a
comprendere quali sono le situazioni e le persone a rischio. Caritas
Albania ha quindi organizzato 7 laboratori per 205 rappresentanti dei
servizi sociali, educativi, delle forze dell’ordine e giudiziarie.
In Libano la formazione è stata rivolta ai poliziotti in contatto
con i migranti in arrivo. In Turchia la Caritas ha messo in evidenza
il problema dei matrimoni precoci e del lavoro minorile. Ha
collaborato con le scuole frequentate dai bambini siriani rifugiati e
formato gli insegnanti per aiutarli ad identificare le situazioni a
rischio. In Armenia il problema maggiore è lo sfruttamento
lavorativo. Qui la Caritas porta avanti diversi programmi di
microcredito rivolti a migranti e rifugiati, per permettere loro di
mantenersi da soli e non ricorrere ai trafficanti.
“Con
questo lavoro vogliamo fornire maggiori conoscenze e offrire metodi
per intervenire concretamente nelle situazioni – spiega Geneviève
Colas, di Secours Catholique-Caritas Francia, coordinatrice del
rapporto -, soprattutto nei confronti dei bambini e degli adulti a
rischio sfruttamento durante un conflitto e a lungo termine”.
Il report contiene una
serie di raccomandazioni rivolte ai governi nazionali, alle Nazioni
Unite, all’Ue e ai donatori internazionali per “migliorare la
prevenzione, identificazione, la legislazione e la protezione delle
vittime”.
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