Fervono i preparativi
presso la Canonica di San Giovanni del Prugneto (Pg) per l’arrivo
del cardinale Gualtiero Bassetti nella serata del 4 giugno, dove
dallo scorso autunno la Caritas diocesana ospita un folto gruppo di
giovani profughi pakistani, ai quali, per l’occasione, si uniranno
quelli della Siria, Gambia, Ghana, Nigeria e Senegal per un totale di
62 persone, tutte accolte dalla stessa Caritas in alcune strutture
ecclesiali e private del territorio perugino.
«La presenza del
cardinale è molto attesa dai nostri giovani ospiti – commenta
l’assistente sociale Stella Cerasa, responsabile Caritas del
progetto di accoglienza dei profughi e richiedenti asilo
dell’Archidiocesi –, soprattutto per i ragazzi pakistani che
hanno conosciuto il nostro arcivescovo al loro arrivo, lo scorso
autunno, e poi l’hanno rincontrato al pranzo di Natale e in altre
occasioni. Attualmente i profughi accolti dalla nostra Caritas sono
impegnati nell’apprendimento della lingua italiana e, durante
l’anno scolastico, alcuni di loro hanno avuto degli scambi
culturali con diverse classi di scuole superiori di Perugia. Hanno
testimoniato, attraverso le loro esperienze, quasi sempre molto
tragiche, che “il profugo non è un pericolo, ma è in pericolo”,
come ha ricordato di recente papa Francesco e come ci mostrano quasi
ogni giorno i telegiornali nei servizi sugli sbarchi. I volti dei
sopravvissuti all’attraversata del Mediterraneo e dell’Egeo sono
di persone impaurite e segnate dalla sofferenza».
Il
cardinale Bassetti ha voluto inserire questo significativo
appuntamento all’interno della Visita
pastoraleche
sta svolgendo alle comunità parrocchiali della Seconda Zona
dell’Archidiocesi, dove a tutt’oggi sono sorte tre case di
accoglienza: “L’Oasi Engaddi”, “Il Pozzo di Giacobbe” e “La
Locanda del Don” (attiva tra pochi giorni). Gli operatori Caritas,
che in quest’ultimo periodo stanno seguendo i giovani ospiti
nell’iter amministrativo per l’ottenimento dei loro documenti,
colgono l’occasione per ringraziare le parrocchie di questa Zona
pastorale per l’accoglienza dimostrata ai profughi, per la continua
vicinanza dei loro sacerdoti alle attività del progetto e per aver
messo a disposizione dello stesso importanti spazi parrocchiali.
«Cenerò con i nostri
ospiti e sarà un momento molto bello, perché ogni incontro, ogni
scambio è sempre un arricchimento reciproco – commenta il
cardinale –. L’accoglienza è nel DNA del nostro popolo, perché
essendo l’Italia una delle nazioni d’Europa che si affaccia quasi
interamente sul Mediterraneo, abbiamo la caratteristica della gente
che abita le coste, sempre disposta ad accogliere ciò che il mare
offre, soprattutto quando si tratta di intere famiglie, uomini,
bambini, donne in attesa di dare alla luce la propria creatura e non
poche volte questo avviene sui barconi in condizioni disumane».
«Il
flusso migratorio è un problema complesso, nuovamente in aumento in
queste ultime settimane – riflette il presule –, ma se si
continua a pensare di risolverlo con l’innalzamento di “dighe”,
la storia insegna che anch’esse potrebbero essere travolte a causa
di ingiustizie sociali perpetrate nel corso dei secoli, su cui
l’Occidente ha anche la propria responsabilità. Per questo è
importante per la mia comunità diocesana non solo aver messo a
disposizione degli spazi, ma avere delle persone che condividono
quotidianamente la vita di quanti vengono accolti».
«Non è né umano, né
cristiano – conclude il cardinale – opporvi rifiuti a coloro che
nei propri Paesi sono perseguitati, vittime di violenze e di guerre e
ridotti alla fame».
|