Il fenomeno della
tratta di esseri umani ha una rilevanza globale, e si articola sia all’interno
che attraverso i confini nazionali. Si tratta del terzo business illecito più
redditizio, dopo il traffico di droga e di armi. Tocca direttamente almeno 35,8
milioni di persone (attuale stima del numero di persone in condizione di
schiavitù). Il 70% sono donne e bambini e quasi la metà si concentra tra
l’India e la Cina.
Il Dossier pubblicato da Caritas Italiana dal
titolo “Tratta di esseri umani. Disumana e globale... e l’emergenza
terremoto aggrava il fenomeno” concentra l’attenzione, con dati e
testimonianze, sul modo in cui il fenomeno della tratta si sviluppa proprio in
corrispondenza di un evento che scuote l’intera società, come nel caso del
terremoto che un anno fa ha devastato il Nepal. «Papa Francesco –
sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – ci ha
esortato a “incidere sui meccanismi che generano ingiustizia” e ad “operare
contro ogni struttura di peccato”, “educando singoli e gruppi a stili di
vita consapevoli, così che tutti si sentano davvero responsabili di tutti”.
E noi sappiamo – ha aggiunto don Soddu - che le enormi disuguaglianze
che caratterizzano l’umanità e i meccanismi che le generano sono anche alla
radice di questo fenomeno della tratta. Ecco perché sollecitiamo politiche
nazionali e internazionali di contrasto e prevenzione, così come scelte
individuali consapevoli delle responsabilità che i nostri stili di vita hanno
anche verso le persone vittime di tratta».
In Nepal i dati, già prima del sisma, erano allarmanti: 20-25
mila ragazzine e bambine impiegate nei lavori domestici, 7-8 mila
donne e bambine trafficate localmente per lo sfruttamento sessuale, 10-15
mila donne e bambine nepalesi trafficate in India.
Dopo il terremoto la situazione della tratta è stata
aggravata dalla perdita delle attività di sostentamento e dallo sgretolamento
dei meccanismi di protezione sociale.
L’ultima parte del Rapporto si concentra invece sugli interventi
realizzati da Caritas Italiana - in quasi tutti i distretti colpiti dal
terremoto, con un’attenzione particolare alle popolazioni più isolate e alle
caste più emarginate - grazie alle tante persone che hanno contribuito alla
colletta in favore della popolazione del Nepal. Complessivamente Caritas
Italiana ha impegnato circa 5,7 milioni di euro sostenendo 19 progetti di
diverse realtà prevalentemente legate alla Chiesa nepalese quali Caritas
Nepal e altre realtà della rete Caritas internazionale, alcune congregazioni
religiose presenti nel Paese da anni e operanti a più livelli, alcune ONG
italiane con esperienza nel Paese, realtà della società civile nepalese. Gli
ambiti principali da un punto di vista delle risorse impegnate sono la
ricostruzione (54%) e la riattivazione delle attività produttive (19%). Caritas
Italiana ha sostenuto Caritas Nepal sin dai primi momenti dell’emergenza, la
quale ha operato in 15 distretti tra i più colpiti dalla catastrofe fornendo
ripari temporanei a oltre 41.000 famiglie, fogli di lamiera a 12.400 famiglie,
kit igienico-sanitari e viveri non alimentari a 22.000 famiglie, kit per la
rimozione delle macerie a 2.700 gruppi (13.600 famiglie circa). Caritas Nepal,
complessivamente, ha raggiunto e portato aiuti a più di 70.000 famiglie, pari a
circa 350.000 persone. Sul fronte della ricostruzione il programma triennale di
Caritas Nepal è l’intervento più importante sostenuto da Caritas Italiana. Si
tratta di un piano con un ampio spettro di interventi in quattro distretti tra
i più colpiti dal terremoto. I principali ambiti di intervento sono quattro: ricostruzione,
con 4.400 famiglie beneficiarie;
acqua e igiene,
con 4.670 famiglie beneficiarie; ripristino delle attività produttive
e riduzione dei rischi legati ai disastri naturali , con 4.670 famiglie beneficiarie;
supporto psicosociale e protezione a beneficio di 500 persone.
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