“Che
cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della
democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti,
filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre
di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere
e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?”. Sono questi gli
interrogativi posti nel suo intervento da Papa Francesco, il 6 maggio 2016,
dopo aver ritirato il Premio Internazionale Carlo Magno. Interrogativi –
spiegano il direttore generale della Fondazione Migrantes mons. Gian Carlo
Perego e il direttore di Caritas Italiana, mons. Francesco Soddu presentando
la 25ma edizione del “Rapporto Immigrazione” - “duri e impegnativi che
comunicano tutta la complessità del momento storico che stiamo vivendo, alla
luce anche della ‘nuovissima era delle migrazioni’ caratterizzata da persone
che ‘bussano alle porte dell’Europa’ in cerca non più e non solo di un lavoro,
ma di protezione, perché in fuga da guerre, da disastri ambientali, da un mondo
e un territorio in cui la vita è messa a rischio”.
Oltre
ai direttori dei due organismi sono intervenuti: S.E. Mons. Nunzio
Galantino (Segretario Generale Conferenza Episcopale Italiana), il dott. Oliviero
Forti (Ufficio Immigrazione Caritas Italiana), la prof.ssa Elena
Besozzi (Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi,
Università Cattolica Sacro Cuore di Milano), il prof. Enzo Pace (Docente
di Sociologia della religione, Università di Padova),S.E. Mons. Guerino di Tora (Presidente
Fondazione Migrantes).
Per
le Istituzioni ci sono stati gli interventi dell'on. Piero Fassino (Presidente
ANCI), della dott.ssa Rosa De Pasquale, delegata dell’on. Stefania
Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e la Ricerca, del dott. Paolo
Masini, delegato dell’on. Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle
Attività culturali e del turismo.
Ha
coordinato i lavori il dott. Marco Tarquinio, Direttore di
"Avvenire".
In
un quarto di secolo il Rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes ha raccolto
studi puntuali sul tema migratorio, partendo dai dati ufficiali e affiancando,
negli ultimi anni, la metodologia prettamente statistica a quella qualitativa,
dando spazio alla voce dei territori diocesani e regionali e mettendo al centro
le persone con i loro volti e le loro storie. Hanno infatti portato la loro
testimonianza dal territoriodon Gianni De Robertis (Direttore regionale
Migrantes Puglia) e don Giovanni Perini (Delegato regionale Caritas
Piemonte - Valle d’Aosta). Proprio guardando a questi volti e ascoltando queste
voci, “tra sofferenza e condivisione, sfruttamento e tutela”, è stato costruito
il XXV Rapporto, evidenziando che oggi non possiamo dimenticare gli oltre 5
milioni di persone di cittadinanza non italiana che strutturalmente vivono in
Italia, da più o meno anni, mentre si affronta il recente fenomeno dei
richiedenti asilo e rifugiati, sicuramente cresciuto a livello numerico in
questo momento e con maggiore urgenza di risoluzione in un quadro di mobilità
europea e nazionale.
Lo
stesso slogan “cultura dell’incontro” di questa edizione è scelto “in una
prospettiva che guarda lontano oltre la interculturalità – termine oggi di cui
si è fatto più abuso che uso – e finanche oltre il più recente termine di
transculturalità, nella certezza che solo ponendo al centro della riflessione
l’uomo, non come individuo singolo, ma in dialogo con l’altro, sia possibile
creare la società civile del domani, quella che è in grado di ‘integrare,
dialogare e generare’.
Se
dai volti e dalle storie quotidiane emerge la parola incontro, i numeri
parlano di stabilità anche se in alcune regioni ci sono i primi
segnali di un calo del numero di presenze. Sono infatti sostanzialmente stabili
i numeri dei cittadini stranieri residenti nel nostro Paese, pari a 5 milioni
circa (+1,9%) nel 2015. La tanto temuta “invasione” che qualcuno paventava con
gli sbarchi dello scorso anno, non ha praticamente prodotto effetti sulla
composizione del panorama migratorio nazionale. Molti di coloro che sono giunti
via mare hanno lasciato il nostro paese mentre una parte residuale ha chiesto
l’asilo. Sono altri i paesi in Europa che nel corso del 2015 hanno visto
crescere sensibilmente la popolazione straniera tra cui Germania e Gran
Bretagna.
Anche
le loro caratteristiche confermano un modello di inserimento che privilegia il
Nord Italia rispetto al Sud, che vede un mercato del lavoro ancora fortemente
segmentato ed una presenza storica soprattutto di Romeni, Albanesi, Marocchini,
Cinesi ed Ucraini.
L’assenza
di vie regolari per l’ingresso in Italia ha di fatto congelato il nostro Paese
su numeri che vedono una incidenza degli stranieri sulla popolazione totale di
poco superiore all’8% e con caratteristiche che sono assimilabili al recente
passato eccezion fatta per la cittadinanza le cui acquisizioni sono in forte
aumento +29% (129.887).
Dunque,
voglia di stabilità che si scontra con gli innumerevoli ostacoli che si
frappongono nel percorso di integrazione: sono ancora molto sovra rappresentati
gli stranieri nelle statistiche sulla dispersione scolastica, per quanto
riguarda i reati, per ciò che riguarda le loro condizioni di lavoro e il
trattamento salariale.
Ma
nonostante le tante difficoltà con il contributo di tutti è possibile
promuovere una seria politica di costruzione di una società integrata e
armoniosa, che è nelle mani di tutti noi.
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