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News Delegazione Regionale Caritas
02/04/2007 15:14


IN QUASI LA META? DELLE PROVINCE ITALIANE CI SONO MIGLIORI CONDIZIONI D?INTEGRAZIONE PER GLI IMMIGRATI. A SPIEGARE I MOTIVI E? MONS. VITTORIO NOZZA, DIRETTORE DELLA CARITAS ITALIANA INTERVISTATO DA NOTIZIE CARITAS



Nell'ambito del Convegno "Immigrazione: integrazione e diritti civili", svoltosi a Perugia lo scorso fine settimana, abbiamo posto alcune domande al direttore della Caritas italiana, mons. Vincenzo Nozza.

Dal V rapporto del Cnel sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia emerge che, dal 2000 ad oggi, le regioni del Nord offrono le migliori condizioni per gli immigrati. A cosa è dovuta questa differenza tra le aree settentrionali e quelle centro-meridionali?

«Innanzitutto una maggior possibilità di rispondere a quelle che sono le esigenze strutturali della vita di una persona, cioè l'opportunità di un posto di lavoro e, nello stesso tempo, magari, più opportunità da un punto di vista di inserimento abitativo e culturale sociale. Questi vantaggi, però, vanno di pari passo con una serie di difficoltà che comunque gli immigrati trovano nei territori del Nord; cosa invece minore nelle zone del Centro e del Sud in termini di maggior relazione, di maggior capacità di accoglienza e comprensione e di mino opportunità da un punto di vista lavorativo e abitativo».

Quasi la metà delle Province italiane (48 su 103) ?mostra di possedere le condizioni potenziali per un'integrazione degli immigrati ?altamente soddisfacente??. Ma quali sono queste condizioni potenziali?

«Dato che l'immigrato è una persona, se ?regge? la centralità della persona, il piccolo centro che solitamente manifesta maggior ricchezza di relazioni, di solidarietà, di attenzioni e di conoscenza, diventa il contesto più opportuno in cui la persona, incominciando ad arricchirsi delle relazioni con le relazioni altrui, trova meno difficoltà. Se tutto questo poi è accompagnato da quelle opportunità primarie, quali possono essere il lavoro e la casa, logicamente questo mette nelle condizioni migliori la persona che viene da lontano di trovarsi, gradualmente, in una condizione di possibile futuro».

Nei piccoli centri l'inserimento è migliore. Perché?

«Io penso che un po' tutto il fenomeno migratorio abbia bisogno di un'azione di governo, di cura, di accompagnamento, sia in termini di tutta una serie di azioni politiche che tendano a creare rapporti di collaborazione tra gli Stati di provenienza e gli Stati di arrivo, sia la lotta alla criminalità che con facilità in questo cammino, dalla propria terra alla terra del futuro, queste persone vengono fortemente sfruttate da chi in pratica ha altro interesse che non il futuro delle persone, sia in termini di governo del migrare in quanto che non tanto solo una questione italiana ma è soprattutto una questione europea. Dato questo, il grosso investimento su cui purtroppo non si vede molto è soprattutto quel lavoro di contare, di poggiare, in termini di integrazione, su quella popolazione immigrata che già da alcuni anni trova il suo radicamento nel nostro territorio. Sono già tanto gli immigrati, che avendo casa, avendo lavoro, avendo i componenti della propria famiglia che frequentano le scuole o altri contesti, che sono nella condizione di poter essere protagonisti di questa integrazione. Dovremmo, quindi, investire molto, non soltanto su di noi, ma anche e soprattutto su di loro come figure portanti di questa integrazione, quindi valorizzandoli e facendo sì che la loro presenza attutisca anche il forte disagio che altri nuovi immigrati, arrivando sui nostri territori, possono incontrare».


Francesco Locatelli


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